Le regole dei saldi al tempo del Covid, il virologo Pregliasco: “Attenzione ai camerini”
Il 2 gennaio partono i saldi in cinque regioni italiane (tra cui Campania e Sicilia) seguite dal resto d'Italia nelle settimane successive. Una scelta, quella del nuovo calendario, che ha suscitato qualche perplessità perché fino al 6 gennaio il Paese intero è in zona rossa, con la sola eccezione del giorno 4. Ma soprattutto preoccupa la questione sicurezza: i saldi sono tipicamente un momento in cui le vie si riempiono e i negozi si affollano. Dopo tanto tempo in casa c'è voglia di concedersi qualche sfizio, ma non bisogna abbassare la guardia: Confcommercio e Federazione Moda Italia hanno stilato un decalogo di regole per negozianti e clienti. Per esempio, devono essere incoraggiati i pagamenti elettronici e messi a disposizione flaconi di gel per le mani. Nel caso in cui si permetta ai clienti di misurare gli abiti è tassativo l'obbligo della mascherina anche in camerino. Anche lo shopping infatti può nascondere dei rischi, come spiega a Fanpage.it Fabrizio Pregliasco, supervisore scientifico del Pio Albergo Trivulzio e direttore sanitario dell'Istituto Galeazzi di Milano. Molte persone infatti toccano gli stessi capi, concentrandosi in luoghi chiusi e poco areati: ecco come ridurre i rischi.
Visto l'andamento della pandemia, possiamo andare a fare shopping con tranquillità?
"Dipende dal nostro buon senso e da come verranno gestiti i saldi. L'apertura dei negozi è frutto di un equilibrio: di per sé non è grave, ma dipende da come i singoli approfitteranno di questa opportunità. Per fare un esempio, è come un bambino al mare: se la mamma gli vieta di fare il bagno lui si spingerà comunque fino alla battigia e, se la mamma si distrae un attimo, metterà un piedino in acqua. Ecco, noi non dobbiamo fare come i bambini, dobbiamo essere responsabili".
In questo contesto chi ha il ruolo della mamma?
"La politica. Che in questo momento ha due obiettivi: il primo è abbassare il numero dei malati, che costano. Il secondo è rilanciare l'economia e quelle filiere che sono state messe a dura prova".
Cosa dovrebbero fare i negozianti per garantire la sicurezza dei clienti?
"La prima cosa è creare dei percorsi, ma dipende dallo spazio: è facile se si ha un locale ampio con due ingressi. La sicurezza dei negozi dipende dalla capacità di evitare gli assembramenti e di garantire una corretta igiene della merce e dell'ambiente. Indispensabile fare attenzione ai capi esposti: è una situazione in cui molte persone li maneggiano e li toccano, quindi non si possono lasciare accatastati. È necessario fornire ai clienti il gel disinfettante e poi, a fine giornata, bisogna prevedere una sanificazione robusta delle superfici e dei capi".
Come si fa a igienizzare correttamente i vestiti?
"Un modo sicuro è il vapore caldo, che non è molto aggressivo. Oppure la sanificazione tramite ozono, che va bene anche per i capi più delicati. Sono investimenti necessari alla riapertura, che non andranno sprecati nemmeno nel 2021".
Alcuni negozi hanno vietato le prove in camerino: è un rischio misurare i capi?
"Effettivamente è il luogo che necessita maggiore attenzione. Bene o male ci entrano molte persone che toccano le stesse superfici: a volte ci si siede, magari svestiti, e si indossano capi che altri hanno toccato prima di noi. Sicuramente serve una buona sanificazione".
Quando si arriva in cassa, una delle regole è preferire i pagamenti elettronici: i soldi possono essere veicolo di contagio?
"Il contante viene maneggiato più volte e da più persone, quindi non è il massimo. Sicuramente un sistema di pagamento contactless è meglio".
Molte persone hanno preso l'abitudine di lavare tutti i capi acquistati una volta tornati a casa: una misura prudente o eccessiva?
"Questo può essere fin eccessivo: è vero che c'è un potenziale rischio, ma la cosa più importante è lavare spesso le mani. Sono loro il veicolo di trasmissione".
Ogni volta che riaprono i negozi circolano le immagini delle vie dello shopping piene di gente, con annesse polemiche. Non è un controsenso?
"C'è questo effetto paradossale: cittadini che vanno in centro tra la folla e poi criticano la folla. Ma al di là di questo aspetto, bisognerebbe contingentare gli accessi nelle vie più affollate, magari con una app che avverta prima i cittadini. Io clicco e vedo: posso andare in Corso Buenos Aires o in Via dei Condotti? Così lo so in anticipo e ogni città può regolamentare afflussi e deflussi".
Quest'anno i saldi partono a ridosso del lockdown di Natale: secondo lei sarebbe stato più prudente aspettare?
"Non esiste una gestione scientifica del lockdown: tutti gli Stati hanno dovuto fare prove sul campo e valutare le conseguenze. Noi in questo momento non riusciamo a controllare la malattia, solo a mitigarla e a ridurre la velocità con cui si diffonde. Sappiamo che ogni contatto è un rischio quindi si cerca di mettere dei paletti che dissuadano i cittadini dall'avere più contatti".