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Diminuiscono gli aborti in Italia: è merito della pillola dei 5 giorni dopo

Secondo la relazione sull’Ivg, l’interruzione volontaria di gravidanza, presentata al Parlamento dal ministero della Sanità qualche giorno fa, nell’ultimo anno sarebbe calato il numero degli aborti in Italia. A contribuire a dei dati simili sarebbe stata la pillola dei 5 giorni dopo che, a partire da quest’anno, non ha bisogno di prescrizione per essere assunta.
A cura di Valeria Paglionico
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Tra pillola, preservativi, spirale e molti altri anticoncezionali, andare incontro a gravidanze indesiderate diventa sempre più difficile. Secondo la relazione sull'Ivg, l'interruzione volontaria di gravidanza, presentata al Parlamento dal ministero della Sanità qualche giorno fa, nell'ultimo anno sarebbe infatti calato il numero degli aborti in Italia.

A contribuire a dei dati simili sarebbe stato il boom di vendite della pillola dei 5 giorni dopo, l'Ulipristal acetato, che, a partire dal 21 aprile dello scorso anno, non richiede più l'obbligo di prescrizione per le maggiorenni, semplificando il processo di interruzione di una gravidanza, agendo nei primi giorni di fecondazione. In particolare, per la prima volta nella storia, si sarebbe scesi al di sotto dei 90.000 aborti annui, per la precisione nel 2015 ne sono stati praticati 87.639, cioè il 9,3% meno del 2014. Rispetto al 1983, inoltre, i dati sono decisamente incoraggianti, visto che le interruzioni volontarie di gravidanza sono letteralmente dimezzate.

Allo stesso tempo, anche per quanto riguarda il numero delle nascite si è registrato un ulteriore calo in Italia ma il “rapporto di abortività”, cioè il numero di Ivg ogni mille nati vivi, è pari al 5,7% in meno rispetto all'anno precedente. E' cresciuto, inoltre, anche il numero di aborti farmacologici, arrivati al 15% del totale. Questi ultimi si servono dell'uso della pillola Ru486, evitando di obbligare una donna a sottoporsi all'intervento vero e proprio. A ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza sono soprattutto le donne straniere, a carico delle quali si registra il 31.1% del totale del 2015.

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