video suggerito
video suggerito

Gli stilisti neri che stanno cambiando la moda italiana: “Ora non siamo più invisibili”

Alla Milano Fashion Week arrivano cinque giovani designer di talento che hanno le proprie radici in Africa ma stanno costruendo un solido futuro in Italia. Sono il riflesso di un Paese che cambia velocemente, dove la multiculturalità è una realtà quotidiana e non solo un’idea astratta: “Anche noi contribuiamo allo sviluppo del Paese”. Ecco le loro storie.
A cura di Beatrice Manca
36 CONDIVISIONI
abito Frida Kiza
abito Frida Kiza

Arrivano dal Senegal, dal Burundi, dalla Nigeria, dal Camerun e dal Marocco. Hanno superato pregiudizi, difficoltà economiche, rifiuti di ogni tipo inseguendo il sogno di lavorare nella moda, un settore esclusivo per definizione. Sono loro il futuro (anzi, il presente) del Made in Italy: Gisèle Claudia NtsamaFrida Kiza, Mokodu FallKarim Daoudi e Joy Meribe. Riflettono il rapido cambiamento sociale del nostro Paese, sempre più multiculturale. Camera Moda li sostiene attraverso l'evento "We Are Made In Italy", in calendario il prossimo 24 febbraio, durante la Milano Fashion Week. "La multiculturalità in Italia è un fatto che non si può ignorare – spiega la designer Stella Jean, ideatrice dell'evento insieme al collega Edward Buchanan e a Michelle Ngomo – Non è possibile farcire copertine e passerelle con modelle nere e poi dietro le quinte avere strutture completamente bianche. È un'ipocrisia". L'evento è sostenuto dal collettivo "Black Lives Matter in Italian Fashion". Intervistati da Fanpage.it, i "Fab Five" della moda multiculturale hanno raccontato la loro storia e i loro progetti per il futuro.

Claudia Gisèle Ntsama
Claudia Gisèle Ntsama

Chi sono i cinque designer di "We Are Made In Italy"

I "Fab Five", come sono già stati ribattezzati, sono stati scoperti da Michelle Ngonmo, fondatrice dell'Afro Fashion Week. Una è Fabiola Manirakiza, la cui vita è stata un ponte tra due mondi: il Burundi, il suo Paese d'origine, e le Marche, terra d'adozione. Nel 2016 ha fondato il brand Frida Kiza (il cui nome omaggia Frida Kahlo) che ora vuole far diventare globale. Joy Meribe invece è nata in Nigeria, ha una laurea in Lingue ed è specializzata in mediazione culturale e linguistica: la sua passione per la moda l'ha spinta a frequentare una scuola apposita mentre faceva un altro lavoro. Nel 2017 ha fondato il brand che porta il suo nome e che lei definisce "Afropolitan Made in Italy". Pape Macodou Fall al contrario non ha cominciato dalla moda: figlio di diplomatici senegalesi, ha esordito come vignettista e poi si è dedicato con successo al cinema e alla pittura. La virata verso la moda è arrivata nel 2017: dopo l’incontro con Michelle Ngonmo ha disegnato la sua prima collezione. Claudia Gisele Nstama invece ama la moda da sempre: è nata in Camerun, ma ha studiato a Bologna e poi a Strasburgo. "Mi mantenevo facendo i lavori più umili per potermi permettere gli approfondimenti che mi appassionano da sempre nel mondo tessile". Oggi crea capi di alta moda tessendo la canapa a mano: la sua ispirazione non viene dall'Africa ma dal lontano Oriente, dal lavoro di stilisti come Watanabe e Yamamoto. Il mondo di Karim Daoudi invece, sono le scarpe: nato in Marocco ma cresciuto a San Mauro Pascoli, con le sue creazioni ha vinto il concorso per giovani stilisti di Federmoda Roma e ha partecipato al "The One" di Milano.

Il designer Karim Daoudi
Il designer Karim Daoudi

"Anche nella moda c'è chi fa resistenza"

Il movimento Black Lives Matter è esploso negli Stati Uniti, ma le proteste si sono allargate a macchia d'olio in tutto il mondo. In Italia è nato il "Black Lives Matter In Italian Fashion", per denunciare episodi di razzismo e chiedere una maggiore visibilità. "Il mondo della moda è all'avanguardia per sua natura. Per questo ci stupisce che una parte di questo settore sia così conservatrice, così attaccata allo status quo – spiega la stilista Stella Jean a Fanpage.it – Il nostro percorso non è stato facile, abbiamo ricevuto molte minacce e tentativi di boicottaggio, anche da predica tolleranza e inclusione". Da qui è nato l'evento "We Are Made In Italy", che ha fatto il suo debutto ufficiale alla Fashion Week dello scorso settembre: un vero e proprio cambiamento strutturale dall'interno. La multiculturalità infatti non deve essere una strategia di marketing per vendere di più mostrandosi "politicamente corretti", ma una pratica quotidiana.

L'artista e stilista Mokodu Fall
L'artista e stilista Mokodu Fall

Perché We Are Made In Italy è un evento storico

Per i cinque stilisti emergenti è stata l'occasione di una vita: sentirsi ufficialmente parte del sistema, entrare nel cuore della Fashion Week con il riconoscimento ufficiale di Camera Moda. "La mia vita è letteralmente cambiata – racconta Joy Meribe – sono passata dal sentirmi messa all’angolo ogni volta, anzi dal sentirmi invisibile, all'essere finalmente visibile. Questo può capirlo solo chi vive la mia realtà". Quello che è necessario, spiega Stella Jean, è la meritocrazia: il talento deve venire prima del colore della pelle. Specialmente in un Paese come l'Italia che è nato da incontri (e scontri) tra popolazioni diverse, che ha conosciuto emigrazione e immigrazione. "Questo progetto vuole puntare sulla ricchezza che ha l’Italia – conferma Claudia Gisele Nstama – è un Paese multiculturale e bisogna capire che anche noi contribuiamo al suo sviluppo".

La stilista Joy Meribe
La stilista Joy Meribe

"I tempi sono maturi per una stilista nera ai vertici"

Tutti i cinque designer raccontano che le discriminazioni hanno fatto parte del loro passato e del presente. Per Claudia la piaga del razzismo è molto più ampia: "Si subiscono discriminazioni ovunque, è la psicologia della società. Credo che nemmeno la politica in questo momento aiuti le persone che hanno un colore di pelle diverso". Per loro però non è un motivo per arrendersi, anzi. "In tutte le parti del mondo le donne devono dare maggiore impegno per dimostrare il loro valore, indipendentemente dalle loro origini – commenta Fabiola Manirakiza – Dal momento che già le top model nere hanno sfondato il soffitto di cristallo, credo che i tempi siano maturi per avere una stilista nera ai vertici del mondo della moda". Nelle loro parole c'è ottimismo e fiducia nel futuro: le nuove generazioni si sono dimostrate molto più aperte e inclusive e ogni settore della società si sta aprendo al cambiamento. Su questo Karim Daoudi non ha dubbi: "Il mondo della moda in Italia inizia a essere pronto per il cambiamento, questo è poco ma sicuro".

La stilista Frida Kiza
La stilista Frida Kiza
36 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views