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Sesso con amante, rimedio per salvare il matrimonio: consiglia la psicologa

La psicologa Vaillant analizza il fenomeno dell’infedeltà maschile nel suo nuovo libro. Le scappatelle fanno bene al matrimonio.
A cura di roberta
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È un  luogo comune considerare l’ipotesi secondo cui il matrimonio è saldo solo senza scappatelle extraconiugali. Niente di più sbagliato secondo la psicologa francese Maryse Vaillant. Nel suo libro edito da Albin Michel dal titolo "Les hommes, l’amour, la fidélité", osserva e studia proprio il fenomeno delle distrazioni del partner all’interno del matrimonio. L’infedeltà aiuta, l’amante è un toccasana per la coppia. Secondo la dottoressa non serve più criminalizzare il sesso maschile come donnaiolo e traditore, sembra addirittura che voglia concedere lunga vita al proprio matrimonio commettendo atti poco conformi all’idea di unione.

Innamorati? Senza alcun dubbio. Anche se il 39% dei mariti francesi ha scappatelle extraconiugali, questo non significa che vogliano minare il rapporto con la propria moglie. Secondo quanto riportato da Marysell Vaillant nel libro, «La maggior parte non è che tradisca perché non ama più la propria compagna, ma, anzi, è il contrario. Semplicemente, questi uomini hanno bisogno di spazio per respirare ed essendo in realtà monogami convinti, per loro l’infedeltà diventa quasi inevitabile. Una volta che le donne francesi accetteranno il fatto che il “patto di fedeltà non è naturale, bensì culturale” e che l’infedeltà è essenziale al “funzionamento psichico” di certi uomini che sono ancora molto innamorati, per loro sarà una conquista liberatoria».

Che la fedeltà non sia una prova d’amore, questo è indiscusso. Prove contrastanti e fornisce Sylvie Brunel. Quest’ultima è la prima ex moglie del ministro Besson, la prima che non ha accettato le mancanze di rispetto del marito e le ha raccontate al mondo nel suo libro “Manuel de la guérilla à l’usage des femmes”, edito da Grasset. Fatto sta che Vaillant rimarca la posizione dei pochi uomini rimasti ancora capaci di rimanere fedeli. Li addita coma “monogami patologici” i quali – come è possibile rinvenire nella nuova uscita editoriale – «hanno avuto un padre fisicamente o moralmente assente nella loro infanzia e che ne hanno totalmente idealizzato la funzione paterna. Così, mancano di flessibilità e sono prigionieri di un’immagine che non rispecchia la realtà».
 
Roberta Santoro

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