Quando un figlio non arriva: come affrontare invidia, sensi di colpa e frustrazioni
La prima reazione è sempre di incredulità. Prima ancora del dolore, davanti a una diagnosi di infertilità c'è soprattutto stupore. "Perché a me?" si chiedono tutte le donne e tutte le coppie. Lo ha raccontato anche l'influencer Paola Turani proprio ieri su Instagram. Quando si cerca un figlio e le mestruazioni arrivano puntuali ogni mese, la frustrazione inizia a montare e una costellazione di emozioni negative, difficili da gestire, può arrivare a occupare la mente della donna. "Avere un figlio non è così facile come molte coppie credono, per questo quando si decide di iniziare a provarci e non arriva così velocemente come si spera, ci si ritrova a essere disorientati, delusi" ha spiegato a Fanpage.it la psicologa e psicoterapeuta Beatrice Corsale, docente e autrice di "L'invidia del pancione" edito da Erickson. "Quando si decide di fare degli esami per approfondire i motivi sulla difficoltà a restare incinta e arriva una diagnosi di infertilità, è sempre uno shock, è sempre difficile accettare in relazione a sé stessi una situazione di questo tipo. Poi iniziano ad arrivare sentimenti come il rifiuto, la tristezza, l'ansia, la vergogna perché in qualche modo ci si sente mancanti, e anche l'invidia per chi aspetta un bambino".
Come superare l'invidia
Provare invidia è sempre disturbante, ma non bisogna sentirsi in colpa se ci si ritrova a invidiare una sorella o la migliore amica perché sono in attesa di un bambino. "C'è un'antitesi tra un'emozione così distruttiva come è l'invidia e l'affetto che si prova. La gravidanza di una donna da un lato ricorda un desiderio insoddisfatto e dall'altro può far scaturire la più classica delle domande ovvero ‘Perché proprio a me?', ‘Perché per le altre è così facile?'". Provare a razionalizzare non è semplice ma può aiutare a scacciare via questi pensieri così distruttivi. "È bene provare a fare uno sforzo di obiettività – suggerisce la dottoressa – Riconoscere che la gravidanza delle altre non toglie nulla a noi e che non interferisce in alcun modo con la nostra vita. È vero che ci ricorda qualcosa di sgradito, ma non è evitando queste persone o provando invidia che ci sentiamo più sollevate. Anzi, l'invidia causa ulteriore stress e complica la situazione". Per mettere da parte questo sentimento così negativo si può provare a fare qualche gesto affettuoso, un regalo o una semplice attenzione, nei confronti della persona che in questo momento sta vivendo quello che vorremmo noi. "Si può fare uno sforzo per provare a immaginarsi cosa l'altra persona vorrebbe o avrebbe il piacere di ricevere. Non soltanto un dono, anche un semplice gesto gentile può essere utile. Poi non dimentichiamo che a volte aprirsi può servire anche a farci scoprire qualcosa della persona che non sappiamo. Magari anche lei ha avuto le stesse difficoltà a restare incinta".
Il senso di colpa
Oltre l'invidia, il sentimento che occupa più spazio nella mente delle donne che cercano senza successo una gravidanza, è il senso di colpa. Un retaggio culturale, che ancora stenta ad essere abbattuto, fa pendere la responsabilità della mancanza di figli tutta sulle spalle delle donne. "Spesso invece le cause dell'infertilità sono della coppia". Sono tante però a farsi un cruccio anche di scelte passate, come un'interruzione di gravidanza in età giovanile o aver rimandato per troppo tempo la maternità magari per privilegiare il lavoro. "Quando si compie una scelta vuol dire che evidentemente era quella la scelta migliore in quel determinato momento – spiega la psicologa – Rivedere una decisione del passato, a distanza di tempo, quando non si è nella stessa condizione emotiva è poco onesto nei nostri stessi confronti. Rischiamo di farci del male. Meglio recuperare obiettività e valutare gli elementi che hanno concorso nel prendere determinate scelte. Farsene una colpa non aiuterà a soddisfare la nostra necessità".
Come rispondere a parenti e amici
‘Allora cosa aspettate a fare un bambino?', ‘Quando diventerò nonna?', le domande di parenti e amici rinnovano il dolore che una coppia prova. In questo caso la soluzione, secondo la psicologa è proprio nella coppia. "Davanti all'invadenza dei familiari è indispensabile che i partner siano alleati per fronteggiare le domande e le curiosità". Ai familiari più stretti si possono comunicare le difficoltà che si stanno affrontando. "In questo modo si eviterà di essere continuamente oggetto di domande e eventualmente i parenti più stretti potranno anche offrire un supporto".
La mindfulness e la terapia
In alcuni casi quando le difficoltà che ci si parano davanti sembrano insormontabili, quando si sta iniziando un percorso di procreazione medicalmente assistita, può essere utile iniziare a praticare la mindfulness. "È una pratica che serve a gestire lo stress ed è stata introdotta nei protocolli di psicoterapia per migliorare la gestione dell'emotività. La mindfulness aiuta a rimanere focalizzati sul presente, a ridimensionare la portata delle emozioni e e lasciare scorrere quelle negative". Per chi sta iniziando un percorso di PMA, i livelli essenziali di assistenza indicano come opportuno anche un sostegno psicologico, soprattutto per affrontare le fasi e i passaggi più critici. "Quando ci rendiamo conto che c'è uno scadimento della qualità della vita, che c'è un atteggiamento ossessivo nei confronti del mancato arrivo del bambino, che si vivono situazioni in cui questo desiderio frustrato ha un impatto molto negativo nella vita quotidiana e che provoca un marcato disagio, in tutte queste situazioni può essere utile intraprendere un percorso di terapia".
L'ossessione per la maternità
Passano mesi, anni, i figli non arrivano e la maternità diventa un'ossessione. Ci si avvita dietro questo pensiero con il rischio di annullarsi e di mettere in secondo piano tutto il resto della vita. "Bisognerebbe ricordarsi sempre che a prescindere dalla genitorialità siamo degli individui, con qualità, caratteristiche e progetti di vita. Avere un figlio è solo uno di questi progetti. Non possiamo impiegare tutte le nostre energie dietro la ricerca di un bambino o in un continuo rimuginio". Investire su di sé, sui propri interessi, sulle proprie passioni, su progetti collaterali che siano appaganti può essere utile per evitare di rincorrere sempre lo stesso pensiero. Molte donne poi tendono a svalutarsi, credono che il fatto di non riuscire ad avere figli sia un insuccesso talmente grande da oscurare anche i lati positivi della propria vita. "Il mio consiglio è ripensare ai propri successi, nel senso più ampio possibile, ripensare alle proprie risorse, alle qualità più amate e apprezzate dalle persone che ci stanno intorno. E ricordarci che sono tutte cose che restano, a prescindere dalla maternità. Si tratta di uno sforzo, ma dobbiamo abbandonare l'idea che solo la maternità possa dare valore".