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Torna la didattica online: come sostenere i bambini durante le lezioni virtuali

In moltissime zone d’Italia le scuole, anche primarie, sono di nuovo chiuse a causa del Covid e i bambini tornano a fare lezione su tablet e computer dalle loro stanzette o dalla cucina di casa. Cosa possono fare i genitori per supportarli in questo percorso lo spiega la psicologa dello sviluppo Melania Oliviero.
Intervista a Dott.ssa Melania Oliviero
Psicologa e cofondatrice del Gruppo di Lavoro Nazionale di Psicologia Scolastica
A cura di Francesca Parlato
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Si ritorna a studiare nelle cucine, nei saloni dove internet prende meglio e nelle stanzette piene di peluche, Barbie e costruzioni. Si ritorna in classe tra le quattro mura di casa. Mentre la mamma fa le riunioni su Zoom, papà parla al cellulare e la docente si inventa metodi per tenere alta l'attenzione di 20 bambini connessi in contemporanea nell'aula virtuale. Non è la scuola che conosciamo, non è la scuola che preferiamo e non è neanche accessibile a tutti (non si può dimenticare il fatto che ci sono famiglie che non si possono permettere dispositivi elettronici in grado di supportare le lezioni) e al di là di ogni polemica sulla necessità di chiudere le scuole durante l'emergenza Covid, la DAD, la famigerata Didattica a Distanza, che ha da poco cambiato nome e si chiama DDI, ovvero Didattica Digitale Integrata è la realtà con cui oggi migliaia di famiglie si trovano a fare i conti. A essere più in difficoltà sono sicuramente i più piccoli e i loro genitori perché mentre uno studente di 15 anni sa maneggiare tablet e computer sicuramente meglio di un adulto, per un bambino di 6 anni che fino allo scorso anno frequentava la scuola dell'infanzia, vedere l'insegnante e i propri compagni attraverso uno schermo, caricare compiti sulla piattaforma online, alzare la mano tramite un pulsante, potrebbe rivelarsi piuttosto complicato. Come si devono sostenere allora i bambini durante le loro ore di lezione online? "Con la Didattica Digitale Integrata, il genitore tende a essere più protagonista, si sente in dovere di partecipare alla vita scolastica del figlio, di sostenerlo in ogni sua mossa – ha spiegato a Fanpage.it la psicologa dello sviluppo Melania Oliviero, insegnante e cofondatrice del Gruppo di Lavoro Nazionale di Psicologia Scolastica – In realtà invece anche se le modalità didattiche sono cambiate, il bambino deve comunque andare verso una sempre maggior autonomia e non è necessario che sia seguito passo passo dal genitore".

L'importanza del setting

Che sia la stanzetta, il salone o la cucina il setting, l'ambiente e anche il modo in cui ci si presenta in classe è importantissimo: "I bambini dovranno prepararsi come se dovessero uscire per andare a scuola. Basta un tavolo dove appoggiare il computer o il tablet, può essere quello della cucina o la scrivania, e questo servirà a far sì che il bambino vestito, con i suoi auricolari, si senta in classe e si approcci nel modo giusto alla scuola, anche se online". È importante anche cercare di non disturbare il bambino durante la lezione: "Chiudiamo le porte, evitiamo di fare rumori, se ci sono fratellini o sorelline facciamo in modo che non interferiscano con la lezione. I genitori devono scomparire, anche se sono in casa, il bambino deve interpellarli soltanto se ha problemi di connessione, per tutti gli altri problemi deve imparare a rivolgersi all'insegnante, esattamente come farebbe se fosse a scuola".

A casa o in aula: la scuola è uno spazio di autonomia

Anche se si trova alla scrivania della sua stanzetta o nella cucina e i genitori sono proprio dietro la porta, il bambino deve imparare a rendersi sempre più autonomo. "In classe d'altro canto si è da soli. Il bambino deve arrivare piano piano all'autonomia. Per questo motivo, a mio parere non serve la figura del genitore accanto mentre si fa lezione. Il bambino può e sa come cavarsela da solo, e anzi deve essere motivato, qualora incontri qualche difficoltà, a chiedere agli insegnanti, che sono formati e preparati per questo". Se dovesse avere qualche problema nell'utilizzo della piattaforma può rivolgere i suoi dubbi direttamente al docente: "I tasti, che noi chiamiamo smile, sono molto intuitivi e facili da usare e l'insegnante sa spiegare al bambino come orientarsi all'interno della piattaforma". Anche per i compiti vale lo stesso concetto di indipendenza: "Il bambino potrà avere delle difficoltà forse a scaricare le prime volte i compiti e il materiale. Ma anche se sbaglia è meglio lasciarlo fare da solo: facciamo in modo che si renda conto da solo, che capisca quando è il caso di chiedere aiuto. Non dimentichiamo che la scuola non ha come obiettivo riempire la testa del bambino di nozioni, ma sviluppare un pensiero critico. È dall'errore che nasce la possibilità di imparare qualcosa". 

L'intervallo online

Ciò che è davvero difficile da sostituire è il rapporto con i compagni di classe. In aula a causa del Covid le condizioni non sono comunque delle migliori. Non si possono prestare penne, quaderni, non ci si può scambiare un biglietto o avvicinarsi agli altri banchi neanche durante la ricreazione. E online è ancora più complicato. "Oggi l'insegnante, d'accordo con le famiglie, ritaglia degli spazi soltanto per la classe. Un intervallo virtuale dove i bambini sono liberi di raccontarsi cosa hanno fatto, di mandarsi disegni. Uno spazio pensato proprio per stimolare la creazione di un gruppo classe". Una ricreazione fuori dagli schemi, con i volti dei compagni di classe ingabbiati in riquadri di pochi centimetri, ma utile a non innescare nei bambini un meccanismo di demotivazione nei confronti della scuola e per salvaguardarli dal senso dell'isolamento causato dalla pandemia.

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