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Opinioni

Il Burlesque diventa psicoterapia per imparare a piacersi (VIDEO)

Nasce lo “psico-burlesque” inventato dalla psicoterapeuta Luana De Vita. “Serve a ritrovare stima e consapevolezza della propria femminilità che sono quelle che impediscono di accettare una relazione infelice”.
A cura di Sabina Ambrogi
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Si chiama “psico-burlesque” la riuscita attività inventata da una psicoterapeuta romana (Luana De Vita) che mette insieme psicologia di gruppo con la sofisticata arte del burlesque. Epurato da ogni confusione che si è fatta in questi anni di semi pornografia o di spettacolo per sguardi maschili, il burlesque è restituito alla sua originaria complessità: un po' satira e anche seduzione, burla e anche teatro, danza ma con ironia, caratteristiche che con i work shop terapeutici si trasformano in ulteriore strumento di percezione del proprio corpo e degli aspetti della propria personalità che non si immagina di avere o che sono addirittura repressi. I workshop si alternano a veri e propri corsi di burlesque svolti con una ballerina professionista e implicano piccole perfomances. Il tutto si svolge nella “Bottega degli artisti” un piccolo teatro romano. Spiega la dottoressa De Vita:

Il burlesque non vuole corpi perfetti, magri, tonici; pretende però femminilità e piacere, divertimento ed espressione emotiva. Ci costringe ad essere altro da noi, dobbiamo scegliere un nome, un “alter ego”, indossare una “maschera” dell’altra che è in noi! Con piume, paillettes, reggicalze, corsetti e tutù ci rappresentiamo e ci misuriamo con il nostro corpo che non ci piace e con quella donna che pure conosciamo bene, che è dentro di noi ma che deve dire tante cose che non gli abbiamo mai permesso neanche di bisbigliare: lo possiamo fare invece. E nei gruppi di psico burlesque lo facciamo ridendo.

Come nasce l'iniziativa?

Ho incontrato tante donne nel mio studio, è proprio alle mie pazienti che devo questa idea. Non ci guardiamo più allo specchio con i nostri occhi ma con quelli degli altri, cercando di rispondere alle loro aspettative e così ci perdiamo, non riusciamo più a riconoscere i nostri desideri, la nostra identità. In due giorni di workshop esperenziale di gruppo insieme a delle vere performer di burlesque lavoriamo perché le donne possano ritrovare “le loro parole per dirlo” e i propri occhi per guardarsi e piacersi.

Qual è l' obiettivo?

Quello che fa funzionare i gruppi è stare insieme in modo ironico e auto ironico che consente di mettere in gioco energie diverse. Ma voglio anche dire che i workshop hanno molto a che fare con la violenza di genere: chi si ama e si stima, difficilmente accetta condizioni di privazione affettiva. Serve a ritrovare stima e consapevolezza della propria femminilità che sono quelle che impediscono di accettare di stare in una relazione infelice.

Testimonianze

Lola Itsy, insegnante e performer di burlesque
Lola Itsy, insegnante e performer di burlesque
  • ANNA 28 anni, siciliana, vive a Roma da 10 anni studentessa di medicina, racconta:

L'approccio è stato difficile nonostante abbia alle spalle una lunga carriera come ballerina. Ma da subito ho capito che quello che stavo facendo implicava un diverso rapporto col corpo che non avevo mai vissuto fino a quel momento. La parte iniziale è stata proprio un'analisi della nostra fisicità, ho capito di essere bella, e che il mio corpo poteva essere messo alla prova in un modo totalmente diverso, indossando indumenti di seduzione che sono serviti a capire molte cose. Inoltre è stata un' esperienza nuova in mezzo a tante altre donne, con le quale si è creata una sintonia pazzesca.

E questo le ha dato maggiore sicurezza nella vita di tutti i giorni?

