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Le ricette stellate fanno male: i nutrizionisti bacchettano i grandi chef

Una ricerca condotta dall’Università di Coventry ha dimostrato che la maggior parte delle ricette dei grandi chef stellati non rispetta le regole sulla corretta alimentazione. Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista “Food and Public Health”, soltanto il 13% degli chef creerebbe cibi sani.
A cura di Redazione Donna
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Ricette nuove, impiattamenti straordinari, sfide tra i fornelli , trasmissioni televisive, è questa la nuova veste della cucina che da circa tre anni ha spopolato nei media e sul web, ma ci siamo mai chiesti se queste ricette siano davvero sane? A svelarci l’arcano mistero è stata una ricerca condotta dall’Università di Coventry, che ha dimostrato come la maggior parte delle ricette dei grandi maestri della gastronomia siano ricche di grassi e poco salutari. Un gruppo di nutrizionisti ha analizzato oltre novecento ricette di ventisei chef stellati ed ha rivelato che l’87% dei grandi cuochi non rispetta le norme sulla cucina salutare, così come spiega lo studio pubblicato sulla rivista “Food and Public health” che dimostra come solo il 13% userebbe degli ingredienti per creare dei cibi sani, in linea con le indicazioni della Food Standards Agency’s (ente governativo britannico per la ricerca sulla sicurezza alimentare).

Passando in rassegna le svariate ricette proposte nei libri, si rivelerebbe come molte di queste sarebbero ricche di acidi grassi saturi, zuccheri e quantità eccessive il sale, che andrebbero oltre i limiti consigliati dai nutrizionisti. Secondo il responsabile della ricerca Ricardo Costa: “Se i cuochi più celebri fossero coinvolti nella promozione delle iniziative in favore della salute pubblica, inevitabilmente si incoraggerebbe una corretta pratica dell’alimentazione. Se le persone utilizzassero regolarmente le ricette proposte nei  loro libri di cucina, ci sarebbero dei danni per la salute. La nostra ricerca vuole incoraggiarli a tenere in maggior considerazione i corretti valori dietetici, per poter ridurre in futuro ogni impatto negativo sulla popolazione”.

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