Si può essere felici in pandemia? Il Coronavirus ci costringe a trasformare il concetto di felicità
"Quando siete felici, fateci caso" è il suggerimento (oltre che il titolo di un suo saggio) dello scrittore statunitense Kurt Vonnegut. E mai come oggi, che si celebra in tutto il mondo la giornata della felicità, dobbiamo provare a fare nostro questo auspicio. Ma si può essere felici anche in questo periodo di solitudine e emergenza sanitaria? "Oggi possiamo imparare a essere felici per quello che abbiamo – ha dichiarato Laura Campanello, filosofa, consulente pedagogica, life coach e autrice di numerosi saggi a Fanpage.it – la vera felicità è venuta alla luce. Ci stiamo rendendo conto che sono proprio le cose che diamo per scontate a fare della nostra vita, una vita bella. Abbiamo sempre l'idea che la felicità sia qualcosa che deve arrivare, qualcosa che ha a che fare con eventi straordinari. Invece proprio oggi ci stiamo rendendo conto che la felicità, spesso e volentieri, l'abbiamo in casa e l'abbiamo sotto mano: essere in salute, essere vivi o avere vivi i propri cari. Ed è quella capacità di vedere nell'ordinario lo straordinario".
La felicità delle piccole cose
Essere felici per la salute propria e quella dei propri cari, una bella giornata di sole, in questi giorni stiamo tutti ricalibrando il nostro concetto di felicità. "È come se questo momento avesse rimesso in ordine, e in un ordine molto diverso rispetto a quello che avevamo fino a tre settimane fa, ciò che è prioritario e ciò che fa di una vita, una vita felice". Molto spesso però chi parla di felicità nelle piccole cose viene accusato di essere retorico. "Di solito chi parla di apprezzare le piccole cose della vita è già stato colpito da qualcosa di grave che gli ha permesso di rendersi conto che le piccole cose sono davvero quelle da cui ripartire. Fortunatamente esistono anche delle grandi felicità, quelle che irrompono nella vita e sono davvero qualcosa di straordinario, la soddisfazione dei propri sogni e dei propri desideri. Ma in questo momento riscoprire le relazioni familiari, riconoscersi fortunati per avere una casa di un certo tipo, magari con un giardino, ci fa capire che non sono elementi da sottovalutare. Non sono frutto di una retorica".
La felicità è un concetto relativo
Uscire di casa per fare la spesa, portare il cane a fare due passi sono diventate di colpo delle attività eccitanti a dimostrazione che anche la felicità è un concetto assolutamente relativo. "Nel momento in cui cambia la cornice e la quotidianità, cambia anche il nostro concetto di libertà e di possibilità. E fare la spesa diventa un'attività estremamente gradevole che apprezziamo come mai avremmo pensato. Man mano che il nostro orizzonte di possibilità si riduce man mano prendono pesi e dimensioni diverse questo tipo di attività".
Pensare al futuro
E quando l'angoscia si fa più pesante e difficile da affrontare, sono in tanti a consigliare di provare a pensare al futuro. Un viaggio, un obiettivo da raggiungere in un futuro che si spera il più vicino possibile. "Pensare al futuro può essere utilissimo, e lo dico come praticante di filosofia, è che si faccia esperienza di questo momento. Dobbiamo tornare a desiderare un futuro abitabile, piacevole, in qualche modo simile a quello di prima, ma saremo più felici se da questa esperienza abbiamo imparato qualcosa. Un futuro che possa portare con sé, ciò che c'era prima ma anche ciò che stiamo apprendendo riguardo alla vita e alla felicità".
L'importanza della leggerezza
Angoscia, sensazione di sprofondare, sono dei sentimenti che possono rendere davvero pesanti le nostre giornate. "Dobbiamo provare a essere leggeri. Anzi penso sia necessario, altrimenti rischiamo di rimanere davvero schiacciati dal peso dell'angoscia e dalla sensazione di impotenza. Però come ci insegna Calvino: leggerezza non vuol dire superficialità, ma imparare a sollevarsi e poi ‘planare sulle cose dall'alto, senza avere macigni sul cuore‘". Focalizzarci su quello che davvero conta e provare ad accantonare anche solo per un attimo l'angoscia e la paura: "Leggerezza vuol dire riuscirsi a guardare dal di fuori e ridefinire le proprie mappe esistenziali, i propri valori, le cose che contano. E anche se nella mappa ci sono sia la malattia che l'angoscia, dobbiamo far sì che questa non sia l'unica dimensione o l'unica figura che permea tutta la nostra mappa esistenziale. Altrimenti anche immaginare il futuro diventa impossibile.
Tre consigli per ritrovare la serenità
Restituire alle piccole cose il valore che meritano, imparare ad essere leggeri, ragionare sul nostro futuro. Oltre a fare tesoro di questi suggerimenti possiamo provare a mettere in pratica anche altri tre consigli per affrontare quello che sta succedendo intorno a noi: "Il primo è non guardare più di un telegiornale al giorno. Le informazioni in questo momento vanno a nutrire la nostra angoscia e non le nostre capacità e competenze. Il secondo riguarda il corpo: dedichiamoci al corpo, ricordando che noi non abbiamo un corpo, ma siamo un corpo. E quindi nel momento in cui lo dimentichiamo anche la nostra felicità tende a diminuire: dedichiamoci al movimento, prendiamo un po' di sole alla finestra o in giardino. E il terzo: dedichiamoci a delle buone letture, che ci rianimino e che ci restituiscano quella leggerezza e quella felicità che andiamo cercando e che non dobbiamo dimenticarci. Perché non solo tornerà, ma possiamo coltivarla e condividerla anche adesso.