Indubbiamente sì. Abbiamo fatto dei percorsi con la terapeuta che ci hanno illuminate sugli stereotipi di genere che condizionano il nostro corpo. Siamo continuamente vincolate a quello che “l'altro” pensa. Poi nella seconda parte abbiamo lavorato su burlesque vero e proprio, con le varie tecniche. L'ambiente ci ha aiutate perché è un vero e proprio teatro. Ma la parte più divertente era quella di scoprire di avere un personaggio interiore da interpretare, che nessuna di noi si aspettava di avere o che magari reprimeva. Siamo cambiate: dall'essere guardinghe siamo diventate personaggi. A me ha dato più sicurezza perché mi sono accorta di quanto siamo legate in realtà agli schemi della famiglia o degli altri. Ho capito cos'è l'erotismo e la sensualità e ho chiarito cosa è volgare per me, che è proprio il messaggio che ci viene dalla rappresentazione esterna delle donne: i modelli sono solo porno, e questo, nel corso degli anni ci ha reso insicure.

  • MARINA , 52, di Castel Todino Terni, imprenditrice

Cosa l'ha spinta a fare dei corsi di psico-burlesque?

Sono venuta a Roma apposta per questa esperienza. Innanzitutto ero curiosa: il mio lavoro è piuttosto monotono, e faccio già danza moderna durante la settimana. In questo caso sapevo che ci sarebbe stata una componente di psicoterapia. Così è stata piuttosto una lezione interiore, un'occasione unica di vedere il mio corpo con i miei occhi. Inoltre, dal dialogo con le altre, ti accorgi di che razza di condizionamenti arcaici viviamo che provengono dalle nostre famiglie. Lo psico-burlesque – almeno come l'ho vissuto io – è un modo di osare senza osare imparando a stare comode col corpo. Non è togliersi il vestito e basta. C'era con noi anche un' insegnante eccezionale di burlesque e ho capito che dietro una seduzione c'è la voglia di essere seducente per se stesse. E' venuto fuori tutto l'erotismo che abbiamo, e alla fine dell'esperienza ho avuto tante conferme, la prima è di quanto posso valere io come persona e come donna. Inoltre con le altre ci siamo aiutate a vicenda. Ognuna faceva il tifo una per l'altra. E' stata sotto ogni aspetto un'esperienza vincente.

  • Anche FRANCESCA, 55 anni, farmacista è stata spinta dalla curiosità e dalla possibilità di esprimersi in modo insolito. E anche lei sottolinea l'energia del gruppo proveniente dal grande feeling che si è stabilito. “E' stato come se ci conoscessimo da sempre e abbiamo messo in gioco le nostre personalità”.

Nel burlesque si interpretano dei personaggi, quale è venuto fuori da lei?

Un personaggio autoritario. Nella vita lo sono e non ci faccio mai pace. Ora ho capito meglio come giocarci, accettando che mi appartiene e tirando fuori anche la parte erotica. Alla fine dell'esperienza ho avuto una carica incredibile, e quella parte di me che a volte è dura e arrogante ora so che può essere perfino gioiosa e un ulteriore aspetto della mia femminilità.

  • CRISTINA, 30 anni, insegnante ha subìto uno choc iniziale ma “il massimo giovamento alla fine ” e aggiunge:

Ho capito delle parti di me che erano quelle che detestavo nelle altre donne. Scoprirlo è stato fortissimo. Sono stata in più di un'occasione sul punto di andarmene da quel gruppo. Ora sono felicissima di quello che ho fatto soprattutto perché riesco a vedere le cose come risorse. Inoltre è stata pazzesca l'esperienza comune: dai 30 anni e anche meno, ai 60, ognuna con dei corpi doversi e delle esperienze diverse.

Ma come può il solo fatto di mettersi in abiti legati alla seduzione far ritrovare se stesse?

“E' forse quello: ci siamo spogliate, e abbiamo spogliato la nostra anima”.

[Foto in apertura di Ed Shipul]

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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