La cerimonia di insediamento del nuovo governo Usa a guida Joe Biden è alle porte. Nonostante le restrizioni dovute al Covid non consentano di replicare il bagno di folla a cui siamo abituati (la cerimonia che incoronò Trump ospitò più di 20mila persone), l’intenzione di cambiare il passo e discostarsi dal presidente uscente appare già chiaro e piuttosto netto. La brutalità degli attacchi di Capitol Hill, la politica violenta di Donald Trump sembra destinata, almeno ufficialmente, a tramontare. Impossibile dimenticare la marea che ha investito l’intero Paese dopo la morte di George Floyd, quando migliaia di afroamericani si sono riversati nelle strade al grido di Black Lives Matter. E proprio su questo tema, durante gli attacchi dei suprematisti bianchi e dei sostenitori di Trump al cuore della democrazia Usa, Capitol Hill, Biden è stato chiaro in un tweet: "se quest’attacco fosse stato opera dei neri americani, la polizia non avrebbe fatto selfie e non avrebbe risparmiato l’uso delle armi".
Amanda Gorman, il volto di un Paese che ritrova sé stesso
È necessario ricordare gli ultimi fotogrammi del Governo Trump per capire il grande passo che l’inaugurazione di oggi segna nella politica americana. Il volto di questo cambiamento ha un nome ben preciso: Amanda Gorman. È una poetessa e attivista afroamericana di 23 anni, che oggi salirà sul palco di Washington per leggere una sua composizione poetica, creata per l’occasione. Secondo il New York Times è stata la first lady Jill Biden a volerla come protagonista della giornata. Già da queste due righe appare chiaro il motivo per cui la sua presenza sia dirompente.
Negli ultimi anni siamo stati abituati a un presidente che ha giustificato la violenza della polizia nei confronti degli afroamericani, ha relegato le donne a mero contorno e ha beffeggiato in diretta televisiva la disabilità di un cronista. Quest’ultimo fatto merita di essere sottolineato proprio alla luce del fatto che Amanda Gorman è affetta da una disabilità che colpisce il linguaggio, non permettendole di pronunciare alcuni suoni nella maniera corretta. Una donna, afroamericana, disabile che sale sul palco poco prima che il nuovo presidente degli Stati Uniti pronunci il suo giuramento. Amanda Gorman rappresenta tutto ciò che Trump, durante il suo governo, ha tentato di annichilire, di sbeffeggiare, di tenere in un angolo.
La poesia e l'attivismo contro un potere brutale
"Abbiamo visto una forza che frantumerebbe la nostra nazione piuttosto che condividerla, / distruggerebbe il nostro paese se ciò significasse ritardare la democrazia. / E questo sforzo è quasi riuscito. / Ma mentre la democrazia può essere periodicamente ritardata, / non può mai essere sconfitta in modo permanente ". Questo è l’estratto della poesia, The Hill We Climb, che oggi Amanda Gorman leggerà sul palco. Proprio lei ha raccontato ai cronisti americani che gli organizzatori le hanno chiesto espressamente di comporre qualcosa che racchiudesse il senso di unità, lasciando da parte qualunque polemica e condanna nei confronti del Presidente uscente.
Gorman non è solo una poetessa, ha fatto dell’attivismo una spetto preponderante della sua esistenza. Anche in occasione degli scontri di Charlottesville, quando i suprematisti bianchi sfilarono lungo le vie della cittadina della Virginia, Amanda Gorman prese posizione con i suoi versi. In cerimonie come queste, dove ci sono gli occhi del mondo intero puntati, la forma diventa sostanza. E avere invitato una poetessa nera, attivista e disabile significa più di ogni altra cosa che l’era di Trump è arrivata al capolinea.
Non solo per la naturale fine di una legislatura, ma perché gli Stati Uniti a guida Joe Biden hanno la precisa intenzione di scostarsi da quello che il trumpismo ha rappresentato. Lo avevamo già chiaro con la presenza di Kamala Harris come vicepresidente, ma ora lo è ancor di più con la scelta di Amanda Gorman, che diventa così il volto di un’America inclusiva, che sa guardare al futuro anche attraverso la capacità e lo sguardo di donne coraggiose.