Nada, la storia di una bambina costretta a diventare donna troppo in fretta
Nada ha cominciato a cantare convinta che col suo talento potesse in qualche modo salvare sua madre dalla depressione o quanto meno allontanare quella problematica dalla loro vita familiare. Da bambina ha vissuto un rapporto conflittuale col quel talento che tutti le attribuivano: da un lato lo rifiutava, dall'altro lo vedeva come una missione che le era stata affidata e che doveva portare a termine. Alla fine lo ha accettato e con gli anni ha imparato a farlo suo e viverlo serenamente e liberamente, anche se all'inizio le pressioni subite sono state notevoli. All'esordio aveva appena 15 anni: giovanissima è stata catapultata in un mondo più grande di lei, al centro di un turbinio di emozioni fortissime e difficili da gestire. Certo, è diventata una delle artiste più amate della sua generazione: ma a che prezzo? La cantante ha raccontato la sua storia in una biografia (Il mio cuore umano) che la regista Costanza Quatriglio ha prima adattato per il teatro e poi per la televisione, col film La bambina che non voleva cantare, andato in onda ieri sera su Rai 1.
La storia di Nada, tra amore e tormento
Giulietta Rebeggiani (Favolacce) e Tecla Insolia (L'allieva, Vite in fuga) danno voce e corpo a Nada Malanima nel film prodotto da Roberto Sessa, Picomedia e Rai Fiction intitolato La bambina che non voleva cantare. Benché oggi lei sia un'artista amata e apprezzata, gli inizi di Nada nel mondo dello spettacolo non sono stati facili dal punto di vista emotivo. La regista Costanza Quatriglio ha concentrato la sua attenzione proprio su questo aspetto: la difficoltà di Nada bambina nell'accettare quel dono che con una parte di sé voleva rifiutare, ma che si sentiva in dovere di accogliere e fare suo. Sentiva che il suo talento poteva essere un'opportunità non solo per lei, ma anche per sua madre, per tutta la sua famiglia: una sorta di via di fuga dalla loro difficile situazione. Grande attenzione viene data proprio al rapporto madre-figlia, un amore incondizionato da entrambe le parti in cui la musica comincia ad assumere sempre più rilevanza. Nada pensa di poter guarire sua madre Viviana (interpretata da Carolina Crescentini), la quale in qualche modo vive solo attraverso le esperienze di sua figlia ed è felice solo quando la sente cantare.
Il successo di Nada: a che prezzo?
Nada comincia a studiare controvoglia canto, lo vive come una costrizione, una gabbia in cui non si sente libera che però può in qualche modo liberare qualcun altro: sua madre. Quando a 15 anni si rende conto che la depressione di Viviana non è qualcosa in suo potere crolla, si rende conto di aver vissuto la vita di un'altra, di non aver mai conosciuto se stessa. Ma capisce anche che l'intuizione che avevano avuto le persone sentendola cantare, quel talento che avevano visto in lei spingendola a studiare, era reale e non poteva rifiutarlo. Difatti i consensi e i successi cominciano ad arrivare: partecipa ai primi concorsi e tutti la notano. È poi la volta di Sanremo nel 1969 (quindicenne) con Ma che freddo fa e nel 1971 con Il cuore è uno zingaro, ancora oggi due dei suoi più grandi successi. E a quel punto la direzione della sua vita le è finalmente chiara, anche se passeranno anni prima di riuscire a viverla realmente a modo suo. La bambina che odiava le lezioni col maestro al pianoforte e che si intimidiva a esibirsi in pubblico è diventata donna troppo in fretta, ma ha imparato col tempo a vivere il suo talento in modo autentico e maturo, trovando la felicità.