Questo è quanto dice la ministra della Sanità Lorenzin al quotidiano dei vescovi Avvenire:
… i bambini. Devono tornare a nascere e serve educare alla maternità. Ho in testa una nuova sfida, un grande piano nazionale di fertilità. Il crollo demografico è un crollo non solo economico, ma anche sociale. È una decadenza che va frenata con politiche di comunicazione, di educazione e di scelte sanitarie. Bisogna dire con chiarezza che avere un figlio a trentacinque anni può essere un problema, bisogna prendere decisioni per aiutare la fertilità in questo Paese e io ci sto lavorando. Sia chiaro: nessun retropensiero e nessuno schema ideologico, ma dobbiamo affrontare il tema di un Paese dove non nascono i bambini.
Poche righe che dicono molte cose. Innanzitutto, il mezzo è il messaggio: un progetto del genere non si annuncia nel quotidiano dei vescovi ma nel parlamento di uno stato laico. Il discorso sulla natalità e la fertilità appunto lo pronunciò in Parlamento- col famoso discorso dell'Ascensione del 26 maggio 1927 – anche Mussolini, padre predecessore di questo delirio senza precedenti riproposto dalla ministra berlusconiana. Non a caso è arrivato subito il plauso del senatore Maurizio Gasparri che ha rilanciato al PD la patata bollente “cosa pensa il Pd della proposta Lorenzin?”. Così, tanto per trascinarli su terreni scivolosi come il lavoro femminile, l'aborto, la contraccezione. Ossia quegli argomenti che fanno perdere voti secondo l'opinione condivisa dalla politica che non si misura mai con la realtà.
Inoltre, Lorenzin lancia la sua idea sulla natalità subito dopo una domanda sull'eutanasia posta dal giornalista dello stesso quotidiano. Tutto lascia perciò credere che si tratta di un argomento correlato all'ideologia della “vita” (che usata così è la parola più vuota e più morta) diramata con fervore da associazioni cattoliche e relativi fan club di “movimenti per la vita”. Questi, come anche una nutrita parte di classe politica dirigente, e la chiesa, si occupano del controllo della vita e del corpo degli individui al momento dell'accoppiamento, del concepimento e nascita per poi concentrarsi alla fine su quello relativo alla morte. Non interessa se ci siano le condizioni perché la vita sia possibile, e sia felice. Il discorso di Lorenzin per l'appunto sta tutto dentro quest'ideologia sposata dai movimenti di destra e estrema destra di tutta Europa. Controllo dunque. Controllo dei corpi, del sesso, e limitazione della libertà delle donne. Il che farebbe anche un po' ridere perché proveniente sempre da una classe politica dirigente espressione della pornografia televisiva.
Altro messaggio ambiguo: la ministra parla di fertilità. Significa che rimetterà mano alla legge 40, sulle coppie che non sono fertili e che in Italia, a causa del percorso ostacoli della legge le condanna a girovagare in Europa? No. Si tratta di indurre con campagne di “educazione e culturali” a fare figli. Con culturali si può anche immaginare le ondate di trasmissioni tv pomeridiane in mano alle solite signore, anche loro espressione della porno politica, che parlano a milioni di persone e vaneggiano sulla maternità, senza mai fare un solo approfondimento e al più parlando della maternità delle dive del Grande Fratello. La ministra però non è sazia: aggiunge che si devono fare figli “prima dei 35 anni”. Cioè quando ancora non si è entrati, ammesso che avverrà mai, neanche per sbaglio nel mondo del lavoro. Fertilità perciò, così intesa, significa donna percepita come organo riproduttivo di appartenenza dello Stato. Esattamente come era per il fascismo: donne che facessero figli da mandare poi in guerra, per la patria.
Ha ragione Lorenzin però quando dice che il crollo demografico è un “crollo economico e sociale”, e che un paese di vecchi non produce più. Questo è infatti il risultato di anni di indifferenza sulle politiche per le donne del ventennio berlusconiano (e anche delle parentesi di sinistra), che hanno puntato tutto sulla finzione della famiglia, come se fosse, tra l'altro, l'istituto della famiglia la ragione per cui le donne non fanno figli. La questione c'è, è enorme ma davvero mal posta: dietro questo ragionamento inquietante si vorrebbe insinuare che le donne non fanno figli a causa della “cultura abortista”. Invece proprio in questo ventennio berlusconiano, di cui Lorenzin è stata protagonista, sono riusciti nel non semplice compito di non far lavorare le donne in età riproduttiva rendendo le loro assunzioni le più precarie possibili per non doversi accollare la maternità, ma anche di non farle fare figli mettendole, per ostinata mancanza di servizi, nella perenne decisione da prendere: rinunciare alla carriera o fare figli?
E siccome le coppie monoreddito, dove solo “lui” (ammesso che lavori a tempo indeterminato) guadagna, non ce la fanno a mantenere un figlio, ecco che si sceglie di non metterne al mondo affatto. Ma nel caso in cui una coppia riuscisse a lavorare, è praticamente impossibile avere un accesso agli asili pubblici. E allora, o si guadagna molto, si usano costosi asili privati e baby sitter, e si ha allora il privilegio di mettere al mondo figli, esattamente come le associazioni di femministe stanno predicando da anni, le donne italiane sono state messe nella condizione di non fare figli. E' questo il punto: tutti occupati a controllarle, nella sessualità e nella scelta di maternità hanno tolto loro la possibilità di fare figli. Ecco a che serviva un Ministero delle Pari Opportunità che Renzi si è ben guardato dal creare.
Il neo presidente del Consiglio ha fatto però un'altra scelta più furba: ha messo una ministra incinta al governo (esattamente questa si chiama “educazione” appunto con la proposta di un modello). Ma è un modello del desiderio, ancora una volta “vorrei essere come te, e non ci riesco”, una speranza che resterà inattesa. Tantissime giovani donne si sono chieste perché pur avendo più titoli di Madia e la sua stessa età, proprio non sono nelle condizioni di fare figli. E comunque il quotidiano conservatore Libero non ha disdegnato di lanciare un suo sondaggio: l'avreste assunta voi una donna incinta? Ovviamente gli stessi che si pronunciano a favore di Lorenzin hanno tutti votato per “no”. La risposta dunque è che i figli li fanno o i benestanti o le immigrate. Peccato che ora sia davvero molto tardi. Molto. Né Renzi sembra essersene occupato.