La parità sul lavoro non esiste: due persone su tre vogliono un capo uomo
Al giorno d'oggi, è sempre più frequente trovare persone di sesso femminile a ricoprire incarichi importanti in aziende internazionali ma, purtroppo, non esiste ancora parità tra maschi e femmine quando si parla di selezione o di avanzamento di carriera. Secondo il Randstad Workmonitor, l'indagine sul mondo del lavoro di Randstad, secondo operatore mondiale nei servizi per le risorse umane, ben il 64% dei lavoratori preferisce avere un capo di sesso maschile.
In particolare, l'indagine è stata condotta in 33 Paesi del mondo su un campione di 400 lavoratori di età compresa fra 18 e 65 anni per ogni nazione e i risultati hanno parlato chiaro. Un lavoratore su tre non vuole realmente che esista una parità tra i sessi sul posto di lavoro e, nonostante il 91% degli intervistati abbia dichiarato di trovarsi bene in contesti caratterizzati dalla diversità, ben l'80% ritiene che, a parità di competenze, vengano sempre favorire i candidati uomini. "E' una situazione che deve vederci impegnati per colmare le resistenze culturali che escludono il patrimonio di idee, esperienze e competenze della componente femminile, per favorire la parità di genere a tutti i livelli", ha spiegato Marco Ceresa, ad di Randstad Italia.
Insomma, a quanto pare esiste una sorta di asimmetria tra rapporti di lavoro tra gregari, dove non vengono fatte più distinzioni di genere, e relazioni gerarchiche, dove esiste una visione più tradizionalista in cui il personale femminile viene discriminato. A quanto pare, il sesso maschile darebbe più sicurezza nelle posizioni di comando ed è per questo che in moltissimi preferiscono avere un superiore uomo.