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Sharenting, come è nato e quali sono i rischi dell’esporre i propri figli sui social

Lo “sharenting” è l’abitudine di genitori a condividere in rete foto e video dei figli fin dai loro primi attimi di vita. Si tratta di una mania diventata molto diffusa con l’avvento dei social che comporta però non pochi rischi sia per il bambino che per le mamme e i papà.
A cura di Valeria Paglionico
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Si chiama "sharenting" ed è l'abitudine particolarmente in voga nel mondo social che spinge alcuni genitori a condividere in rete foto e video dei figli fin dai loro primi attimi di vita, dall'ecografia ai primi passi. Nonostante si tratti di qualcosa di incredibilmente diffuso, comporta non pochi insidi e rischi. Non solo non si considera il fatto che i bambini, una volta cresciti, possano non gradire la loro precedente esposizione mediatica, ma si rischia anche di mettere a rischio il bambino, rendendo il confine tra vita pubblica e privata sempre più sfumato e offrendo a un pubblico sempre più vasto le proprie emozioni e i propri ricordi.

Come è nato lo sharenting

Il termine sharenting è nato dalla combinazione di due parole ben precise, "parenting" e "sharing", ovvero "genitorialità" e "condividere", e fa riferimento alla tendenza di alcuni genitori a condividere sui propri profili social in modo compulsivo tutto quello che riguarda i figli, dall'ecografia al post parto, fino ad arrivare alla prima poppata, ai compleanni o al debutto a scuola. Si tratta di un'abitudine tipica degli ultimi anni legata alle nuove modalità di comunicazione promosse dai social, in particolar modo Facebook e Instagram, dove è una pratica comune postare Stories e scatti tratti dalla propria quotidianità con i figli, convinti del fatto che quelle immagini dolci e tenere registreranno un vero e proprio boom di like. Spesso però si sottovalutano le possibili conseguenze negative, nessuna generazione di neonati e bambini ha avuto un'infanzia tanto sovraesposta come quella attuale.

I rischi dello sharenting

Sono molti i genitori che postano spesso foto e video dei loro figli senza preoccuparsi delle possibili conseguenze negative di questa abitudine sempre più diffusa. I rischi dello sharenting sono moltissimi, primo tra tutti la perdita della privacy, visto che si dà in pasto alla rete tutto ciò che riguarda la sfera intima, facilitando l'accesso alle proprie informazioni private ai malintenzionati. A causa di un eccesso di narcisismo, che spinge le mamme e i papà a mettere in vetrina la propria vita da genitori, si dimentica che si va incontro a frodi, fenomeni di cyberbullismo, molestie, intimidazioni online e adescamento di minori. Come se non bastasse, i contenuti che riguardano i bambini potrebbero essere utilizzati per scopi sessuali. Nella maggior parte dei casi, inoltre, i figli sono inconsapevoli della loro esposizione mediatica, una volta cresciuti potrebbero non essere d'accordo o addirittura sentirsi feriti e offesi per quanto pubblicato. Potrebbero esserci anche delle ripercussioni negative sulla vita dei genitori che, usando in modo spropositato i social, potrebbero sviluppare una dipendenza.

Come utilizzare i social nel modo giusto

Per evitare le conseguenze negative dello sharenting non è necessario dire drasticamente addio ai social, basta semplicemente imparare a usarli nel modo giusto. È innanzitutto necessario informarsi sulle politiche sulla privacy, così da condividere i contenuti solo con i propri amici e conoscenti e non con tutta la rete. Prima di aprire un account a un bambino bisogna conoscere i limiti di età, fino a quando non vengono raggiunti sarà il genitore il responsabile dei contenuti pubblicati in rete dal minori. Sarebbe opportuno non pubblicare foto di neonati e non divulgare contenuti, posizioni e informazioni che li riguardano, come ad esempio la pagella scolastica o il luogo in cui sarà nelle successive ore. La domanda che bisogna porsi prima di postare è: come potrebbe reagire mio figlio alla vista di questo post?

Il 92% dei bambini sotto i 2 anni è presente sui social

Lo sharenting è finito anche al centro dell'attenzione di alcuni studiosi come Paula Otero che ha pubblicato l'articolo “Sharenting… should children’s lives be disclosed on social media?". Secondo quest'ultima, il 92% dei bambini sotto i 2 anni è presente sui social network a sua insaputa e, come se non bastasse, l'età media in cui si debutta online è diminuita in modo drastico, raggiungendo i 12 anni. Una ricerca recente di Gaëlle Ouvrein dal titolo “Sharenting: Parental adoration or public humiliation? A focus group study on adolescents’ experiences with sharenting against the background of their own impression management” ha invece dimostrato che i genitori condizionano l'identità dei figli attraverso la pubblicazione di contenuti. La cosa, però non fa altro che causare frustrazione nei futuri adolescenti, che nella maggior parte dei casi non si ritrovano nell'immagine di loro che le mamme e i papà avevano creato attraverso quelle foto e quei video. È chiaro dunque che è necessario agire con un tantino di buon senso, prendendo le giuste precauzioni ed evitando un'eccessiva sovraesposizione dei bambini sulle piattaforme social.

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