Puntuale come le zanzare, con l'inizio dell'estate si ripropone l'ennesima, fastidiosa, vergognosa e retorica polemica sul diritto delle donne grasse di indossare o meno shorts e canotte. A quanto pare c'è tutta una cerchia di magre o normopeso che proprio non riesce a gestire la vista della cellulite di coloro che invece non se ne fanno un problema esistenziale e si preoccupano di più di non svenire dal caldo o sciogliersi dentro ad un paio di pantaloni lunghi che di non urtare le povere slim fit.
Accade dunque che nel 2016 siamo ancora qui a creare limiti mentali alle donne, alle troppo grasse per indossare gli shorts, alle troppo basse per uscire con una gonna lunga, alle troppo tettone per optare per una canottiera scollata. Per un verso o per un altro siamo troppo e la cosa peggiore è che a farne una lotta siano proprio… le donne! Continui autogol di genere che alimentano insicurezza anche dove non dovrebbe esserci. E così una cellulitica che di suo non avrebbe vergogna a camminare con un paio di pantaloncini che mettono in mostra la sua abbondanza ormonale inizia a dubitare e quasi quasi si copre perché effettivamente bisogna avere gusto e capire che non è che perché i negozi vendono la 46 di quella minigonna allora vuol dire che te la puoi comprare e, non sia mai, andarci addirittura in giro.
L'avete già sentita questa frase vero? In alcuni casi siete state voi a dirla, in altri ve la siete sentita dire. E cosa avete provato in quel momento? Davvero trovate giusto che una persona non perfetta debba adeguare il proprio abbigliamento per aderire ai canoni di bellezza altrui? Quei canoni che cambiano ciclicamente e che quindi non hanno il valore eterno che può avere la sicurezza in sé stessi. Come diceva Oscar Wilde infatti "La moda è una forma di bruttezza così intollerabile che siamo costretti a cambiarla ogni sei mesi".
Tutte e tutti noi ci facciamo paranoie estetiche, chi si sente basso, chi alto, chi peloso, chi glabro, chi prosperosa, chi tavola da surf, siamo uniti dall'ansia dell'apparire che ci può anche stare se dettata da un nostro personale interesse di essere, ad esempio, più in forma. Ora il motivo di per sé che ci spinge a voler perfezionare il nostro corpo poco importa, ciò che conta è che sia il frutto di un nostro desiderio e non di un giudizio di una che magari vive di acqua e insalata per entrare in una 38 e nel frattempo si perde il gusto della vita. Se ti danno fastidio i grassoni, è un problema tuo ed è anche grave, pensaci.
Ben venga lo sdoganamento della panza, della ritenzione idrica, delle maniglie dell'amore, dei crateri sulle chiappe e sulle cosce. Più ne vediamo, meglio è. Perché questa è la realtà, non quella delle modelle morte di fame photoshoppate che hanno anche il coraggio di postare selfie con un piatto di pasta che probabilmente è l'unico che si concedono in un mese. Invece di chiedere ad una donna non perfetta di coprirsi, domandiamoci perché riteniamo giusto il nostro giudizio, domandiamoci se nell'additare chi ha coraggio di essere sé stesso forse non stiamo ammettendo che gli insicuri siamo noi. Solo a quel punto potremo andare a fare shopping.