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Family Dress: l’abito che “coinvolge” tutti sfila al Fuorisalone 2014

Durante i giorni del Salone del Mobile 2014, Malìparmi ha presentato un particolare progetto di arte relazionale, il Family dress, in cui creatività e riutilizzo di materiali di scarto si incontrano per dar vita a qualcosa di nuovo e inaspettato.
A cura di Redazione Donna
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Ieri in Via Tortona 31 Malìparmi ha presentato il suo Family dress realizzato con materiali di scarto e tessuti avanzati dalla produzione delle precendenti collezioni del marchio di moda. Il popolo del design, i passanti e gli ospiti sono stati coinvolti nella messa in scena da una performance che aveva come obiettivo principale quello di creare nuove dinamiche partecipative. Dopo la performance il grande Family dress rimarrà esposto al pubblico dall’8 al 13 aprile, dalle 10.00 alle 20.00, e la collezione Tessuto della Memoria Primavera Estate 2014 sarà in vendita nello stesso spazio.

Il Tessuto della Memoria Malìparmi nasce nel 2010 dalla volontà di non lasciare inutilizzati stampe e materiali delle collezioni passate, nella consapevolezza che sia il momento di fermarsi, di rallentare il ciclo vorticoso della moda che fa invecchiare tutto troppo in fretta, di recuperare ciò che sembra passato, di fare un passo, anche piccolo, per dare un senso etico al lavoro. Il Family dress nasce nel 2007 da un’idea di Nicoletta Morozzi, Lorenza Branzi, Fabrizio Ribecchi, Andrea Costa, Barbara Riggio e Aldo Lanzini, con il desiderio di creare un’opera che favorisse la relazione tra individui. L’obiettivo era quello di trovare una forma di aggregazione creativa e artistica che unisse l’artigianalità del knitting al fashion design.

Prende vita così al NABA, il grande abito costituito da più corpi uniti tra loro, che può essere indossato in modo simultaneo da più persone. Il Family dress è nel tempo cresciuto grazie al lavoro artigianale di mani provenienti da più luoghi del mondo e da differenti realtà: dagli ascoltatori di Radio Dj alle donne della casa circondariale Pinocchio di Torino, dagli studenti di istituti d’arte e moda ai frequentatori di Knit Cafè. Il filo che unisce i pezzi dell’abito, tesse rapporti, crea networking e cuce il desiderio di più individui di esprimersi, partecipare, condividere e giocare.

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