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“Avevo paura della paura”: la storia di Margherita che ha superato gli attacchi di panico

Almeno una volta nella vita può capitare di soffrire di attacchi di panico. Margherita ci ha raccontato la sua storia, di come quest’evento abbia influenzato tutta la sua vita e di come sia riuscita ad affrontare la paura grazie alla terapia EMDR. Quali sono le cause e cosa fare quando arrivano lo abbiamo chiesto alla psicologa Eleonora Iacobelli.
Intervista a Dott.ssa Eleonora Iacobelli
Psicologa, psicoterapeuta e presidente dell’EURODAP (Associazione Europea per il disturbo da attacchi di panico)
A cura di Francesca Parlato
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"Ero in macchina con una mia amica, non ricordo dove stavamo andando, le stavo raccontando i miei progetti lavorativi, quello che avrei fatto nei mesi successivi, e all'improvviso ho iniziato ad avere difficoltà a respirare e un fortissimo dolore al petto. Una sensazione spaventosa. Mi sentivo fuori da me, mi chiedevo cosa mi stesse succedendo, sentivo che la mente era fuori dal mio corpo ma che non ero in grado di gestirlo. È stato inaspettato e terrificante". L'attacco di panico arriva così all'improvviso, senza avvisare. In una situazione di tranquillità come quella in cui si trovava Margherita (nome di fantasia). "Se fossi stata meno giovane avrei pensato di avere un infarto in corso – continua – Ma era evidente che si trattava di qualcosa di psicologico. Avevo già sentito parlare di attacchi di panico ma non mi era mai capitato di soffrirne". Difficoltà a respirare, senso di oppressione, tachicardia, sudorazione, sono i sintomi più comuni degli attacchi di panico. Compaiono in un'escalation che provoca una paura e un'ansia crescente in chi lo sta subendo. "Un attacco di panico è un momento di ansia acuta, caratterizzato da specifiche manifestazioni sintomatiche" ha spiegato a Fanpage.it la dottoressa Eleonora Iacobelli, psicologa, psicoterapeuta e presidente dell’EURODAP (Associazione Europea per il disturbo da attacchi di panico). Oltre ai sintomi già citati in alcuni casi si possono presentare anche una sensazione di ottundimento a livello cerebrale e uno sbandamento della vista. "A volte avviene anche un vero e proprio fenomeno dissociativo: la persona che ha un attacco si sente fuori dal proprio corpo, si vede dall'esterno, oppure sente il distacco dalla realtà".

L'ansia anticipatoria

Chi ha avuto almeno una volta nella vita un attacco di panico sa bene cosa è l'ansia anticipatoria. Dopo il primo attacco il timore che possa arrivarne un altro, di essere di nuovo travolti quest'ondata di emozioni negative è grande. "Ho iniziato ad avere paure di rimettermi alla guida, ero terrorizzata dal fatto che potesse ricapitarmi. Avevo paura della pauraracconta Margherita – E ovviamente questo ha comportato dei grandissimi cambiamenti nella mia vita: non guidando più dovevo essere accompagnata sempre da qualcuno. Ma soprattutto non mi sentivo più sicura, ero spaventata e in balia degli eventi". L'ansia anticipatoria rende le persone che ne soffrono estremamente vulnerabili, e può diventare anche invalidante. "Le persone tendono a evitare luoghi o situazioni che la prima volta hanno scatenato l'attacco. Ma in realtà non è detto che dopo un attacco ne arrivi un altro" spiega la psicologa. Una soluzione che sul momento può sollevare la vittima del panico, ma che nel lungo periodo può portare invece altri problemi. "L'evitamento provoca un abbassamento dell'autostima e aumenta le probabilità di un ritorno degli attacchi di panico. Per questo è sempre consigliabile affrontare delle situazioni, consapevoli del rischio, anziché evitarle".

