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Hipster, quali sono l’origine e il significato del termine

Il termine hipster letteralmente viene tradotto con “giovani anticonformisti” ma in pochi sanno che ha origine negli anni ’40. Inizialmente faceva riferimento agli appassionati di jazz, oggi è diventato il simbolo di una generazione che non accetta l’omologazione e che disprezza la passività mainstream.
A cura di Valeria Paglionico
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Avete mai sentito parlare degli hipster? Letteralmente il termine viene tradotto con espressioni come "giovani anticonformisti", o "alternativi", e fa riferimento a una subcultura legata a giovani bohémien benestanti che vivono in quartieri emergenti. Si tratta di una definizione nata negli anni '40 negli Stati Uniti per indicare gli appassionati di jazz, per la precisione di be-bop, una variante anticonformista di quel genere musicale, ma da allora si è evoluto moltissimo, diventando il simbolo di uno stile di vita alternativo che si avvicina al movimento hippie ma che è molto meno radicale.

Hipster, come è nato il termine e cosa significa

Com'è nata la parola hipster? Intorno al 1940 fu usata per fare riferimento agli appassionati di be-bop e hot jazz. Prima di allora si usava il termine generico "hepcats" ma indicava prevalentemente i fan dello swing. Per distinguersi, dunque, gli amanti di quel nuovo genere musicale cominciarono a usare la parola "hipster". In poco tempo la sottocultura si ampliò, coinvolgendo anche il settore letterario, non a caso Jack Kerouac con "On the road" descrisse alla perfezione la categoria. È stato però Norman Mailer con "Il bianco negro" a dare una definizione precisa del movimento: gli hipster erano esistenzialisti statunitensi che, tra guerra atomica e conformismo sociale, erano circondati dalla morte. È proprio per reagire che provavano a "divorziare" dalla società, vivendo senza radici, così da conoscere più a fondo il proprio io.

Chi sono gli hipster oggi

A partire dal 2010, il termine hipster si è evoluto ancora una volta, andando a indicare un individuo interessato a schemi nuovi e non convenzionali. La sottocultura è diventata così diffusa da aver dato vita a una vera e propria "generazione hipster". Cosa la contraddistingue? Innanzitutto lo stile e i look sfoggiati. Ancora oggi l'uomo hipster indossa abiti vintage, jeans a vita alta con il risvoltino sulla caviglia, t-shirt stampate, cappelli di paglia, felpe larghe e completa il tutto con baffi folti, occhiali dalle montature retrò, ciuffi vaporosi e barba. Per quanto riguarda le donne, invece, hanno tatuaggi, pierging, capelli colorati e sfoggiano spesso degli indumenti "rubati" dal guardaroba maschile. Insomma, oggi gli hipster non sono dei rivoluzionari che si ribellano alla società capitalistica. Certo, non accettano l'omologazione e hanno tendenze ecologiste, ma spesso lavorano con i marchi di moda. Fanno parte dunque di un movimento aristocratico che disprezza la passività mainstream.

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