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Lush abbandona i social e perde milioni: è un prezzo che vale la pena pagare per tutelare i giovani

Il co fondatore di Lush Mark Costantine ha deciso di abbandonare le pagine social del brand. Questo significa perdere soldi, ma lo ha fatto per una giusta causa.
A cura di Giusy Dente
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Quale azienda sarebbe così folle da abbandonare i social network, consapevole di andare incontro a perdite economiche milionarie? Ormai i guadagni giungono anche da lì, sono una vera e propria fonte di monetizzazione e sempre più si investe su questo fronte, perché immediato e di grande appeal, soprattutto sul pubblico più giovane. Ragazzi e ragazze trascorrono la maggior parte del loro tempo online, sono perennemente connessi, seguono le loro celebrities preferite, hanno influencer di riferimento da cui farsi ispirare, ogni post è un possibile aggancio per un acquisto. Lush ha quindi fatto una scelta davvero controcorrente e oggettivamente controproducente, per lo meno se si guarda il solo aspetto economico. Perché il guadagno, in realtà, c'è ma non si vede.

La scelta (controcorrente) di Lush

Lush è un rivenditore di cosmetici fondato nel 1995, che oggi conta centinaia di negozi in tutto il mondo. Il brand si caratterizza per una vasta gamma di prodotti, che seguono tutti dei rigidi protocolli di produzione. Dalle famose bombe da bagno agli shampo solidi, dagli scrub corpo ai profumi, tutto è rigorosamente al 100% vegetariano e all'85% vegano, per lo più senza impiego di parabeni. L'azienda, inoltre, non effettua test sugli animali e ha limitato al minimo l'impiego di packaging ingombranti e inquinanti. Grande attenzione all'ambiente insomma, una filosofia green, animalista ed etica quella del marchio.

L'amministratore delegato e co-fondatore Mark Constantine ha preso di recente una decisione storica: chiudere le pagine Facebook, Instagram, Snapchat e TikTok di Lush, da centinata di migliaia di follower. Lo ha fatto in un giorno ben preciso: quello del Black Friday, tradizionalmente giornata di sconti e shopping. Sapeva che questo gli avrebbe causato un danno economico ingente, stimato intorno agli 11 milioni di euro, ma lo ha fatto dopo aver riflettuto assieme al team informatico sull'impatto negativo che hanno i social soprattutto sui più giovani e sui più fragili, sulla loro salute mentale, ancora di più in giornate di shopping frenetico e compulsivo come il Black Friday.

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Lush abbandona i social e si sposta "altrove"

"Quando si arriva al punto che il benessere dei nostri clienti viene messo a rischio a causa dei canali su cui stiamo cercando di connetterci con loro, allora qualcosa non va per noi", ha detto Constantine a The Guardian. Per questo l'azienda ha deciso di mettersi in prima fila anche per rendere i social un posto migliore, di svago: vuole che le piattaforme abbiano linee guida più sicure per gli utenti. Questa si unisce ad altre battaglie portate avanti negli anni, contro la caccia e l'abuso di plastica per esempio, ma anche il contrasto del suicidio, assieme a diverse campagna di beneficenza. Il ‘boicottaggio' dell'abuso dei social network arriva dopo tentativi già messi in atto, ma falliti. Dopo aver chiuso i canali nel 2019, il brand ha fatto ritorno online per cause di forza maggiore: la pandemia e la chiusura dei negozi fisici hanno reso i social l'unico modo per comunicare con i possibili acquirenti. Adesso, però, Constantine e suo figlio Jack, chief digital officer dell'azienda, sono di nuovo tornati sui loro passi.

L'account Instagram non è stato cancellato, ma è stato abbandonato con un messaggio ben preciso diretto agli utenti. Si tratta di un incoraggiamento a non lasciarsi ossessionare dall'online, dall'acquisto compulsivo, dal confronto, dalla logica dello scorrimento, dalla velocità, dalla corsa verso la perfezione. "Essere altrove" è l'invito di Lush, che ora si legge a caratteri cubitali su Instagram. L'azienda non è disposta a interferire in una sana crescita e in sano sviluppo dei suoi follower, non vuole lucrare sui loro disturbi. "Non sono disposto a farlo a rischio della vita di qualcuno" ha detto Constantine a The Guardian, ben felice di perdere quegli 11 milioni di euro, tutti guadagnati in termine di salute mentale e tempo libero.

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