Cosa fare se arriva un attacco di panico

"In quel momento ero in balia della situazione, la mia amica era spaventata quanto me. Io non ero in grado di contenere quest'angoscia. È durato soltanto tre minuti, ma mi sono sembrati un'eternità". Gestire un attacco di panico, soprattutto per chi non l'ha mai avuto, non è cosa da poco. "Bisogna evitare di entrare in un pensiero ossessivo del tipo "Sto morendo", "Cosa mi sta succedendo". – spiega la psicologa – Dobbiamo aiutarci con la respirazione profonda, diaframmatica. Durante un attacco di panico è scientificamente provato che c'è un aumento di anidride carbonica nel nostro cervello che a sua volta aumenta il livello di adrenalina responsabile di quella sensazione di pericolo incombente". Per questo la respirazione diventa essenziale anche a livello fisiologico. "Respirando profondamente riusciremo anche a eliminare l'anidride carbonica in eccesso". E poi è necessario distogliere la mente dal panico. "Sembrerà banale ma distrarsi aiuta. Per esempio un buon metodo è iniziare a contare possibilmente aiutandosi con le dita. In questo modo occuperemo entrambi gli emisferi cerebrali (semplificando possiamo dire che il destro è quello sensoriale che si attiva con il tatto, mentre il sinistro, quello cognitivo, si attiva con l'atto del contare). Quest'azione apparentemente così semplice si rivela un ottimo palliativo perché ci ci impedisce a livello pratico di andare dietro al pensiero ossessivo che non fa altro che alimentare l'ansia". Evitiamo sigarette, tè, caffè e ginseng. "Si tratta di sostanze eccitanti che provocano un aumento del battito cardiaco e hanno l'effetto opposto. Anche la sigaretta che pensiamo sia in grado di rilassarci, ha invece un effetto eccitante". Cerchiamo invece di trovare un luogo tranquillo, comodo, sediamoci con il torace ben aperto per favorire la respirazione e aspettiamo che passi. "Un attacco può durare dai 40 secondi ai 30 minuti. Quando è lungo ha un picco molto intenso per poi iniziare a scendere. Ma dobbiamo ricordarci sempre che per quanto terrorizzante possa essere di attacchi di panico non si muore".

Le cause di un attacco di panico

Le cause degli attacchi di panico non sempre sono facilmente identificabili, sono estremamente variabili e dipendono dal vissuto delle persone. "In alcuni – spiega la psicologa – è preceduto anche da momenti di forte tensione o stress. Le persone tendono a sottovalutarli ma poi arrivano a presentarci il conto manifestandosi in questa modalità così forte". In alcuni casi invece un evento particolarmente traumatico può essere la causa principale. "Mi viene in mente una paziente che era a bordo della Concordia al momento del naufragio. Nei mesi successivi ha sviluppato degli attacchi di panico che la coglievano ogni volta che era in fila alla cassa del supermercato. La fila in questo caso è il trigger, la scintilla, l'attivatore che nella mente riaccende il ricordo della coda in attesa di salire sulle scialuppe di salvataggio". Nel caso di Margherita il trigger è stato il ricordo di un evento accaduto quando era bambina. "L'ho scoperto durante la terapia EMDR: un giorno i miei genitori hanno dimenticato di venirmi a prendere a scuola. Si tratta di qualcosa che può capitare a tutti, niente di particolarmente traumatizzante, ma che ovviamente da bambina mi ha fatto provare una sensazione di profondissima solitudine e di abbandono. E mentre parlavo in auto con la mia amica, dei miei progetti futuri, mi è risalita quella stessa sensazione di solitudine e di abbandono che ha scatenato l'attacco di panico".

Quando ricorrere a una terapia

Un attacco di panico può capitare a tutti una volta nella vita. Ultimamente anche il cantante Fedez ha raccontato di averne avuto uno il giorno dopo la sua esibizione a Sanremo. "In questo periodo ad esempio, dopo un anno di Coronavirus, la sintomatologia legata all'ansia è aumentata moltissimo. – spiega la psicologa Iacobelli – La sensazione di oppressione, di non avere via d'uscita, certezze del futuro o prospettive può portarci a soffrire di attacchi di panico". L'attacco deve comunque aprire una riflessione, spingerci a ragionare su cosa può averlo causato. "Se ci rendiamo conto che non si tratta di un evento sporadico è meglio rivolgersi subito a uno psicoterapeuta per evitare che si cronicizzi". Nel caso di Margherita non c'erano stati altri attacchi di panico, ma uno solo era bastato a renderle la vita complicata. "Non prendevo più la macchina, vivevo costantemente nella paura che arrivasse di nuovo, non mi sentivo al sicuro. Dopo sei mesi passati in balia della paura, una mia amica mi ha consigliato di seguire una terapia e mi ha parlato dell'EMDR". Nonostante le resistenze iniziali e la convinzione di poter risolvere questo problema da sola, Margherita decide di farsi aiutare. "Con la psicologa abbiamo lavorato proprio su quel ricordo per far sì che non fosse più associato a così tanto dolore. La mia vita non solo è tornata come prima ma è addirittura migliorata. Dopo aver capito la natura dell'attacco, quale era il trauma che ha risvegliato, ho continuato la terapia, ho sistemato dei ricordi di cui neanche sapevo. Li ho decodificati, tradotti e rimessi a posto. E poi sono diventata più consapevole, so di avere delle risorse interne a disposizione. Oggi non ho più paura che possano tornare"

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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