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Sana che sfida i pregiudizi con i suoi valori. L’inno alla forza delle donne di SKAM Italia 4

Sana è forte o forse ha dovuto imparare ad esserlo. La protagonista della quarta stagione di SKAM Italia, da poco sbarcata su Netflix, è l’esempio di chi ogni giorno deve imparare a fare i conti con i pregiudizi e le offese della gente. Tutt’altro che sottomessa, indossa con orgoglio il suo hijab, simbolo dei valori in cui crede. Ma sotto quel velo c’è anche molto altro.
A cura di Beatrice Barbato
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Un inno alla forza femminile, di chi combatte in difesa degli ideali in cui crede e che non si lascia piegare dalle opinioni della gente. La quarta stagione di SKAM Italia è proprio questo. Dopo aver raccontato la storia di Eva, Martino e di Eleonora, è la volta di Sana, ragazza italiana di fede musulmana che dovrà fare i conti per la prima volta con i sentimenti, l'amore, il desiderio di vivere la sua età e quei valori nei quali crede profondamente. Sembra un'assurda coincidenza, ma la stagione dedicata a lei arriva pochi giorni dopo le polemiche che hanno accompagnato l'arrivo di Silvia Romano in Italia, la cooperante milanese liberata dopo 18 mesi di prigionia in Africa e che ha deciso di convertirsi proprio alla religione islamica.

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Il riscatto di Sana

Ciò che stupisce è come una serie televisiva, pensata per i ragazzi, riesca a essere molto più avanti di qualsiasi altro commento spregevole e fuori luogo sia stato scritto in questi giorni sui social. Sana, interpretata dalla giovane e talentuosa Beatrice Bruschi, non porta in scena nessun cliché, merito anche del regista Ludovico Bessegato e della consulente alla sceneggiatura, Sumaya Abdel Qader, scrittrice e sociologa. Ma al contrario realizza un vero e proprio riscatto delle giovani musulmane. Sin dalla prima stagione, è stata proprio lei, denigrata da tutti per quel velo portato sul capo, a dimostrare indipendenza e apertura mentale e ora, negli episodi che raccontano la sua storia, si comprenderà molto di più quanto le sue scelte siano assolutamente libere e consapevoli. E nel mezzo, tra l'esigenza di spiegare agli altri come la sua non sia una sottomissione e la necessità di trovare un equilibrio tra quei valori e la sua vita da adolescente, ci sono i suoi sentimenti per il migliore amico del fratello, il giovane Malik.

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Le ragazze con l'hijab

Sana è prima di tutto una ragazza della sua età, alle prese con sentimenti, amicizie e primi dissapori e sotto quel velo c'è molto, molto di più. SKAM Italia fa questo: parla di diversità, che sia sessuale o religiosa, ma lo fa raccontando prima di tutto la normalità. Tutt'altro che una serie solo per ragazzi, offre anche ai genitori una chiave di lettura di quell'universo spesso incomprensibile nel quale vivono i loro figli. Le generazioni di oggi sono più mature di quanto molti possano pensare, si confrontano, si accettano, si danno forza a vicenda e la parola diverso non è contemplata nel loro vocabolario. Per cui apparirà del tutto normale vedere una giovane ragazza portare fiera quel velo il quale, tutt'altro che vissuto come imposizione, è una libera scelta, che sa di rispetto e consapevolezza di sé. Al giorno d'oggi, nei corridoi delle scuole di tutta Italia non è così raro vedere ragazze musulmane con indosso i loro hijab. Molti ancora fanno fatica a comprendere come una donna possa decidere di indossarlo liberamente e sentirsi allo stesso tempo femminile, ma così è e Sana ne è un esempio.

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La forza di Sana

Ogni volta che entra in una stanza Sana subisce gli sguardi di quanti non comprendono – né vogliono farlo – la sua religione. Come se fosse un velo a definirla e a dire chi è. Schietta, a volte persino troppo, onesta sempre, abbiamo iniziato a conoscerla davvero quando nella prima stagione non ha esitato a difendere la sua amica Eva da alcune offese. Proprio lei che con insulti e pregiudizi ci ha dovuto fare i conti. Che ha dovuto imparare a sentirsi bella per come è, anche se molti attorno a lei glielo hanno fatto dubitare. Che ama mettere i rossetti, truccare gli occhi e ha una scatola con i suoi hijab divisi per colore. E che, se è giunta l'ora della preghiera, riesce a isolarsi anche se al piano di sopra c'è una festa, iniziare il rito e posizionarsi nel punto esatto indicato da un'app sul telefonino. C'è forza e delicatezza in lei e il merito è senza dubbio di Beatrice Bruschi, che ha saputo vestirne i panni in modo onesto e coerente.

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