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Mamma e figlio comunicano fin dall’inizio della gravidanza: il feto dà informazioni sulla sua salute

Avete sempre creduto che fosse una leggenda che una mamma riuscisse a comunicare con il suo feto durante la gravidanza? Vi sbagliavate. Come dimostra un recente studio, tra i due c’è uno scambio di informazioni fin dai primi momenti della dolce attesa.
A cura di Valeria Paglionico
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La gravidanza è uno dei periodi più belli e magici che una donna possa sperimentare nella sua vita ma ancora oggi l'argomento è legato a miti e leggende più o meno veritiere. Tra queste c'è anche la convinzione che la futura mamma riesca a "parlare" con il feto fin dai primi momenti della dolce attesa. Di recente uno studio scientifico ha confermato che dei contatti avvengono sul serio ma non attraverso le parole, quanto piuttosto attraverso le cellule. Il piccolo che si porta in grembo è capace di dare alla mamma delle informazioni sul suo stato di salute, comunicando al suo corpo quando è pronto per venire al mondo.

Mamma e figlio entrano in contatto a livello cellulare

Secondo una ricerca condotta presso l'University of Texas Medical Branch di Galveston e pubblicata sulla rivista American Journal of Obstetrics and Gynecology, le prime forme di comunicazioni tra mamma e figlio avvengono durante la gravidanza, ovvero quando il piccolo è solo un feto che si porta nell'utero. A dispetto di quanto si è sempre pensato, non servono rivolgersi al pancione parlando perché ci sia uno scambio di informazioni. Le cellule della donna in dolce attesa e del piccolo in grembo entrano in contatto scambiandosi delle sacche ripiene di esosomi e, così facendo, segnalano al corpo della futura madre quando gli organi del bimbo sono completamente maturati, così che venga innescato il travaglio e il parto. Insomma, gli esosomi del feto darebbero informazioni preziose sullo stato di salute di quest'ultimo. Non è un caso che i ricercatori vogliano servirsi dei risultati raggiunti per approfondire gli studi sul campo, tentando di sviluppare dei nuovi metodi per monitorare e supportare la crescita del feto in gravidanza, così da ridurre le nascite pretermine.

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