Dai body di paillettes alle giacche anni ’80: i costumi che hanno creato il mito di Raffaella Carrà
Scintillante, scatenata, audace. Ma sempre garbata, rassicurante, elegante. Raffaella Carrà ha ridefinito il costume con un ironia e freschezza: sensuale senza mai essere trasgressiva, il suo stile ammiccante forse piaceva più alle donne che agli uomini. Perché i suoi costumi non erano pensati per sedurre, ma per farla divertire, per permettere di ballare a perdifiato sul palcoscenico senza costrizioni. Raffaella Carrà, la regina della televisione italiana, si è spenta il 5 luglio all'età di 78 anni. Icona di costume, il suo ombelico scoperto fu un involontario manifesto politico dell'Italia che stava cambiando.
La libertà dei body sgambati
Lo stile di Raffaella Carrà ha precorso le mode nei vari decenni. Prima ancora dell'ombelico scoprì le gambe, sempre toniche e scattanti anche a 70 anni. Non a caso esordì come ballerina e solo dopo passò al microfono. I costumisti la liberarono subito dagli abiti troppo rigidi, dai gonnoni: Raffaella Carrà, minuta e leggiadra, rappresentava la nuova femminilità sbarazzina degli anni Sessanta.
Leggendarie le sue coreografie con body sgambati e scintillanti, da portare con le calze velate per non turbare troppo una televisione ancora conservatrice e cattolica. Il suo segreto è che nulla addosso a lei era troppo osé, troppo provocante o volgare: sapeva portare con disinvoltura le tutine corte in velluto, i body in lamé, i top di paillettes e gli alti stivali con la zeppa.
Uno stile scintillante: paillettes e lamé
La sua cifra distintiva, sul palcoscenico, era lo scintillio: paillettes, cristalli, lamé. Raffaella Carrà sapeva coniugare lo stile da ballerina del varietà e lo sfarzo di Broadway con naturalezza. Ha anticipato inconsapevolmente di decenni certe mise eccentriche delle popstar degli anni Duemila, ma senza cadere mai nel gusto dell'esibizionismo fine a se stesso. Preferiva i pantaloni alle gonne, sul palco e nella vita: comodi, pratici, sensuali a modo loro con la linea aderente sopra e scampanata sotto tipica degli anni Settanta. Tutti la ricordano mentre balla il Tuca Tuca con l'ombelico scoperto: quel gesto, così naturale e così rivoluzionario, contribuì a normalizzare il cambiamento dei costumi. Le ragazze abbandonavano i tabù per scoprirsi, con fiducia e sicurezza.
Le giacche con le spalline e i dettagli rock
Anche se per esibirsi sul palco e nei videoclip amava le tutine aderenti, per le conduzioni televisive scelse uno stile mannish come divisa di ordinanza: giacca con le spalline imbottite, possibilmente scintillante, e pantaloni a vita alta. Professionale e impeccabile. Per la grande conduzione a Sanremo, nel 2001, si mostrò elegantissima in abito lunghi, aderenti e scollati. Nelle ultime apparizioni, per esempio come giudice di The Voice, non ha mai rinunciato a un dettaglio rock: t-shirt stampate, guanti in pelle, l'irrinunciabile tacco alto.
E ovviamente il caschetto biondo che l'ha resa leggendaria. Il suo stile spumeggiante, unito all'energia delle sue canzoni, l'ha resa una icona trasversale: la amano genitori, figli e perfino i nipoti. Le sue canzoni e i suoi look invadono le parate del Pride, dove viene salutata come un'icona gay. A lei e ai suoi costumi è stata dedicata una mostra nel 2018 a Cinecittà, da curata da Fabiana Giacomotti. Gran parte della sua eredità è racchiusa in una definizione del regista Almodovar: "Raffaella Carrà non è una donna, è uno stile di vita".