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L’accettazione dei propri difetti dura tutta la vita: cosa hanno in comune i casi Incontrada e Monsè

La figlia quattordicenne di Maria Monsè chiede il permesso per rifarsi il naso, la madre acconsente e fa pubblicare una foto che lo racconta. Vanessa Incontrada si spoglia per Vanity Fair, indirizzando ai suoi hater un messaggio forte come “Nessuno mi può giudicare”. Cosa hanno in comune queste due foto e che influenza possono avere sulle adolescenti lo abbiamo chiesto a Simonetta Gentile, docente e psicologa dell’età evolutiva.
Intervista a Prof.ssa Simonetta Gentile
Psicologa e psicoterapeuta dell'età evolutiva, docente presso l'Università LUMSA di Roma.
A cura di Francesca Parlato
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Una quattordicenne con il complesso del naso e una madre che decide di accontentarla dandole il permesso di sottoporsi a un intervento di correzione. Sempre la madre, senza remore, lo racconta ai giornali, facendo pubblicare una foto della figlia prima dopo l'intervento. E una donna di 41 anni che si mette a nudo per la copertina di un settimanale, rispondendo "Nessuno mi può giudicare" a chi negli ultimi anni l'ha criticata per via del suo aspetto fisico. Due storie diverse? Non tanto. La protagonista della prima è Perla Maria, figlia della show girl Maria Monsè. Pur di vedere felice la sua bambina, così ha dichiarato in tv, ha acconsentito all'intervento. E l'altra è Vanessa Incontrada, attrice e presentatrice che da tempo è oggetto di scherno e di body shaming da parte di chi l'accusa di aver preso peso. Entrambe le storie ci parlano di accettazione e non accettazione di sé, di body shaming, di canoni di bellezza, di quel sentimento di non sentirsi all'altezza, che è trasversale e che riguarda uomini, donne, adulti e adolescenti. "L'accettazione del proprio aspetto e soprattutto dei propri difetti inizia dalla nascita e va avanti per tutta la vita – ha spiegato a Fanpage.it la professoressa Simonetta Gentile, psicologa e psicoterapeuta dell'età evolutiva, docente presso l'Università LUMSA di Roma – E se parliamo di un caso come quello della figlia di Maria Monsè, è proprio il genitore che ha il compito di aiutare il bambino innanzitutto ad accettare se stesso, con i suoi limiti e i suoi pregi. Aiutandolo a godere del trionfo quando ha un successo o riceve delle lodi o delle affermazioni positive. Ma sta sempre al genitore stabilire quali sono gli ambiti di interesse, e quali sono i complimenti che hanno più valore di altri".

Quando un adolescente investe sulla propria bellezza

Non esiste una persona che durante l'adolescenza non si sia disperata per un proprio, vero o presunto, difetto. I fianchi larghi, i denti sporgenti, qualche chilo di troppo, oppure una gobbetta sul naso. E sta alla madre e al padre trovare il modo giusto per sostenere i figli: "Acconsentire a un'operazione chirurgica veicola un messaggio sbagliato: quello per il quale bisogna sempre essere belle, a tutti i costi e anche se si è molto piccole o piccoli. Ho lavorato per quarant'anni all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma: nell'équipe di chirurgia plastica è sempre presente uno psicologo per aiutare il paziente e i medici a comprendere la necessità di un'operazione". Ed è lo psicologo a dover valutare se quella porzione di sé che non si accetta, sia veramente in grado di condizionare l'esistenza dell'adolescente: "Si valuterà se c'è una mancanza di autostima, una difficoltà nel costruirsi una propria socialità. Ma in molti casi si tratta anche di bambini (e dei loro genitori) che hanno investito troppo precocemente sulla propria bellezza". Quello che una madre o un padre può provare a fare è adottare delle strategie per far comprendere cosa è davvero importante, senza ignorare la presenza di un problema: "Se il difetto non esiste bisogna interrogarsi per capire come aiutare il proprio figlio a individuare delle parti di sé che non siano il corpo o l'estetica. Non semplicemente invitandolo a concentrarsi su altro, perché la concentrazione è temporanea, finisce – spiega la psicologa – Ma aiutarlo a elaborare l'importanza di avere altre cose nelle vita e stimolarlo a svilupparle: avere delle buone relazioni sociali, avere delle gratificazioni con gli amici, in famiglia, nella scuola e nello sport. Ecco lo sport ad esempio è importantissimo perché gratifica molto al di là dell'aspetto fisico. Pensiamo a chi ha delle disabilità ed è un campione dello sport: in quel caso i ‘difetti' del corpo non contano". 

