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L’autodeterminazione è un diritto, ma la metà delle donne non decide liberamente sul proprio corpo

Secondo i dati di 57 Paesi del mondo, a quasi la metà delle donne viene negata l’autonomia fisica (bodily autonomy ed integrity). È quanto emerge da un rapporto delle Nazioni Unite dedicato proprio al potere decisionale delle donne quando si tratta del loro stesso corpo. Purtroppo, c’è ancora molta limitazione della libertà.
A cura di Giusy Dente
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Il corpo delle donne dovrebbe appartenere alle donne e così non è. C'è tanto da lavorare affinché ne abbiano piena consapevolezza e pieno possesso, senza che qualcuno decida al posto loro, senza che vengano negati diritti fondamentali per la loro autodeterminazione. Per sensibilizzare il mondo su quanto le donne siano ancora vittime di prevaricazione il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) ha diffuso alcuni dati importanti che fotografano la realtà attuale. La condizione in cui si trova la popolazione femminile vede una forte limitazione della loro libertà in merito all’assistenza medica, alla contraccezione, alla gravidanza e alla sua interruzione, alla sessualità. Si determina, quindi, una svalutazione del potenziale delle donne, si va a minare alla base la loro qualità della vita, privandole della cosiddetta bodily autonomy ed integrity: l’autonomia sul corpo, la sua inviolabilità.

Non tutte le donne hanno libertà di scelta

L’Unfpa ha diffuso in contemporanea mondiale il suo annuale Rapporto sullo stato della popolazione relativo al 2021, dal titolo: Il corpo è mio. Diritto all’autonomia e all’autodeterminazione. La percentuale che emerge dal documento, relativa alle donne che possono davvero scegliere liberamente del loro corpo, è pari al 55%. Questo numero tiene conto delle risposte date da donne tra i 15 e i 49 anni a queste tre domande: "Chi decide come tutelare la tua salute?",  "Chi decide se devi assumere o no contraccettivi?", "Puoi dire di no al tuo partner se non vuoi avere un rapporto sessuale?". L’autonomia vera viene data dalla possibilità di prendere le proprie decisioni sotto tutti e tre gli aspetti, che vanno a costituire l’indicatore Sdg (Sustainable Development Goal). I Paesi più problematici sono Niger e Senegal, quelli in cui le cose vanno meglio Equador e Caraibi. Ovviamente, ci sono variazioni notevoli anche nell'ambito dello stesso Paese per quanto riguarda le tre dimensioni prese in esame. Per esempio in Etiopia se il 94% sceglie in modo indipendente sui metodi contraccettivi, c'è un 53% di donne che non si sente libero di rifiutare rapporti sessuali col compagno.

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L'autonomia sul corpo è un diritto

Ci sono molti fronti su cui lavorare, per combattere le discriminazioni di genere e le limitazioni di libertà di cui le donne sono vittime in tante parti del mondo. Pratiche come i test di verginità, le mutilazioni genitali, lo stupro coniugale, le spose bambine sono dannose per l'equilibrio fisico e psichico di chi le vive. Per questo le Nazioni Unite hanno fissato anche un secondo indicatore, che monitora le leggi e le misure adottate dai vari Paesi per garantire uguaglianza e per tutelare le donne sotto l'aspetto sanitario e sociale. I settori presi in esame sono: cura contraccezione e pianificazione familiare, maternità, educazione sessuale completa e informazione, salute e benessere sessuale. Avere autonomia corporea significa poter scegliere se quando e con chi fare sesso, quando programmare una gravidanza, se eventualmente interromperla. Invece alle donne viene detto che non sono in grado di decidere, viene detto che questo è un privilegio per pochi altri. Questo vuol dire violare un diritto umano, che è quello dell'autonomia corporea, il quale costituisce anche la base su cui poggiano tutti gli altri diritti umani.

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