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Scambiata per un’assistente a causa della pelle nera, l’imprenditrice si ribella così al razzismo

Sophie Williams ha 32 anni, ricopre un’importante posizione in una nota agenzia pubblicitaria britannica ma è stata spesso discriminata a causa del colore della sua pelle e dei suoi capelli afro. Spesso è stata scambiata per una semplice assistente, nessuno credeva al fatto che una donna di successo potesse essere nera.
A cura di Valeria Paglionico
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Sophie Williams è una donna di 32 anni, viene da Birmingham ma ha origini africane ed è per questo che ha la pelle scura e i capelli afro. Nonostante non abbia mai considerato la sua carnagione un problema, si è resa conto del fatto che crescere nel Regno Unito non è semplice per una persona non bianca. Per molti anni ha ricoperto il ruolo di Chief Operating Officer in una nota agenzia pubblicitaria britannica ma il più delle volte è stata scambiata per un'assistente, durante le riunioni, ad esempio, in molti le chiedevano di prepara il caffè e di prendere appunti piuttosto che considerarla una delle leader dell'azienda. Nel momento in cui il movimento Black Lives Matter nato dopo la morte di George Floyd è diventato virale, ha capito di non essere l'unica a vivere delle esperienze simili. Ha dunque deciso di fare qualcosa di materiale per documentare i fenomeni di razzismo e discriminazione che si è ritrovata ad affrontare.

Ha scritto un libro intitolato "Official Millennial Black", nel quale ha spiegato la frustrazione che una donna nera prova quando vede di essere l'unica del suo "genere" a ricoprire una posizione tanto elevata in un'importante azienda. "Ricordo di essere stata insultata e di essere stata presa a pugni in faccia da un bambino alle elementari. Mi prendevano in giro per i miei capelli, tanto che ho provato a fare le stirature più svariate e aggressive fino ai 20 anni", ha spiegato Sophie. Oggi ha imparato ad accettarsi, non si sente affatto diversa per le sue origini ma è consapevole del fatto che il razzismo è ancora una realtà tristemente troppo diffusa. La sua speranza è che i dipendenti bianchi comincino a combattere il prima linea le disuguaglianze, esortando le aziende a essere trasparenti in fatto di retribuzioni.

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