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La svolta di Unilever: via la parola “normale” dai prodotti di bellezza. “Ha un impatto negativo”

La società proprietaria di 400 marchi toglierà la dicitura “per pelli o capelli normali” da shampoo, bagnoschiuma e deodoranti. Ma non è l’unico cambiamento importante: il gruppo ha comunicato anche che smetterà di modificare l’immagine delle persone nelle proprie campagne pubblicitarie, puntando sull’inclusività.
A cura di Beatrice Manca
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"Per pelli normali" o "Per capelli normali": quante volte abbiamo visto questa definizione sugli shampoo o sui bagnoschiuma che compriamo? Quasi non ci facciamo più caso e invece a pensarci bene è un controsenso: cosa significa la parola "normale" quando si parla del corpo? Nel marketing dei prodotti di bellezza è la definizione che indica il prodotto "standard" in opposizione a quelli pensati per specifiche esigenze, come pelli delicate, capelli grassi e così via. Ma è una definizione problematica, perché presuppone che esistano pelli che normali non sono. Per questo motivo il colosso Unilever (società titolare di 400 marchi tra alimentazione e prodotti per l'igiene) ha deciso di far sparire questa dicitura dalle etichette dei suoi prodotti di bellezza.

"La parola normale fa sentire le persone escluse"

Tra le centinaia di marchi che appartengono a Unilever ci sono anche Sunsilk, Dove, Badedas e Mentadent. Il gruppo distribuisce i suoi prodotti in 190 Paesi nel mondo a circa due miliardi e mezzo di clienti. Le decisioni che prende in fatto di marketing quindi hanno un impatto non indifferente. Annunciando la storica svolta nel packaging dei propri prodotti, la società ha dichiarato: "Una ricerca globale rivela che il termine ‘normale' usato per descrivere un certo tipo di pelle o di capelli fa sentire le persone escluse. Sappiamo che togliere la parola ‘normale' dalle etichette non risolverà tutti i problemi, ma è un passo in avanti".

Stop ai ritocchi di bellezza nelle pubblicità

Secondo uno studio commissionato dalla società, per 7 persone su 10 la parola "normale" ha un "impatto negativo". Percentuale che sale a 8 su 10 tra i consumatori più giovani, gli under 35, i più attenti all'impatto sociale di ciò che mettono nel carrello della spesa. "Più della metà delle persone intervistate – prosegue la nota di Unileverdicono di prestare più attenzione rispetto al passato all'atteggiamento di un determinato brand e ai suoi valori". Ma non è l'unico cambiamento: la società ha comunicato che smetterà di modificare digitalmente l'immagine delle persone nelle proprie pubblicità: stop ai ritocchi (ancora frequenti) al peso, alla fisionomia e al colore della pelle dei modelli. Inoltre ha annunciato di voler aumentare la diversità nelle proprie campagne pubblicitarie, dando spazio a modelli e modelle di gruppi poco rappresentati.

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