“Il mio bambino rientra a scuola, ma io sono triste”: perché il distacco oggi è così difficile
"Sono contenta che abbiano ripreso la scuola ma mi ero abituata a passare tutta la giornata con loro. Mi mancano le mie figlie" racconta Adele, mamma di due bambine di 6 e 3 anni.
"Da quando la scuola è ripresa in presenza sono rinata" ammette invece Laura, mamma di una bambina di 5 anni. Ora che in tutta Italia le scuole fino alla prima media hanno ripreso le lezioni in presenza, gestire questo cambiamento per madri, padri e bambini, può rivelarsi più complicato di quanto non immaginiamo. Per qualcuno il lockdown ha causato un parental burnout, per altri invece ha rappresentato una possibilità per passare più tempo con i figli: stati d'animo ambivalenti con cui i genitori oggi si trovano a fare i conti.
Trovare un nuovo equilibrio
Bisogna allora ricalibrarsi, trovare nuovi equilibri, nuovi orari, nuove abitudini. Tutti desideriamo un ritorno alla normalità ma per ripristinarla non basterà un DPCM. "Il cervello percepisce sempre con fatica i cambiamenti – spiega a Fanpage.it la dottoressa Elisa Marcheselli, psicologa e psicoterapeuta – Dal punto di vista della gestione, programmare una nuova tabella di marcia, riorganizzare le giornate, è sicuramente stressante. Dal lato invece emotivo è assolutamente normale che alcuni genitori si sentano tristi all'idea del distacco. Così come è normale che altri si sentano invece sollevati all'idea che i figli rientrino a scuola". Pensiamo a quei genitori che hanno avuto la possibilità anche di godersi di più i loro bambini rispetto alle due o tre ore ritagliate dopo il lavoro. Pensiamo alle mamme e a i papà che si sono impegnati, soprattutto con i più piccoli, a organizzare per loro giochi e attività stimolanti. Ma pensiamo anche alle madri che hanno fatto i salti mortali per gestire il lavoro e i bambini o alle madri che hanno dovuto rinunciare al loro lavoro, alla loro indipendenza perché non sapevano a chi lasciare i figli durante le ore di lezione online. Non bisogna allora stupirsi se le mamme o i papà, soprattutto di bambini piccoli fino a 9-10 anni, provino dei sentimenti contrastanti nei confronti del rientro a scuola dei figli
Crisi di pianto prima di tornare a scuola
Molti bambini che fino a un anno fa andavano volentieri a scuola, che erano perfettamente integrati nel gruppo classe, oggi hanno difficoltà a rientrare in aula. Nonostante la voglia di rivedere compagni e insegnanti sono colti da crisi di pianto e sentimenti di tristezza. "In molti vivono un senso di angoscia, a seconda dell'età si può manifestare in modi diversi, in alcuni casi con il pianto. Si sentono tristi e quando qualcuno gli chiede il motivo loro non sanno cosa rispondere. Non sanno identificare cosa non li fa stare bene". Anche in questo caso si tratta di un effetto psicologico assolutamente comprensibile. "Quando la mente si abitua alla presenza, fuori dalle nostre quattro mura, di un pericolo dal quale è necessario proteggersi, è difficile affrontarlo o uscire di casa a cuor leggero. Poi pensiamo anche che oggi i rapporti e i modi di relazionarsi sono profondamente cambiati. In classe c'è il distanziamento, le mascherine, le misure di protezione: non possiamo definirla ancora come normalità. È assolutamente comprensibile che i bambini provino un senso di angoscia".
Come superare l'ansia da separazione
Se genitori e figli hanno difficoltà a instaurare una nuova abitudine, se si prova da entrambe le parti una sorta di ansia da separazione, perché il distacco dopo quasi un anno insieme 24 ore su 24 il modo migliore che i padri e le madri hanno per provare ad affrontare questi problemi è semplicemente parlare. "Sfogarsi con il proprio partner, concedersi anche un pianto, condividere le proprie emozioni serve a rilasciare la tensione accumulata durante questi mesi. Serve per alleggerirsi e per liberarsi del disagio e per ritrovare poi la forza di avere un atteggiamento proattivo". E anche con i figli è bene non nascondere il proprio stato d'animo. "Essere trasparenti è funzionale. I bambini si accorgono di tutto, quindi possiamo dirgli come ci sentiamo, quello che proviamo e chiedere loro come stanno. Senza scaricare su di loro in nessun modo il proprio disagio. Condividere le emozioni servirà alle mamme, ai papà e ai bambini". Dimostrarsi affettuosi ma senza essere opprimenti è necessario. "Dimostrare le proprie emozioni, secondo moltissimi studi, è positivo e fa bene anche ai figli". Provare tristezza o dispiacere per questo nuovo distacco non è affatto patologico. "È assolutamente naturale. Attenzione però se questa tristezza o quest'ansia stenta a passare. In quel caso potrebbe essere utile rivolgersi a un esperto per provare a ricentrarsi".