La giornalista sportiva Federica Zille: «Danno per scontato che non sai nulla, sei lì perché carina»
Il calcio è lo sport più seguito nel nostro Paese: milioni di tifosi si informano ogni giorno sulla loro squadra del cuore, guardano le partite, fanno il tifo. E il tifoso per eccellenza è un maschio nell'immaginario collettivo, così come chi il calcio lo racconta. Ecco perché alla giornalista di DAZN Federica Zille ancora chiedono, quando è a bordo campo a svolgere il suo lavoro, se realmente le piaccia essere lì! Suo padre la voleva ingegnere, ma la sua passione per la comunicazione e lo sport alla fine ha vinto. Prima lo stage a Sportmediaset.it, poi Milano Tv ed infine DAZN: qui la 28enne è tornata dove si sente più a suo agio, cioè a bordo campo. A Fanpage.it ha raccontato la sua esperienza di giornalista sportiva, un mondo molto maschile dove però si può emergere e farsi valere usando alcune armi ben precise: la passione, la competenza, la preparazione.
«Non ti fan passare niente, non ti regalano niente»
Suo padre ci aveva provato a metterla in guardia: «Quello è un mondo di maschi, maschilista», le diceva. Ma Federica Zille ha voluto inseguire la propria passione e quindi ha mollato gli studi di Ingegneria per dedicarsi al giornalismo sportivo. Oggi è nel team DAZN, dove le donne scarseggiano ma dove si sente apprezzata: «Io ho una collega qui a DAZN e mi ha sempre supportata. Addirittura mi fa i complimenti dicendomi: "Finalmente una collega che se ne frega di avere la messa in piega fatta bene, di essere vestita bene, ma va al contenuto"». E fortunatamente lo stesso supporto lo sente provenire dai colleghi maschi: «Lavoriamo in un ambiente molto maschile, però mi sento supportata dai miei colleghi. Mi sento coccolata da un certo punto di vista. C'è competizione, perché non ti fan passare niente, non ti regalano niente».
«Si dà per scontato che un ragazzo ne capisca di calcio mentre tu no»
Benché non si sia sentita discriminata dai colleghi, a Federica è comunque capitato di non essere presa sul serio e di dover dimostrare di più: «Magari arrivi che sei giovane, non ti hanno mai vista prima, può essere anche quello: devono conoscerti, capire che sei capace, capire che ne sai quanto loro per essere considerata. È una questione di credibilità e te la devi costruire con molta più difficoltà di un collega maschio». E qui entra in gioco la prima grande differenza nel giudicare un uomo e una donna: «Si dà per scontato che un ragazzo ne capisca di calcio, non ho mai capito perché ma è così: invece a te danno per scontato che non ne sai niente, che sei lì magari perché sei carina o perché mancava una donna e quindi la quota rosa sei tu». Insomma, il pregiudizio è dietro l'angolo così come il sessismo: «I commenti sessisti sono all'ordine del giorno purtroppo, anche perché non se ne rendono conto probabilmente i colleghi. La nostra società è fatta così: alla fine la donna è sempre quella carina, che non deve intromettersi, che non ne sa ma è lì per qualche altro motivo. Bisogna farsi le spalle larghe e combattere questo tipo di commenti».
«Sai sempre che cammini sul filo del rasoio»
Inevitabilmente si finisce sotto la lente d'ingrandimento per ogni eccesso o ogni mancanza: «È anche una questione di equilibrio tuo, perché sai sempre che cammini sul filo del rasoio. Se fai un sorriso di troppo pensano: "Questa vuole fare la ruffiana, vuole fare l'oca". Se non sorridi: "Quanto se la tira questa". Non è facile essere una donna nel calcio, perché sei circondata da uomini. Però se dimostri di essere sul pezzo alla fine riconoscono il tuo valore». Le armi fondamentali per dimostrare di essere meritevoli sono sicuramente la preparazione e la competenza: «Basta che un collega maschio sia preparato al 70%, io devo esserlo al 100%, perché altrimenti… Appena fai una mezza gaffe pensano che non capisci niente, magari a un collega maschio si fa passare sotto traccia qualche svarione, a te non fanno passare niente».
«La passione ti porta avanti»
Preparazione e competenza sì, ma ovviamente come in ogni lavoro è la passione a fare la differenza, perché chi è dall'altra parte percepisce quando qualcosa è fatto con amore. Per questo il consiglio di Federica a chi sogna una carriera nel mondo del giornalismo sportivo è, come per qualunque altro settore (ma soprattutto nel calcio) essere realmente appassionati: «Se sei appassionata sei di conseguenza competente, perché quando arrivi a casa dopo una giornata di partite ti guardi pure un'altra partita e quella cosa fa la differenza. Riesci a dimostrare, a far capire a chi è di fronte a te che non lo fai per apparire, per essere il faccione che va in televisione: lo fai perché quella è la tua passione che è diventata il tuo lavoro».