Tom Ford cambia le regole della moda: ogni stilista potrà sfilare dove e quando vuole
La Settimana della Moda si trasforma: lo stilista Tom Ford, presidente del Council of Fashion Designers of America, ha annunciato che la New York Fashion Week d'ora in poi si chiamerà "Il calendario delle collezioni americane" e includerà tutti i designer statunitensi che decideranno di presentare le proprie collezioni al di fuori del calendario consueto, sia in senso geografico (quindi in altri Paesi) che in senso temporale (quindi in altri momenti dell'anno). Tutte le sfilate o le presentazioni delle collezioni verranno raccolte sulla piattaforma Runway360, indipendentemente dal luogo o dalla data di presentazione: un modo per lasciare la massima libertà ai brand di seguire la strategia che ritengono più adatta in questo momento di crisi dovuto al Covid e alla recessione economica. Il rovescio della medaglia, però, è che la Settimana della Moda come oggi la conosciamo – tutti gli eventi concentrati in pochi giorni nella stessa città – negli anni potrebbe finire per disgregarsi in mille show digitali.
Le motivazioni della svolta di Tom Ford
Questa scelta cerca di arginare la diaspora di designer statunitensi che da anni sfilano sulle passerelle europee: lo scopo è quello di tutelare le esigenze delle imprese statunitensi e garantire comunque visibilità. Il Fashion Council, ricorda il presidente Tom Ford in una lettera, è infatti soprattutto quello di promuovere la moda americana sia a livello nazionale che all'estero, garantendo la massima visibilità possibile. "Sebbene il CFDA continuerà a incoraggiare i designer americani a sfilare a New York durante la settimana della moda di New York – si legge nel comunicato del Council of Fashion Designers of America – riconosciamo la necessità per alcuni di ampliare la loro visibilità globale. Negli ultimi anni, molti dei nostri membri hanno scelto di esibirsi in Europa, Asia e altri mercati chiave e in molti casi fuori calendario".
Le conseguenze del Covid sulla New York Fashion Week
Il calendario di appuntamenti della prossima New York Fashion Week infatti è già ridotto all'osso: le sfilate sono concentrate in quattro giorni, dal 14 al 17 febbraio e come già è successo per la settimana Haute Couture di Parigi si tratta di un'edizione esclusivamente digitale. Già diversi stilisti hanno annunciato di voler presentare le loro collezioni in un altro momento: tra questi ci sono nomi del calibro di Michael Kors, Ralph Lauren, Marc Jacobs e Tory Burch. Alcuni scelgono un mercato particolarmente importante, altri un momento speciale per il loro marchio, come l'apertura di un nuovo negozio o un anniversario particolare. Inoltre la pandemia ha acuito le difficoltà del settore moda, causando ritardi nella catena di approvigionamento e ingenti perdite. “Questa stagione sarà una grande sfida per tutti noi, mentre il mondo è alle prese con una pandemia sempre più devastante e con una recessione economica – si legge nella lettera – Noi del CFDA siamo qui per supportare in ogni modo possibile". Da qui nasce l'esigenza di flessibilità, aiutata anche dalle sfilate digitali che possono essere seguite in tempo reale da un capo all'altro del globo. Il rischio però è che la Fashion Week così come oggi la conosciamo perda completamente la sua ragione di esistere e finisca per frammentarsi in mille eventi separati: il Covid segnerà la fine delle sfilate così come oggi le conosciamo?