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Le persone che si preoccupano sono le più intelligenti: ecco perché

Siete delle persone ansiose e non fate altro che preoccuparvi? Uno studio avrebbe dimostrato che coloro che hanno queste caratteristiche hanno anche un’intelligenza verbale più sviluppata, che gli darebbe la capacità di ricordare il passato con più precisione.
A cura di Valeria Paglionico
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Molte persone ansiose tendono a preoccuparsi eccessivamente delle cose, tanto da non riuscire a chiudere occhio a causa dei tropi pensieri che affollano la propria testa. Da oggi, però, questo atteggiamento potrebbe essere un segno di intelligenza. Una ricerca condotta da Alexander Penney della Lakehead University dell'Ontario, che sarà pubblicata sulla prossima uscita della rivista Personality and Individual Differences, ha sottoposto 126 studenti non ancora laureati ad una serie di domande per capire quale legame esistesse tra il loro livello intellettivo e la loro tendenza a stressarsi durante ogni evento importante. I risultati hanno dimostrato che esisterebbe una chiara relazione tra ansia e intelligenza verbale. Alexander Penney ha spiegato:

È possibile che gli individui più intelligenti verbalmente sono in grado di prendere in considerazione eventi passati e futuri in maggior dettaglio, il che porta a un grado di preoccupazione e riflessione più intensa. Gli individui con maggiore intelligenza non-verbale sono più esposti e più forti alla trasformazione dei segnali non verbali delle persone con le quali interagiscono, questo porta ad una diminuzione della necessità di rielaborare i passati incontri sociali.

In pratica, coloro che hanno un’intelligenza verbale sono letteralmente ossessionati dalla loro memoria. In particolare ripercorrerebbero ogni dettaglio di un determinato evento senza riuscire a smettere di pensare a cosa sarebbe accaduto se avessero fatto qualcosa di diverso. Coloro che invece hanno un’intelligenza non verbale raccolgono più informazioni sul momento e non hanno bisogno di rivangare le cose nella propria testa. Da un lato, ci sono dunque quelli che “vivono nel mondo della propria testa” e dall’altro quelli più materialisti e razionali, che preferiscono la realtà al rimpianto.

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