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La storia vista dall’intimo: 4 secoli sotto i vestiti di uomini e donne

La storia dell’uomo e della donna ripercorsa attraverso più di quattro secoli di abbigliamento intimo. Dal bustino di legno, pesante e pericoloso per la salute, ai primi reggiseni, per arrivare ai più moderni tagli e tessuti, il Victoria and Albert Museum di Londra propone una singolare mostra per guardare il viaggio dell’umanità sotto una luce diversa.
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Il tempo passa e cambiano i gusti, gli usi e i costumi. E così nel terzo millennio capita anche che uno dei più importanti musei di Londra, il Victoria and Albert Museum, metta in mostra ciò che per antonomasia non è conveniente mostrare: la biancheria intima. Ebbene si, anche l'abbigliamento intimo può ammantarsi dell'aura di unicità dell'arte e ottenere il suo posto in un'esposizione. Giarrettiere, mutandoni e pizzi saranno i protagonisti da guardare con riverenza e attenzione fino al 12 marzo 2017 e, tra un'opera di Raffaello e un busto di Canova, ci racconteranno anche loro un pezzo della vita dell'uomo. E della donna.

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La moda intima maschile

Per l'intimo maschile le differenze che notiamo sono sicuramente tante, ma in sostanza ha sempre avuto una funzione principalmente igienica, proprio come adesso. Il capo più diffuso fin dal XVIII secolo era una sorta di camicione che andava indossato sotto gli abiti, di cui l'etichetta consentiva che si vedessero solo i polsini, il colletto e la parte anteriore. Lo vediamo spesso rappresentato nei film in costume. Ricorderemo facilmente le scene in cui lo indossa Il marchese Del Grillo. Indispensabili poi le calze, praticamente indistinguibili da quelle delle donne e realizzate in cotone o seta per i ceti più ricchi.

Per le donne: sensualità e costrizione

Diversa la situazione per le donne, che oltre a indossare l'intimo per questioni di pulizia, erano costrette a stringersi in indumenti stretti e costrittivi per modellare le loro forme secondo i canoni di bellezza delle loro epoche. Durante il Rinascimento entrano nell'uso comune i protagonisti indiscussi della femminilità almeno fino alla fine dell'Ottocento: i bustini, per stringere la vita e sollevare il seno, costruiti in varie fogge, dalla stoffa al legno. E le crinoline, vere e proprie gabbie che andavano infilate sotto le gonne per dare volume e delineare il fondoschiena.

Solo verso la fine dell'Ottocento, e dopo gli allarmi sempre più pressanti dei medici, l'intimo femminile comincia ad abbracciare progressivamente anche il concetto di comodità. I bustini rigidi cominciano ad essere sostituiti prima da corsetti di stoffa più morbidi e poi dai primi reggiseni. È singolare notare come ancora oggi non sia stata attribuita la paternità, anzi, la maternità certa di questo capo oggi indispensabile. Alcuni attribuiscono il primo reggiseno a Hermine Cadolle, una bustaia parigina. Altri invece alla tanto chiacchierata editrice e scrittrice statunitense Caresse Crosby, che brevettò nel 1914 la sua idea per un capo intimo che permettesse di indossare vestiti scollati sul dorso.

La mostra londinese si conclude poi con una serie di pezzi contemporanei firmati da grandi stilisti come Jean Paul Gaultier, che ci riportano alla nostra dimensione, in cui l'intimo è lo strumento principe della seduzione e della sensualità, protagonista indiscusso di sfilate e tendenze. E ora addirittura pezzo da museo.

La mostra sarà visitabile al Victoria end Albert Museum di Londra fino al 12 marzo 2017, tutti i giorni dalle 10:00 alle 17:45, tranne il venerdì in cui l'orario di chiusura è alle 22.00. Il prezzo della mostra è incluso nel biglietto di ingresso al museo ed è di 12£.

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