Sindrome della domenica pomeriggio: cosa è quella malinconia che ci assale alla fine del weekend
Quando arriva la domenica pomeriggio, lo stato d'animo cambia. La curva dell'umore inizia un'inesorabile discesa, soprattutto in questi giorni di autunno, quando fa buio presto e le giornate sembrano volare. Arrivano l'angoscia, la nostalgia, la tristezza e a volte anche l'ansia. Una sensazione che abbiamo sperimentato tutti almeno una volta nella vita. D'altra parte ne "Il sabato del villaggio", Giacomo Leopardi – due secoli fa – scriveva: "(…) Questo di sette è il più gradito giorno, / pien di speme e di gioia: /diman tristezza e noia / recheran l'ore, ed al travaglio usato / ciascuno in suo pensier farà ritorno". Tristezza e noia caratterizzano la domenica anche per Leopardi perché il giorno dopo la festa è quello durante il quale si inizia già a pensare al lavoro o, come diciamo oggi, alla routine.
La sindrome della domenica: tra angoscia e ansia
Non si tratta di una sindrome riconosciuta da qualche manuale diagnostico, ma è uno stato d'animo comune nel tempo e nello spazio alle persone. Da Leopardi agli Stati Uniti, dove prende il nome di Sunday blues. "Chi la vive racconta di provare malinconia, nostalgia, una forma di tristezza, e anche ansia. – ha spiegato a Fanpage.it la psicologa e psicoterapeuta Alessia Romanazzi – Alcune persone raccontano che è un po' come prepararsi alla fine di qualcosa di bello, come la fine delle vacanze ad esempio o della festa del sabato come scrive Leopardi". Fare i conti con la fine di qualcosa, dal weekend alle ferie, può essere per alcuni particolarmente faticoso. "Gestire la fine di un momento di libertà, in cui si può stare senza orologio, in cui si dà spazio soltanto ai propri bisogni e non ai doveri può essere difficile". A questo stato d'animo di angoscia si aggiunge anche l'ansia di quello che ci attende il giorno dopo. "Mentre la nostalgia e la malinconia guardano al passato, l'ansia guarda al futuro. Chi prova ansia la domenica si proietta nei giorni che verranno, intravede il lunedì e soprattutto il momento del dover essere. Pensa che avrà meno spazio per sé stesso. Dobbiamo immaginare l'ansia come due frecce puntate in direzioni opposte: da un lato verso i bisogni, dall'altra verso i doveri. E ci si sente così la domenica sera quando si inizia a immaginare la settimana che verrà".
L'ansia del lunedì
Il weekend è la versione light del Capodanno. Ci si vuole divertire, riposare, staccare con la mente. Si ripongono delle aspettative anche in un semplice fine settimana. "Quando carichiamo qualcosa di aspettative non ci rendiamo conto che lo carichiamo anche di doveri. ‘Devo divertirmi', ‘Devo essere spensierato' ed è per questo che così facendo perdiamo qualcosa. Quando le aspettative diventano troppo strette e rischiamo di disattenderle". E se non lo carichiamo di aspettative piacevoli, puntiamo tutto sullo sbrigare le faccende che di solito non riusciamo a fare durante la settimana: pulizie, bucato, spesa. "Ci sono persone che non sanno stare senza far niente e fanno fatica a godersi i momenti liberi, così caricano di impegni anche il weekend, fanno in modo da essere oberati di impegni. In questi casi l'angoscia arriva quando si è liberi e padroni del proprio tempo".
Come liberarsi dall'angoscia della domenica
Quando l'ansia e l'angoscia sembrano prendere il sopravvento secondo la dottoressa vale la pena fermarsi ad ascoltarsi e ragionare su quello che si sta provando. "Con i pazienti lavoro spesso su questo aspetto: cerco di ragionare con loro sui motivi che procurano ansia. Chiedo loro di pensare se davvero ci sono dei motivi per cui sentirsi in questo modo, se davvero ci sono riunioni e incombenze così insopportabili. Cerchiamo di capire quanto l'ansia abbia una base reale e poi ci immaginiamo come sarà effettivamente il lunedì. Cosa ci aspetta, davvero sarà così difficile ritagliarsi uno spazio per i propri bisogni durante la settimana? Davvero ci saranno solo doveri ad attenderci?". Navigando su internet si legge che uno dei modi per superare l'angoscia della domenica è cercare di anticiparsi il lavoro al venerdì, non fissarsi scadenze per l'inizio della settimana. Ma è davvero un metodo efficace? "Io credo che dobbiamo liberarci dal concetto ‘Prima il dovere e poi il piacere'. La vera sfida è dare tempo e spazio alle cose piacevoli anche se non siamo riusciti a fare tutto quello che dovevamo entro il venerdì. Non sempre è possibile assecondare il principio secondo cui un momento libero va meritato dopo aver compiuto un dovere. Pianificare può certamente avere senso se ci aiuta a stare meglio ma dobbiamo cercare di far convivere il più possibile dovere e piacere. Siamo abituati a ragionare per compartimenti stagni mentre sarebbe auspicabile far convivere queste due dimensioni in maniera più equilibrata e armoniosa". E per chi invece è assalito dalla nostalgia anche in questo caso il consiglio è provare ad ascoltarsi di più. "Cerchiamo di assecondare questo stato d'animo, di capire cosa è che pensiamo di poter fare o non poter più fare. Magari ci sono delle cose che ci sembrano irrealizzabili e che invece non lo sono. Dobbiamo provare ad essere più realisti e cercare di ascoltarci un po' di più".