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Giulia gira il mondo in carrozzina: “Non devo perdere tempo, ce n’è poco nella vita”

Giulia Lamarca dal 2011 è in carrozzina, a causa di un incidente. Non ha lasciato che questo spegnesse il suo amore per i viaggi: continua a spostarsi in ogni parte del mondo.
A cura di Giusy Dente
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in foto: Giulia Lamarca
in foto: Giulia Lamarca

C'è un prima e c'è un dopo nella vita di Giulia Lamarca e a determinarlo è una data ben precisa: il 6 ottobre 2011. Quel giorno un terribile incidente le fa perdere l'uso delle gambe e da allora è in carrozzina. Dopo gli iniziali momenti di sconforto è riuscita ad andare oltre: oltre gli ostacoli, oltre le paure, oltre i dubbi, oltre le domande. Si è concentrata sul positivo che ancora aveva tra le mani, sulle tante cose che avrebbe potuto continuare a fare, certo in modo diverso e non senza qualche difficoltà in più, ma comunque del tutto sormontabile. I viaggi sono stati la sua salvezza. Figlia di camperisti, ha ereditato da loro la passione per la scoperta di posti e culture nuove. Italia, Giappone, Australia, Norvegia, Thailandia, Indonesia: è stata pure a Machu Picchu! Insomma, non ha mai lasciato che la carrozzina fosse d'impedimento ai suoi progetti: a Fanpage.it ha spiegato come ha trasformato un limite apparente in una risorsa.

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In un attimo tutto può cambiare

L'ottobre 2011 è stato il più significativo della vita di Giulia: lo ha cominciato 19enne su entrambe le sue gambe e lo ha concluso 20enne in carrozzina. Un incidente stradale le ha stravolto la vita, ma forse nemmeno poi così tanto. A Fanpage.it ha ricordato quel terribile giorno: "Ero convinta di essermi rotta un piede, poi ho scoperto che mi era andata un po' peggio". I primi anni sono stati i più tristi: dal punto di vista pratico c'erano tante novità da gestire, non solo la carrozzina: "Il problema non è solo quello, ma tutto quello che circonda la carrozzina. Banalmente: le mie gambe le ho odiate per un sacco di tempo. Per tre anni non ho messo collant e gonna. Poi ho pensato: devo dare occasione a gambe, ruote, carrozzina di essere belle. Piano piano ci ho provato e mi sono accettata di più".  E anche dal punto di vista emotivo il bagaglio era pesante. La negatività l'ha sconfitta aiutandosi con l'ironia: "Sdrammatizzare su cose oggettivamente orrende, la battuta mi aiutava a vedere il positivo che ancora c'era. Nonostante fosse una tragedia, il positivo c'era: ero capace di fare ancora tante cose, ero consapevole e cosciente di tutto. Poteva andare peggio. Questo mi dava forza". E la forza, così come le risposte alle sue tante domande, le ha trovate anche nei viaggi.

in foto: Giulia Lamarca e il marito Andrea, Instagram @_giulia_lamarca
in foto: Giulia Lamarca e il marito Andrea, Instagram @_giulia_lamarca

Viaggiare, passione di famiglia

Uscita dall'ospedale dopo ben nove mesi, dunque nel mese di giugno, Giulia non si è persa d'animo e ha subito preparato la valigia alla volta di Cipro, per poi spingersi a dicembre alla volta dell'Australia. Nulla ha potuto frenare la sua passione per la scoperta e l'esplorazione, un amore che è questione di famiglia, che ha ereditato dai suoi genitori camperisti, che sin da piccola l'hanno abituata a spostarsi verso posti e culture nuovi. Dal giorno dell'incidente a oggi non si è privata mai di nulla, ha anche coronato il sogno di Machu Picchu, assieme al suo compagno, un viaggio a dir poco avventuroso: "Avevo questa folle idea nella testa e l'abbiamo fatto viaggiando con i bus notturni. Non avevano mai visto una carrozzina. Prendevamo il posto per me, Andrea e la carrozzina per non metterla nel bagagliaio, per paura che ce la rubassero. È stato il viaggio più difficile". In un primo momento organizzava tutto a tavolino, poi si è resa conto che funzionava di più affidarsi all'aiuto delle persone del posto, piuttosto che ai resoconti di altri viaggiatori: "Guardavo dove volevo andare ma non prenotavo mai, perché se dicevo che ero in carrozzina era un disastro. Se mi presentavo lì e basta, in qualche modo ce la cavavamo".

