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Arrivano gli anelli di fidanzamento da uomo: perché non possiamo essere noi donne a fare la proposta?

Il brand Tiffany&Co. lancia il primo anello da uomo con un diamante incastonato al centro, la versione maschile del tanto sospirato solitario. Nonostante le donne abbiano raggiunto – almeno formalmente – la parità in moltissimi ambiti, lo stereotipo del principe azzurro è duro a morire. Ma in una relazione le decisioni si prendono in due: perché dobbiamo aspettare, anziché prendere noi l’iniziativa?
A cura di Beatrice Manca
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Tiffany&Co.
Tiffany&Co.

L'anello, le candele, la musica romantica e la fatidica domanda: "Mi vuoi sposare?". Se chiudiamo gli occhi e immaginiamo una proposta di matrimonio, sicuramente avedremo lui in in ginocchio e lei colta di sorpresa, felice (speriamo) ed emozionata. Ma proviamo a rifletterci meglio: perché nel 2021 dovrebbe essere l'uomo a inginocchiarsi e porre la fatidica domanda? Perché, in una relazione eterosessuale, non può essere la donna a chiedere al proprio fidanzato di passare il resto della vita insieme? Chi volesse farlo ora ha anche l'anello perfetto a disposizione: il celebre marchio Tiffany&Co. ha infatti lanciato una linea di anelli da uomo con un diamante solitario, praticamente il primo anello di fidanzamento da uomo.

L'anello di fidanzamento da uomo di Tiffany&Co.

L'anello di fidanzamento di Tiffany&Co. è uno dei più famosi al mondo: fino a oggi però il sospirato solitario era solo in versione femminile. Adattandosi al nuovo spirito dei tempi, il brand newyorkese di gioielli ha presentato" "The Charles Tiffany Setting", il suo primo anello di fidanzamento da uomo. Il gioiello prende il nome dal fondatore Charles Lewis Tiffany e sarà disponibile da maggio 2021. La forma è molto diversa da una fede e ricorda gli chevalier, ma arricchiti da un diamante incastonato al centro, di taglio brillante o taglio smeraldo fino a 5 carati. "Gli uomini di tutto il mondo potranno celebrare e onorare il loro amore con l’impareggiabile bellezza e maestria artigianale di un diamante Tiffany", si legge in un comunicato stampa del brand: il gioiello quindi è pensato per le coppie gay, sì, ma chi vieta a una donna di fare la fatidica domanda?

L'anello Charles di Tiffany&Co.
L'anello Charles di Tiffany&Co.

Da dove nasce l'usanza della proposta in ginocchio

La tradizione vuole che sia l'uomo a chiedere la mano della propria sposa: un'usanza che nasce in tempi antichissimi, quando una donna di fatto passava dall'essere "proprietà" del padre al futuro marito. L'usanza di inginocchiarsi nasce invece in epoca medioevale, come segno di rispetto dei cavalieri verso le proprie dame. In quasi tutte le culture del mondo è l'uomo a porre la domanda, magari accompagnandola con un anello: la pietra preziosa serve a suggellare l'impegno preso, ma anche a mostrare più o meno velatamente la capacità di poter provvedere al futuro sostentamento della famiglia. Ci sono ovviamente le dovute eccezioni: la regina Vittoria (a cui dobbiamo anche l'usanza dell'abito bianco) per esempio chiese la mano al principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha. Per fare un esempio più recente, Bella Thorne ha regalato un anello al fidanzato Benji, ma in realtà la proposta di matrimonio "tradizionale" era arrivata qualche giorno prima da lui.

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Perché non possono essere le donne a fare la proposta?

Per quanto profondamente radicata, si tratta di una semplice convenzione e come tale può benissimo essere rovesciata: non esiste nessun motivo logico per cui una donna, se vuole sposarsi, debba aspettare che sia il suo compagno a prendere l'iniziativa. Anche se abbiamo raggiunto la parità in moltissimi ambiti, almeno formalmente, quando si tratta delle aspettative legate al genere le cose si complicano. La maggior parte delle storie con cui siamo cresciute – dalle fiabe alle commedie romantiche – ci ha insegnato a dare a quel gesto un'enorme importanza, come se fosse la conferma di una vita, la prova provata dei sentimenti dell'altra persona e addirittura del nostro valore. Lo stereotipo del principe azzurro che ci "trova", che ci sceglie e che ci salva è ancora duro a morire. Ma in una relazione sana e funzionante le decisioni si prendono in due, e nessuno ha più importanza dell'altro: abbiamo combattuto per il diritto di tenere il nostro cognome e di darlo ai figli, perché non dovremmo volere il diritto di essere noi a porre la fatidica domanda?

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