Ema Stokholma e il video alle parti intime, quando non si comprende la gravità di una molestia
Ema Stokholma è diventata vittima di una terribile forma di molestia. Mentre preparava il suo dj set per la Festa di San Giovanni alla Mole Antonelliana di Torino, ha notato un cellulare poggiato sul palco con la videocamera attivata e rivolta verso le sue parti intime. Sconvolta già dal fatto che lo smartphone fosse stato posizionato lì appositamente per riprenderla sotto al vestito, è rimasta ancora più allibita quando ha cominciato a scorrere tutti gli altri file salvati. Si è resa subito conto del fatto che non era stata l'unica a subire un abuso tanto vergognoso, c'erano moltissime altre lunghe clip in cui si immortalavano le parti intime di ragazze ignare. Che la vittima indossasse una gonna o dei jeans, non importa, in tutti i casi veniva violata la sua privacy e la sua intimità. La cosa peggiore per Ema, però, è stata che i presenti, tutti maschi, non si sono resi conto della gravità della situazione, commentando l'accaduto con molta leggerezza. La dj ha deciso di denunciare il colpevole, spiegando quanto sia urgente denunciare un'azione sociale e culturale. Quello che ci si chiede è: per quanto ancora le donne dovranno combattere così duramente per far comprendere agli uomini che anche un video simile è una violazione, nonché una gravissima forma di molestia?
Ema Stokholma, perché il video alle parti intime non fa ridere
Viviamo in un mondo tristemente sessista, un mondo in cui una donna che non viene desiderata dagli uomini "deve preoccuparsi", un mondo in cui le molestie e gli abusi avvengono perché la vittima "se l'è cercata", un mondo in cui indossare una gonna un po' più corta viene interpretato come essere sessualmente disponibile a tutto. Il caso di Ema Stokholma ne è l'ennesima prova, soprattutto perché le persone che la circondavano (chiaramente tutti uomini), ci hanno sorriso su, incapaci di capire che ci si sente terribilmente violate quando si vede un filmato realizzato di nascosto con le proprie parti intime in primo piano. Ema se l'era cercata perché indossava un mini abito? No, un'altra delle vittime portava i jeans. Ema era alla ricerca di quegli "sguardi maschili" di cui tanto si parla? No, stava semplicemente facendo il suo lavoro. Ema avrebbe dovuto essere contenta del fatto che qualcuno aveva notato la sua femminilità? No, è stata solo violata in maniera dura e inconsapevole.
Sessismo e molestie, qual è il limite da non oltrepassare?
Per quanto ancora il mondo dovrà essere dominato dalla cultura sessista, una cultura che impone a uomini e donne delle "norme di comportamento" differenti semplicemente perché si appartiene a un genere piuttosto che a un altro? Le donne devono preoccuparsi del modo in cui si vestono, del modo in cui si comportano, del modo in cui si rapportano all'altro sesso, tutto solo per evitare di essere considerate scandalose, moleste ed "eccessive" rispetto al concetto stereotipato di femminilità. Se già tutto questo non fosse decisamente grave, si aggiunge anche il fatto che spesso si diventa vittime di violenze, di abusi e di molestie semplicemente perché si è nata donna. Al contrario, gli uomini sono legittimati a trattare le donne come "bambole", indignandosi quando non ricambiano un'avance, facendosi una fragorosa risata quando vedono un video non autorizzato delle loro parti intime. Se per gli uomini piazzare una fotocamera sotto la gonna è una cosa divertente, della quale non bisogna sconvolgersi affatto, allora qual è il limite che non va oltrepassato?