Il Covid ha aumentato lo stress di essere genitori: come affrontare il parental burnout
Forse ne soffrite anche voi e non lo sapete. Il parental burnout è il lato B dell'essere genitori. Ci sono le soddisfazioni, le gioie, la felicità di avere un figlio, ma l'altra faccia della medaglia è fatta di stanchezza, fatica e frustrazione. E quando queste sensazioni sono talmente forti da sopraffare la madre o il padre si rischia il burnout. Un termine preso in prestito dal mondo del lavoro che descrive uno stato di fortissimo stress e un esaurimento sul piano fisico e emotivo a causa di un sovraccarico lavorativo. "Il parental burnout si manifesta con alcuni sintomi come la sensazione di affaticamento, la difficoltà a gestire gli impegni, alterazioni del sonno, somatizzazioni come mal di testa o disturbi gastrointestinali, fantasie di fuga " ha spiegato a Fanpage.it la psicologa e psicoterapeuta Katia Marilungo.
Il senso di colpa nei confronti dei figli
A questa sensazione di stanchezza e diciamolo pure spesso anche di insofferenza nei confronti dei figli si accompagna spesso il senso di colpa. Il genitore, esasperato dalla stanchezza, vivrà un vero e proprio conflitto tra l'amore per i propri bambini e la difficoltà nel dedicargli del tempo di qualità e il desiderio di prendersi del tempo per sé. "Una madre e un padre stanchi sentiranno di non riuscire a fare del meglio per il loro figlio, metteranno in atto dei comportamenti che riterranno inadeguati o manchevoli e sarà questo a provocare in loro un senso di colpa. Innescando un vero e proprio circolo vizioso". Il senso di colpa diventa infatti causa e effetto. "Più siamo stanchi, più ci sentiamo in colpa, e più il nostro il livello di stress aumenta, innescando una reazione a catena che non potrà fare altro che peggiorare la nostra situazione".
Il parental burnout e il Covid
Negli ultimi dodici mesi questo lato B ha drammaticamente preso il sopravvento in moltissime famiglie. "Le case sono diventate il luogo per tutte le attività della giornata, dalla scuola, al lavoro, passando per il tempo libero". È venuta meno la vita di comunità, tutto è relegato tra le mura domestiche, si vive isolati e privati di momenti di libertà che prima della pandemia consentivano di ricaricare le batterie, di staccare dalla routine. Non ci sono più confini, non ci sono più divisioni, tutto è concentrato all'interno del nucleo familiare e la maggior parte di questo carico, sia fisico che mentale, è sulle spalle delle madri. "Molti genitori sono divisi tra emozioni negative e positive, provano stanchezza, fatica, pesantezza e la salute psichica può essere messa a dura prova".
Stress da genitore: quando farsi aiutare
Mai come in questa situazione sharing is caring. Condividere, raccontare a un amico, a un parente o anche su un social le emozioni, la stanchezza, l'esaurimento può essere di grandissimo aiuto alle mamme e ai papà. Sapere che altri genitori sono nella loro stessa situazione di sfinimento li aiuterà ad alleggerire il carico emotivo, li farà sentire meno soli e anche meno in colpa. Ma se si tratta di qualcosa di più profondo di una o due giornate no, è bene chiedere aiuto a un esperto. "Se sintomi come stanchezza, alterazione del sonno, mal di testa o difficoltà di concentrazione si protraggono per due mesi o più, se il genitore perde totalmente di vista sé stesso è bene iniziare a chiedere aiuto. Qualche colloquio con uno psicologo può aiutare a riorientare la persona quando il carico emotivo e mentale sembra insormontabile". Il rischio è che se non affrontato il parental burnout abbia delle ripercussioni anche nel rapporto con i figli. "Può arrivare l'esaurimento emotivo da parte del genitore e questo può creare dei danni nell'educazione e nello sviluppo della personalità dei bambini. Un genitore depresso o frustrato rischia di non avere una cura adeguata nei loro confronti". Il suggerimento però, per prevenire il burnout, è imparare a delegare. "Oggi non possiamo chiedere aiuto ai nonni o a una rete familiare, ma al nostro partner sì. Non dobbiamo mai avere timore di chiedere un sostegno all'altra metà del nostro nucleo familiare".