La “sindrome dell’ape regina” è solo un mito: le donne al potere non sono arpie
Ricordate Miranda Priestly, il personaggio interpretato da Meryl Streep ne “Il diavolo veste Prada”? Per tutte le donne che vogliono raggiungere il successo professionale è sempre stata un punto di riferimento, tanto da creare la cosiddetta “Sindrome dell'ape regina” secondo cui le donne al potere farebbero di tutto per conservare gelosamente la loro posizione di rilievo.
Una ricerca condotta presso la Columbia Business School di New York ha dimostrato che non è assolutamente vero che le persone di sesso femminile che gestiscono aziende o grandi business sono autoritarie e rigide come Miranda Priestly. Lo studio ha preso in esame 1.500 persone di successo e le ha seguite per 20 anni. Incredibilmente ne è emerso che le donne in posizioni importanti tendevano a scegliere altre persone di sesso femminile come loro collaboratori. Se un tempo si credeva che le donne di successo dessero meno possibilità alle altre per rivalità femminile o per paura che la loro posizione potesse essere minata, oggi ci si dovrà ricredere. Sul lavoro le donne non vogliono essere delle "api regine" ma anzi sono proprio loro a voler dare maggiore spazio al sesso femminile.
La vera ragione per cui sono poche le donne di successo sta nel fatto che all'interno della società sono ancora molto diffuse le convinzioni maschiliste. Secondo queste ultime le posizioni di un certo rilievo sarebbero troppo stressanti e pesanti per una femmina e per questo si sceglie di optare per un uomo nel momento in cui bisogna scegliere a chi far gestire un'azienda di successo. I recenti provvedimenti legislativi sulle quote rosa hanno però fatto sì che i problemi di sessismo sul lavoro venissero limitati. Attraverso queste leggi si impone infatti alle aziende di assumere un certo numero di donne, così da dare la possibilità anche al sesso femminile di fare carriera e di raggiungere il successo lavorativo.