in foto: Giulia Lamarca, Instagram @_giulia_lamarca
in foto: Giulia Lamarca, Instagram @_giulia_lamarca

Turismo accessibile: viaggiare è un diritto

Dal punto di vista del turismo accessibile le esperienze migliori Giulia le ha avute in Giappone e a Singapore, Paesi molto organizzati da cui prendere esempio, ma in un certo senso facilitato essendo nuovo. L'Italia, per lo stesso ragionamento, è un Paese dove ha trovato spesso difficoltà: "Marca molto male! È vero che siamo un paese vecchio, storico: questa è la parte bella. Ma è un casino: Roma è un delirio, è improponibile". Quindi come rendere il viaggio un diritto davvero per tutti? I fronti su cui lavorare secondo Giulia sono due: "Va cambiato l'online, proprio l'accessibilità dal prendere i biglietti. Io sono famosa per la campagna #dirittoalvolo, perché oggettivamente anche solo mettere l'accessibilità fatta bene nei siti Internet non costa niente, è la cosa più facile. Nel 2021 è d'obbligo. Abbattere tutti i gradini del mondo non è possibile. Facciamo sì che la gente impari ad aiutare. Il gradino mi dà fastidio, non sono completamente autonoma anche se dovrei poterlo essere perché è un mio diritto. Ma se ci sono cinque persone che mi vengono incontro, quella barriera in qualche modo la abbatto". In questi senso, le sue esperienze sono positive, ha sempre trovato massima disponibilità nei suoi confronti: "Le culture più povere e ignoranti (nel senso buono) aiutano di più, perché non sanno quel che fanno: ti aiutano e basta!".

in foto: Giulia Lamarca, Instagram @_giulia_lamarca
in foto: Giulia Lamarca, Instagram @_giulia_lamarca

Giro intorno al mondo, ma stavolta in 3

Da poco Giulia è diventata mamma: "Desideravo questa bambina da una vita, l'abbiamo stra cercata: siamo felicissimi. Non immaginavo che fosse così totalizzante". E sembra proprio che la piccola Sophie abbia a sua volta ereditato da lei la passione per i viaggi, visto che appena è fuori casa si calma e dentro casa è irrequieta! Questo per Giulia è una gioia: "Educare i bambini alle altre culture è qualcosa di magnifico, vale più di qualsiasi asilo nido tu possa dare loro, perché si abituano, diventano elastici, resilienti, imparano tanto. Questo è il regalo che vorrei farle". Da gennaio in poi, Covid permettendo e in base alle aperture dei Paesi, la famiglia al completo farà un viaggio intorno al mondo. Lo hanno deciso durante il lockdown: "Ho sempre voluto farlo, da quando sono stata ricoverata mi dico: non devo perdere tempo. Perché ho capito che di tempo ce n'è poco nella vita". Quando Sophie sarà più grande e farà domande sulla carrozzina, le racconterà sicuramente dell'incidente del 2011, ma di una cosa è certa: "L'importante è dire ai bambini che stai bene e che sei felice". La felicità è ciò che si augura per lei, ma anche la libertà: "Voglio per lei un mondo in cui può essere chi vuole essere. Io sono donna, sono disabile e sento la discriminazione, so che esiste. Vorrei che mia figlia non lo provasse. Se vuole fare l'astronauta può farlo, se vuole fare l'ingegnere può farlo: qualsiasi cosa vorrà fare la potrà fare, questo è il mondo che vorrei per lei".

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