"È importante per le mie figlie sapere che sono un femminista, perché questo è ciò che si aspettano da tutti gli uomini", così Barack Obama, l'uscente Presidente degli Stati Uniti, scrive in lungo post in esclusiva su Glamour. Un uomo che si toglie i panni di politico per indossare quelli di padre, di marito e soprattutto, come lui stesso afferma, di convinto femminista che crede nella necessità di eliminare gli stereotipi a favore dell'uguaglianza di genere, e non solo. Una dichiarazione questa che ha accolto il favore del pubblico di tutto il mondo e accende ancora una volta un dibattito che non sappiamo se troverà mai fine.
“Femminista” così si autodefinisce Barack Obama che fa riflettere quando dichiara “dobbiamo cambiare l'abitudine che abbiamo a punire le donne per la loro sessualità mentre premiamo gli uomini”. Ammettiamolo, ancora oggi infatti, e spesso siamo noi stesse a farlo, una donna sessualmente attiva viene facilmente malgiudicata, in poche parole la definiamo un po' “zoccola”, al contrario un uomo che cambia una compagna a notte viene ribattezzato positivamente “bomber”. Un paragone banale che tutti noi diamo per scontato senza conferirgli il giusto peso che meriterebbe. Ci sbagliamo! Ci sbagliamo perché è in queste piccole cose che uomo e donne continuano ad essere considerati diversi in un'ottica in cui uno si comporta nel modo giusto e l'altro (l'altra) in quello sbagliato. E così per evitare di essere considerata una facile, una donna evita l'evitabile (per meglio dire quello che la società vuol farle credere che può e dovrebbe evitare), quindi niente rapporti occasionali per non essere definita “puttana”, niente gonne troppo corte o maglie troppo scollate perché poi se ti violentano “te la sei cercata”, niente figli se vuoi fare carriera, niente carriera se vuoi fare figli e così via, proprio come afferma Obama infatti “sappiamo che gli stereotipi influenzano come le ragazze vedono loro stesse a partire da quando sono ancora piccole, e questo fa credere loro che se non appaiono o non si comportano in un determinato modo, in un certo senso valgono meno”.
Vittime di questa mentalità basata sugli stereotipi ormai sono anche gli uomini (che sia questo un simbolo di uguaglianza?). Obama sottolinea infatti che “dobbiamo modificare quell'atteggiamento che ci porta a congratularci con un uomo per aver cambiato un pannolino o a stigmatizzarlo perché sceglie di essere un padre a tempo pieno, mentre penalizziamo le donne lavoratrici”. Pensare ad un mondo di papà casalinghi e madri lavoratrici è infatti oggi ancora molto difficile, se non impossibile.
Insomma, Obama cerca di "illuminarci" sulla strada percorsa e prova a darci una mano dicendoci quanto sia femminista. Tutto ciò è molto bello, ma davvero ci meravigliamo ancora quando un uomo si schiera apertamente dalla parte delle donne? E perché? Non è forse questo l'ennesimo indizio che abbiamo molta strada da fare prima di poter parlare di uguaglianza tra i generi? Continuare a contrapporre femminismo e maschilismo, diritti della donne in relazione a quelli degli uomini e tenere alta la bandiera della lotta contro gli stereotipi di genere, non fa che tenerci fermi a quegli anni, così fondamentali ma pur sempre passati, in cui la contrapposizione aveva lo scopo di migliorare la condizione delle donne. Oggi siamo pronti a fare un passo in più. Iniziare a vederci come società, come individui, come esseri viventi non etichettabili per sesso. Oggi, come dice Obama, dovremmo considerarci uguali. Solo così, tutti, saremmo davvero liberi.