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Per molti è la donna più brutta al mondo, lei reagisce con un film anti-bullismo (VIDEO)

Lizzie Velasquez ha 26 anni ed è affetta dalla sindrome di Marfan, che le impedisce di mettere su peso. Pesa infatti quasi 27 chili. E’ stata definita la donna più brutta al mondo, ma oggi ha deciso di realizzare un documentario contro il bullismo per raccontare la sua storia e per sostenere coloro che si trovano nella sua condizione.
A cura di Valeria Paglionico
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Lizzie Velasquez ha 26 anni ed è stata definita la “donna più brutta al mondo”. E’ affetta dalla sindrome di Marfan, una patologia genetica rara che colpisce il tessuto connettivo e che blocca l’aumento del peso. E’ alta 1.57 cm e pesa quasi 27 chili. E’ stata spesso vittima di bullismo a causa del suo aspetto. A 17 anni, ad esempio, ha scoperto che su YouTube era stato caricato un suo video, che la descriveva come la donna più brutta al mondo.

Il filmato ha ricevuto quattro milioni di visualizzazioni ed una miriade di commenti crudeli, in molti le suggerivano di mettere fine alla sua vita piuttosto che continuare a vivere con quel suo aspetto. Oggi, però, dopo molti anni ha trovato la forza di reagire ed ha deciso di diventare la protagonista di un film documentario anti-bullismo, in cui lei stessa descrive la sua storia. Si chiama “A Brave Heart: The Lizzie Velasquez Story”, dura 78 minuti ed è stato presentato al Southwest Film Festival di Austin, in Texas. Vengono descritte le emozioni e i cambiamenti fisici che la ragazza ha dovuto affrontare nel corso degli anni con forza e coraggio.

Lizzie ha spiegato:Mi hanno chiamato mostro e mi hanno chiesto per quale motivo i miei genitori non abbiano abortito, come posso perdonare le persone che mi hanno consigliato di uccidermi?” Con il suo documentario è riuscita a dare un senso alla sua vita e alla sua esperienza, non racconta solo la sua storia, ma aiuta e supporta tutti coloro che sono stati vittime di bullismo come lei. "Lizzie ha scelto di non mollare, ma di prosperare come autore e come attivista", ha dichiarato Sara Hirsh Bordo, la regista del suo documentario.

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