"Nessuno mi può giudicare"

"Nessuno mi può giudicare" è il titolo che il settimanale Vanity Fair ha scelto per la copertina con Vanessa Incontrada. Ne hanno parlato i giornali, i programmi televisivi. E non sono mancate le polemiche: c'è chi ha detto che Vanessa Incontrada non è abbastanza imperfetta, e chi invece sostiene che non fosse necessario mettersi a nudo su una rivista per dimostrare qualcosa. "Io sono dell'idea che valga sempre quello che diceva Rita Levi Montalcini e cioè che una donna non ha bisogno di mostrare nulla se non la propria intelligenza. – spiega la psicologa – Detto questo oggi è importante far comprendere, soprattutto alle più giovani, che non esiste un canone di bellezza unico. La bellezza è varia". Ma combattere il body shaming non può essere una scusa per ignorare l'esistenza di problemi di salute legati al peso: "Dietro un corpo troppo magro o troppo grasso c'è sempre una patologia, può essere di natura psicologica o neurologica. L'eccessiva magrezza o l'eccessiva obesità causano seri problemi di salute, non possiamo ignorarli o ridurli a una questione estetica e basta". 

«Questa copertina è il momento più bello degli ultimi anni», racconta sul numero di Vanity Fair in edicola dal 30 settembre l’attrice e conduttrice @vanessa_incontrada che in cover si mostra completamente nuda. «È il punto d’arrivo che vede il mio corpo diventare un messaggio per tutte le donne (e per tutti gli uomini): dobbiamo tutti affrontare, capire e celebrare una nuova bellezza». «Abbiamo voluto questa copertina per riflettere sul tema della Body Positivity e sulle implicazioni del concetto classico di bellezza sulle nostre vite», dichiara il direttore di Vanity Fair @marchettisimone. «La questione è complicata, vede il corpo delle donne in prima linea e annovera tutto quello che ci è stato insegnato con libri, spot, film, moda, cartoni animati e condizionamenti sociali, culturali e famigliari dagli anni Cinquanta a oggi. In fatto di bellezza, oggi sta succedendo quello che è successo alla terra dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo: là dove si pensava finisse il mondo, ne è iniziato un altro. E là dove si pensava finisse la bellezza forse e finalmente ne sta sorgendo una tutta nuova». #VFnessunomipuogiudicare Foto di @maxvadukul Fashion stylist on set @marchettisimone Assistente fashion per preparazione moda, Martina Antinori Assistente fashion on set, Camilla Fioravanti Producer @marinamoretti64 Hair @irenegrecomilano Make Up Arianna Campa @Closeupmilano Manicure Carlotta Saettone @W-MManagement Bracciali Iconica in oro rosa @pomellato

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Body positivity

Lo scorso anno Instagram annunciò che avrebbe tolto dalla propria applicazione i filtri che modificano l'immagine del volto, se troppo esplicitamente legati alla chirurgia estetica. Se va bene usare i social per scattare foto con orecchie da coniglio o con stelline che escono dagli occhi, non è sano invece utilizzare applicazioni o effetti in grado di stravolgere completamente i propri tratti, modificando un viso normale, quasi sempre di adolescente, in un viso pieno di botulino. Il rischio è quello di stravolgere la percezione di sé. "Ognuno di noi cerca di migliorarsi – spiega la psicologa – Anche gli adolescenti. Un sano narcisismo va bene, ma non bisogna esagerare con distorsioni o alterazioni macroscopiche. Il rischio è andare incontro a uno scollamento totale dalla persona reale a quella che esiste online". E ben vengano le influencer, da Chiara Ferragni in giù, che decidono qualche volta di mostrare la cellulite o il rotolino di pancia, di solito entrambi sapientemente nascosti dalle fotografie. Può essere un inizio per diffondere un modello di body positivity tra i social, di cui gli adolescenti i sono i principali fruitori: "Tutto quello che passa sui social è in grado di influenzare gli adolescenti. Purtroppo però questo è vero anche in senso negativo. Per questo io credo che sarebbe indispensabile inserire a scuola una materia come l'educazione al web e ai social: in questo modo i bambini e gli adolescenti potrebbero sviluppare sin da subito un senso critico per capire cosa è bene e cosa è male".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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