Supplied by, ad, adv: cosa significano gli hastag usati dagli influencer della moda
I social hanno ormai invaso ogni aspetto della nostra vita quotidiana, rendendo praticamente impossibile passare più di qualche ora lontani da post, notifiche e foto. Ad aver subito maggiori trasformazioni grazie all'avvento di queste nuove piattaforme di comunicazione sono stati il mondo della pubblicità e del marketing, dove sono nati nuovi modi per fare promozione e soprattutto per arrivare in poco tempo a un numero elevatissimo di potenziali clienti. Secondo una ricerca Eurostar aggiornata al dicembre 2017, quasi la metà delle aziende europee utilizza almeno un social network, un blog o un sito di content-sharing, così da avere un rapporto diretto con il pubblico. È proprio in questo contesto che si sono inseriti gli influencer, le star del web considerate ormai al pari delle celebrities. In molti, però, hanno ancora le idee confuse sull'argomento e, vedendoli sempre in giro per il mondo tra vacanze di lusso ed eventi mondani, si chiedono quale sia realmente il loro lavoro, visto che, a giudicare dalle apparenze, permette loro di guadagnare cifre da capogiro semplicemente con qualche foto. A soddisfare le curiosità degli utenti ci ha provato la Camera Nazionale della Moda Italiana, che ha diffuso un documento con le linee guida e le regole interpretative per influencer.
Chi sono gli influencer e cosa li differenzia dalle star
Qual è la definizione di influencer? Ci ha pensato l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria a darla, dichiarando che sono:
Soggetti che hanno la capacità di in influenzare i consumatori nella scelta di un prodotto o nel giudizio su un brand. Si tratta di soggetti che hanno acquisito particolare prestigio e autorevolezza per l’esperienza e la conoscenza maturata in un certo ambito o settore, come ad esempio noti blogger che hanno online un largo seguito di pubblico.
Insomma, gli influencer non sarebbero altro che degli "strumenti" utilizzati dagli esperti di marketing che, sfruttando la loro popolarità, riescono a fare pubblicità in modo immediato a un determinato prodotto, senza aspettare il lancio di campagne, shooting fotografici e quant'altro. Nonostante siano molto popolari, non hanno nulla a che fare con le celebrities, che nascono come personaggi noti nel mondo dello spettacolo o dello sport e che poi, in un secondo momento, possono anche trasformarsi in influencer. Una volta raggiunto il successo, però, gli influencer possono essere considerati delle star vere e proprie.
Qual è il segreto del successo degli influencer
Gli influencer sono il fenomeno del momento, tanto che sono moltissimi quelli che sognano di guadagnare cifre da capogiro semplicemente scattandosi qualche foto nel corso della giornata. La verità, però, è ben diversa e dietro quei semplici scatti si nascondono contratti, collaborazioni e strategie di marketing ben precise. È chiaro dunque che, al di là dei post privati condivisi nel corso delle giornate, quando si parla di sponsor gli influencer non hanno così tanta libertà. Anche se a qualcuno potrà sembrare assurdo, il motivo per cui hanno così tanto successo è molto semplice: fondono promozione e attività della vita quotidiana, rendendo il prodotto sponsorizzato più "appetibile" agli occhi del pubblico poiché dimostrano che lo si può utilizzare tranquillamente con regolarità nelle proprie giornate.
Il significato degli hashtag usati dagli influencer
Secondo la Federal Trade Commission statunitense, la confusione tra sfera personale e professionale rappresenterebbe un potenziale pericolo, il motivo? Metterebbe a rischio i diritti del consumatore nelle diverse giurisdizioni. È proprio per questo che le autorità nazionali hanno emanato delle linee guida che gli influencer sono invitati a rispettare nelle loro attività promozionali, a meno che non vogliano andare incontro a pesanti sanzioni. Le star dei social devono indicare con dei particolari hashtag quando sono stati pagati dalla società che ha voluto sponsorizzare un determinato prodotto sul loro profilo e quando, invece, hanno fatto tutto di loro spontanea volontà.Quando una foto o un post è frutto di un accordo commerciale che sottintende un pagamento, dunque è stata realizzata per volontà del brand, si dovrà aggiungere #ad, #adv, #advertising. Diverso è il caso di #SuppliedBy, hashtag usato quando un prodotto è stato fornito dal marchio in questione per avere visibilità ma che non sottintende alcun contratto o compenso. Un esempio? Quando Chiara Ferragni ha organizzato la festa a Gardaland, tutto era “supplied by” e, anche se la fashion influencer non è mai diventata testimonial del noto parco divertimenti, con quella sigla ha voluto intendere che non ha pagato nulla, le è stato tutto offerto in cambio di visibilità.
Le linee guida per influencer proposte dalla Camera Nazionale della Moda Italiana
A dispetto di quanto si potrebbe pensare, gli influencer non dovrebbero limitarsi a sponsorizzare un prodotto come meglio credono, secondo le linee guida proposte dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, farebbero bene ad attuare quattro buone pratiche. Innanzitutto, il brand potrebbe imporre delle precise norme di comportamento con tanto di obblighi per far sì che la star dei social indossi il prodotto e posizioni gli hashtag nel mondo giusto. Cnmi consiglia anche di stipulare un contratto con l’influencer o l’agenzia che ne gestisce l’immagine, così da rendere vincolante quella collaborazione. Come se non bastasse, si dovrebbe specificare con maggiore chiarezza in quali circostanze sono necessari l'hashtag, se all'influencer, ad esempio, è stata pagata solo la partecipazione a un evento, il trasporto e l'alloggio, potrebbe non essere necessario l'hashtag. Infine, bisognerebbe tenere conto del fatto che nel mondo della moda le pubbliche relazioni sono fondamentali, dunque, quando si tratta di un regalo fatto dal brand alla celebrity, lo si dovrebbe specificare con una nuova sigla come ad esempio ‘Thank you (nome del brand) for the gift of the (nome del prodotto)". Insomma, è chiaro che il mondo degli influencer è molto più complesso di quanto sembra, è arrivato il momento di regolarizzarlo con delle leggi specifiche?