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“Mi sono dovuta licenziare, il capo mi palpeggiava”: sui social le donne raccontano le molestie

Come moltissime donne, Mariachiara Cataldo, 23 anni, è stata vittima di diverse molestie sessuali. Quattro mesi fa ha sentito l’esigenza, insieme a tre amiche della sua età, Francesca Penotti, Giulia Chinigò e Francesca Sapey, di fondare Break The Silence Ita, una pagina social che ha lo scopo di sensibilizzare sul tema delle molestie sessuali di genere, raccogliendo centinaia di testimonianze e pubblicandole in maniera anonima. Inoltre, le quattro amiche intervistano ogni settimana degli esperti nel settore (avvocati, sessuologi, forze dell’ordine ecc) per rispondere alle domande dei loro followers.
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A cura di Redazione Donna
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“Sono stata costretta a lasciare il posto di lavoro in un ristorante perché il direttore mi palpeggiava in continuazione e mi molestava verbalmente. Rompiamo il silenzio della violenza: parliamone!”. Mariachiara Cataldo, 23 anni, vive e studia a Torino. Nonostante la giovane età, come moltissime altre donne nel mondo, è stata vittima di molestie sessuali. Quattro mesi fa ha sentito l’esigenza, insieme a tre amiche della sua età, Francesca Penotti, Giulia Chinigò e Francesca Sapey, di fondare Break The Silence Ita, una pagina social che ha lo scopo di sensibilizzare sul tema delle molestie sessuali di genere e orientamento sessuale, raccogliendo centinaia di testimonianze e pubblicandole in maniera anonima.

Break The Silence ha recentemente collaborato con la pagina @catcallsofturin, legata alla Ong internazionale Chalk Back, schierata contro la violenza sulle donne, per l’organizzazione di un evento tenutosi lo scorso 11 ottobre a Torino. Decine di ragazze si sono riunite in piazzale Valdo Fusi per scrivere sul selciato con un gessetto le frasi e le molestie ricevute. Tra di loro anche la sindaca Chiara Appendino. Abbiamo intervistato Mariachiara che ci ha raccontato della sua lotta quotidiana per dare visibilità alla delicata tematica delle molestie sessuali di genere

Che tipo di attività portate avanti sulla pagina Break The Silence?

"Oltre a pubblicare in maniera anonima centinaia di racconti di molestie, ogni settimana intervistiamo un esperto in questo campo (un avvocato, un sessuologo, un membro delle forze dell’ordine ecc). Il lunedì annunciamo chi sarà il nostro intervistato della settimana, nei giorni seguenti raccogliamo le domande dei nostri followers e sabato facciamo l’intervista. In questo modo, chi ci segue può chiedere pareri di tutti i generi, sia a livello legale sia psicologico, senza doversi esporre in prima persona, cosa spesso non facile. I racconti delle molestie infatti, finché non si trasformano in stupro, spesso vengono sottovalutati. Si tende a pensare che la persona offesa stia esagerando e che, in fin dei conti, non è successo nulla di che. Ed è proprio questo l’errore più grande: il passo precedente alla violenza sessuale fisica è proprio la violenza verbale, che è appunto normalizzata e accettata dalla società in cui viviamo. In secondo luogo, la violenza fisica è facilmente dimostrabile, al contrario della violenza verbale. Quindi molte persone, magari desiderose di denunciare l’accaduto, hanno paura di non essere credute".

Che conseguenze psicologiche hanno le molestie su una persona?

"Le molestie sessuali, che siano esse fisiche o verbali, innanzitutto instillano una profonda paura e privano così la vittima della sua libertà e delle sue abitudini. Questo succede in ogni ambito: ad esempio, quando una persona è costretta a licenziarsi oppure di sera ha paura a percorrere determinate strade da sola o a salire su un autobus".

Mariachiara Cataldo, Francesca Penotti, Giulia Chinigò e Francesca Sapey
Mariachiara Cataldo, Francesca Penotti, Giulia Chinigò e Francesca Sapey

In che circostanze è nata Break The Silence?

"E’ nata lo scorso 7 giugno dopo una brutta esperienza vissuta da me e altre due amiche. Una sera siamo state seguite da un gruppo di ragazzi che si rivolgevano a noi con frasi volgari e inquietanti. Il giorno dopo ho scritto uno sfogo sui social che è stato ricondiviso da moltissimi utenti e ho ricevuto più di 200 testimonianze di vicende come la mia, anche da persone che non conoscevo. Così ho parlato con le altre cofondatrici (anche loro, come me avevano subito molestie sessuali) e abbiamo deciso di aprire questa pagina per rompere il silenzio su questa tematica".

Ci sono anche degli uomini tra i vostri followers?

"Assolutamente sì. La nostra pagina non ha lo scopo di indire una battaglia contro il genere maschile solo perché la maggioranza di coloro che subiscono queste molestie sono donne. Diversi uomini ci sostengono e ci seguono. Alcuni di loro hanno anche ricevuto a loro volta delle molestie sessuali. Mi ricordo di una testimonianza che ci è stata inviata da un ragazzo: raccontava che la figlia del suo capo l’aveva minacciato di farlo licenziare se non avesse avuto dei rapporti sessuali con lei".

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

"Io e le altre cofondatrici vogliamo avviare un salone su questa tematica, dove riunire tutti gli esperti che intervistiamo per farli incontrare dal vivo con i nostri followers. Stiamo avendo degli incontri con la direzione corporate di una banca che forse ci farà da sponsor. Inoltre, la cantante Jo Squillo, una delle fondatrici della onlus Il muro delle bambole contro il femminicidio e la violenza sulle donne, ci ha nominate sue “ambasciatrici” a Torino. Saremo responsabili dell’installazione artistica “Il muro delle bambole” nella nostra città. Questo tipo di installazioni sono già presenti in alcune città italiana come memento sulla tematica".

Sulla pagina Instagram di Break The Silence le centinaia di testimonianze ricevute sono raggruppate in raccolte divise per luogo: "In strada", "In pullman", "In metro", "Al lavoro", "A scuola". Perché le molestie sessuali avvengono in ogni luogo quotidianamente. E, per questo motivo, Mariachiara e le sue amiche pensano che sia fondamentale abituarsi a rompere il silenzio che accompagna la paura e l'indifferenza. Il senso di minaccia che accompagna una persona che ha ricevuto una molestia sessuale si può comprendere fino in fondo solo quando è stato provato sulla propria pelle. Vedere limitata la propria libertà, anche solo nel non poter rientrare a casa da sola la sera, non è banale, né scontato. Non poter rispondere con indignazione a una molestia per paura della reazione del molestatore è umiliante. Ma, spesso, il fattore che lascia più senza parole è l'indifferenza dei passanti e delle persone a cui si raccontano questi episodi. Per trovare una cura a questa malattia della società, la normalizzazione delle molestie, è necessario innanzitutto riconoscerne la gravità.

Articolo di Daniela Brucalossi

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