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Sempre più donne chiedono al chirurgo la “vagina di Barbie”. Colpa dei porno?

Negli ultimi tempi, è aumentato in modo esponenziale il numero di donne che si sottopone a labioplastica. L’obiettivo dell’intervento è quello di ringiovanire la vagina, in modo da renderla simile il più possibile a quella di Barbie.
A cura di V. P.
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Prendersi cura delle proprie parti intime è assolutamente necessario se si vuole essere in salute ma, negli ultimi tempi, si sta davvero esagerando. Già qualche tempo fa si è parlato di trattamenti per ringiovanire i propri genitali, così da renderli più elastici ed esteticamente più belli, oggi è arrivato a 100.000 il numero di donne che ogni anno si sottopone alla labioplastica, un intervento di chirurgia per eliminare i segni del tempo, correggere le asimmetrie e liberarsi della pelle in eccesso sulle piccole labbra.

Anche se nessuna ha evidenti disturbi fisici, tutte decidono di andare sotto i ferri solo per avere dei genitali uguali a quelli di Barbie. Il motivo è molto semplice: si vuole avere una vagina simile a quella di un'adolescente in prepubertà, cioè con le labbra interiori meno in vista possibile. Grazie a Internet, il porno è diventato sempre più accessibile e le immagini esplicite hanno stravolto l'immaginario intimo del sesso femminile, che viene spinto a omologarsi al canone estetico mostrato nei video.

"Le donne sono sempre più attente all’aspetto dei loro genitali. Prima di Internet non c’era tutta questa attenzione. Spesso la richiesta arriva dopo un suggerimento del partner, gli uomini sono sempre più aggiornati", ha spiegato il chirurgo plastico newyorkese Nolan Karp, intervistato dal DailyMail. Nella maggior parte dei casi, non si conoscono i rischi a cui si va incontro con delle operazioni di chirurgia plastica alla vagina. Quando si interviene su un tessuto tanto sensibile e delicato, è facilissimo andare incontro a infezioni e sanguinamenti, tutte cose che potrebbero essere evitate se non si volesse inseguire il mito dell'eterna giovinezza a tutti i costi. A questo punto, non resta che chiedersi se ci sarà mai fine al peggio.

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