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Il principe Carlo paladino della moda sostenibile: è contro gli sprechi e ricicla i vecchi abiti

Il principe Carlo avrebbe tutte le carte in regola per diventare la nuova icona fashion della Royal Family, il motivo? È un sostenitore della moda green, non ama gli sprechi e non perde occasione per dare nuova via ai suoi vecchi abiti.
A cura di Valeria Paglionico
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La Royal Family inglese è tra quelle più in vista al mondo ed è risaputo che tutto ciò che i suoi membri fanno finisce sotto i riflettori. Siamo abituati a pensare che, dopo l'allontanamento di Meghan Markle, fosse Kate Middleton l'unica "icona fashion" dei Windsor ma ora a farle concorrenza è arrivato il principe Carlo. Anche se non è stato mai associato al concetto di glamour, in verità il padre di William ed Harry avrebbe tutte le carte in regola per dare del filo da torcere alla Duchessa di Cambridge. Il motivo? Sostiene la moda green, è contrario ai trend usa e getta e fa il possibile per contrastare lo spreco del fast fashion.

Il progetto fashion green sostenuto dal principe Carlo

Il principe Carlo d'Inghilterra ha rilasciato un'intervista all'edizione britannica di Vogue e ne è fuoriuscito che potrebbe essere tranquillamente considerato una icona di stile. Il motivo? Innanzitutto non ama gli sprechi, grazie al suo staff riesce a far durare il più a lungo possibile gli abiti che apprezza, tutti rigorosamente realizzati dai sarti di Saville Row a Londra. Odia buttare i vestiti, fa riparare le scarpe su misura di pelle, fa rattoppare maglioni e giacche, sostenendo così un concetto di moda sostenibile. L'unico piccolo "inconveniente"? Invecchiando, si tende a cambiare forma, dunque per lui non è sempre facile indossare i vecchi abiti. Di recente, inoltre, in collaborazione con Federico Marchetti, fondatore di Yoox Net-a-Porter, ha lanciato il progetto Modern Artisan, che si propone di dare vita a una collezione che riesca a fondere moda, lusso e sostenibilità. Come ultima cosa, Carlo fa il possibile per contrastare la cultura del fast fashion e dei trend usa e getta, invitando i sudditi a puntare su delle aziende di moda locali più sostenibili.

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