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L’attrice Alyssa Milano pratica l’astinenza dal sesso, così combatte le leggi anti-aborto

L’attrice americana Alyssa Milano ha lanciato su Twitter la campagna anti aborto #sexstrike, invitando le donne a non avere più rapporti sessuali fin quando non avremo di nuovo la libertà di controllare il nostro corpo. Tra critiche e apprezzamenti, la campagna a favore dell’aborto ha fatto molto discutere sul web.
A cura di Chiara Sorice
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Si chiama #sexstrike ed è il movimento americano a favore dell'aborto lanciato dall'attrice americana Alyssa Milano, che prende spunto dall'ultimo disegno di legge anti-aborto, approvato in Georgia dal governatore Brian Kemp, che diventerà legge se non sarà bloccato entro gennaio 2020. Negli Stati Uniti l'aborto è legale ma ogni Stato ha le proprie leggi interne e sempre più governatori americani hanno scelto di schierarsi contro l'aborto. Non sono mancate le proteste di donne, attiviste, attrici che denunciano le leggi che non permettono l ‘aborto, mettendo fine alla libertà della donna di essere autonoma del proprio corpo.

L'attrice Alyssa Milano diffonde #sexstrike sui social

L'attrice americana Alyssa Milano, conosciuta al gran pubblico per il suo ruolo in Streghe, ha lanciato un messaggio su Twitter per far partecipare le donne al movimento #sexstrike, invitandole a non avere più rapporti sessuali in protesta alla legge anti-aborto. Ha scritto l'attrice lanciando il passarola con l'hashtag sexstrike:

"I nostri diritti sulla riproduzione sono stati cancellati. Fino a quando le donne non avranno il controllo legale sui propri corpi, noi non possiamo rischiare di rimanere incinte. Unitevi a me, non facciamo sesso fino a quando non riavremo indietro la nostra autonomia sul corpo"

Il tweet ha ricevuto quasi 50,000 commenti di utenti che si sono schierati pro e contro la scelta dell'attrice, secondo i più critici lo sciopero del sesso è ugualmente un gesto sessista e non risolve la questione che è molto più complessa e radicata.

Alyssa Milano è molto vicina a tematiche politiche e sociali, basta andare sulla sua bacheca Twitter per capirlo. L'attrice aveva già creato un poadcast ad inizio aprile, SorrynotSorry, diventato poi un hashtag, per raccogliere le storie di tutte le donne che hanno abortito, una specie di rubrica per le donne. La pagina social creata dall'attrice però sembra più un movimento politico curato in ogni dettaglio con i colori della bandiera americana, alcuni infatti credono che la battaglia anti-borto della Milano sia solo un modo per ritornare in carreggiata, dopo anni di riflettori spenti.

Le case cinematografiche in protesta per l'anti-aborto

L'attrice non è la prima nel mondo del cinema a protestare alle leggi anti-aborto, la Color Force, la creatrice dei quattro film di Hunger Games, tre dei quali sono stati girati quasi interamente ad Atlanta, in Georgia, è la più grande casa di produzione a partecipare alla protesta. Accanto a questa ci sono società più piccole come Killer Film, Duplass Brothers Productions e Blown Deadline, diventata famosa per aver partecipato alla creazione della serie HBO The Wire. Queste case cinematografiche non gireranno più film in Georgia finché sarà approvata la nuova legge sull’aborto. In Georgia è possibile interrompere la gravidanza oltre le 6 settimane solo in caso di pericolo di vita per la madre, di incesto o di stupro, ma non è solo l'ultimo di tanti altri Stati contro l' aborto, Missisippi e Ohio abbassano il limite di settimane in cui abortire a sei, ovvero al momento in cui si può percepire il battito fetale, secondo le cosiddette heartbeat laws. Lo stato che fa eccezione è New York che permette l’aborto anche oltre la 24esima settimana. La tematica è ancora molto discussa e complessa ma sembra proprio che anche un continente così futuristico aperto come l'America abbia fatto retromarcia.

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