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Opinioni

Come supportare i figli dopo una bocciatura a scuola? Il parere della psicologa

L’anno scolastico è ormai terminato e molti adolescenti e le loro famiglie si ritrovano a dover affrontare la frustrazione di una bocciatura scolastica. La non ammissione alla classe successiva è vissuta dai ragazzi come un fallimento personale e di conseguenza è molto difficile per le famiglie accettare la situazione e affrontarla in maniera equilibrata. Ecco alcune indicazioni utili per gestire tale situazione.
A cura di Flavia Massimo
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La bocciatura a scuola è un evento particolarmente complesso da affrontare per un adolescente in quanto implica un rimanere indietro, un essere esclusi dal gruppo di appartenenza e rimanda all’idea dell’inadeguatezza rispetto al posto e al tempo in cui il ragazzo dovrebbe trovarsi. In un’ottica inclusiva e di valorizzazione della diversità degli apprendimenti, il punto non dovrebbe essere arrivare insieme agli altri al traguardo della classe successiva, ma arrivare al massimo che si può fare. Se il massimo di un ragazzo non l’ha portato alla promozione, la bocciatura potrebbe essere vista (in primis dalla scuola) come un’opportunità e non come una punizione. Nell’opinione comune invece essa è una sciagura da cui scappare ed è utilizzata dalla maggior parte dei docenti come minaccia e intimidazione. Non si vuole edulcorare il fenomeno, ma solo dargli una lettura diversa, la bocciatura è comunque l’espressione di un disagio, dunque se durante l’anno scolastico l’ipotesi di fermarsi ancora in quella stessa classe viene presentata all’alunno come uno dei possibili esiti volto a rinforzare il suo apprendimento e la sua crescita individuale, è probabile che il ragazzo riuscirà ad accoglierla in maniera più sana ed equilibrata.

Nella maggior parte dei casi la bocciatura non è una sorpresa per il ragazzo e per la famiglia, solitamente la scuola già durante l’anno informa la famiglia riguardo al rendimento del ragazzo e pone in essere una serie di strategie volte al recupero di alcuni apprendimenti e all’inclusione scolastica dell’alunno. Tuttavia in molti casi le famiglie, seppur più o meno consapevoli della situazione, vivono la bocciatura del proprio figlio come un grosso fallimento del proprio ruolo  e sono sopraffatti da sentimenti come rabbia e delusione e spesso si scagliano contro la scuola e i docenti attribuendo a loro la maggior parte della responsabilità. È utile invece fermarsi e accogliere questi sentimenti negativi, accettare la delusione e modulare, per quanto possibile, il senso di protezione verso i figli che hanno (insieme alla scuola) la responsabilità di quanto è accaduto. Sicuramente può risultare difficile per un genitore trovare un equilibrio tra l’ accogliere il proprio figlio, che vive una sconfitta così importante, ed educarlo al senso di responsabilità rispetto al suo insuccesso scolastico. Proviamo dunque a descrivere alcune piccole strategie da poter sperimentare.

1. Chiedere prima di tutto a vostro figlio come sta, cosa pensa e cosa prova rispetto all’accaduto. Spesso i genitori, sconcertati e affranti dalla notizia, reagiscono d’impulso con rabbia e frustrazione scivolando in accuse e recriminazioni contro il figlio e la scuola. Tale reazione non lascia spazio al ragazzo di interpretare ed elaborare la situazione che comunque riguarda prima di tutto lui stesso e poi i suoi genitori. Una reazione di rabbia e disperazione del genitore sottolinea che il ragazzo è fonte di delusione per la famiglia e ciò può provocare effetti negativi sulla sua autostima e auto-efficacia.

2. Non accusare solo la scuola dell’accaduto, proteggendo o giustificando i comportamenti di vostro figlio.  Talvolta la delusione è tale che è facile assumere il ruolo di vittime, sottolineando in presenza del figlio che la scuola ha voluto punire il ragazzo per il suo scarso impegno o per il comportamento poco educato, e che si è stati dunque vittime di un’ingiustizia. Al di là dei pareri personali sulla specifica situazione, questo atteggiamento non aiuta il ragazzo ad affrontare il prossimo anno scolastico con la giusta motivazione, al contrario inasprirà solo la relazione con i docenti e non favorirà la ri-acquisizione della fiducia nel sistema scolastico generale.

3. La punizione spesso serve a poco. Spesso i genitori in preda alla rabbia minacciano i figli con frasi come “dovrai studiare per tutta l’estate”, si tratta di minacce piuttosto vuote poiché è quasi impossibile immaginare che un ragazzo possa dedicare tutti mesi estivi allo studio, dato che con molta fatica è riuscito a dedicargli i mesi invernali. Inoltre già il fatto di ripetere l’anno rappresenta di per sé una delusione difficile da digerire, dunque, più che punire durante i mesi estivi con le privazioni, potrebbe essere utile aiutare vostro figlio ad accettare che il prossimo anno dovrà riaffrontare gli stessi argomenti didattici e non lo farà insieme ai suoi compagni, ma a compagni più piccoli di lui.

4. Analizzate la situazione insieme a vostro figlio. Chiedersi cosa non ha funzionato? Cosa ha favorito la bocciatura? In cosa e quando nostro figlio ha incontrato le difficoltà? Sarebbe preferibile avere questo confronto prima con vostro figlio e poi insieme con i docenti. Solo in questo modo tutte le parti coinvolte potranno ricostruire l’accaduto nell’ottica della corresponsabilità e il ragazzo potrà individuare con più lucidità i suoi limiti e le sue potenzialità. La cosa fondamentale è che il ragazzo non si convinca che la bocciatura abbia un valore assoluto e che descriva la sua persona; la bocciatura è la sua certo, ma è relativa a quel momento e a quel determinato contesto scolastico, senza dubbio si tratta di un evento critico ma può essere affrontato se il ragazzo viene aiutato a costruire un senso.

5. Riprogettare insieme il prossimo anno senza necessariamente dover cambiare qualcosa. E' necessario ripartire insieme da dove ci si è fermati, cercando di rintracciare anche le cose positive che hanno caratterizzato l’esperienza scolastica fino a quel momento, senza necessariamente dover cambiare classe, scuola o addirittura indirizzo di studi. Spesso i genitori per agevolare la ripartenza ricercano queste strategie che talvolta sì rivelano efficaci per il successo scolastico, ma bisogna sempre analizzare bene i perché di questo cambiamento, poiché esso potrebbe far sentire il ragazzo ancora più inadeguato o potrebbe rappresentare un modo per spianargli la strada, prima di capire se è davvero ciò di cui l ha bisogno per crescere e divenire maggiormente responsabile delle sue scelte.

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Flavia Massimo laureata nel 2008 in Psicologia Clinica e dello sviluppo presso la Seconda Università degli studi di Napoli e specializzata in Psicoterapia ad indirizzo sistemico relazionale. Svolge a Napoli attività clinica privata; dal 2009 ad oggi lavora nel sociale per Associazioni ONLUS dove si è occupata di inclusione sociale per minori a rischio in ambito scolastico ed extrascolastico; è Esperto Formatore per i Diritti Umani e per i diritti dei bambini e adolescenti e ha svolto attività di formazione e prevenzione in progetti di inclusione sociale a Napoli e provincia e in alcune città della Romania. Attualmente lavora in un Programma di Save The Children Onlus in ambito scolastico per il quale si occupa di sostegno alla genitorialità e di educazione ai diritti umani e presso un Ente di formazione accreditato al MIUR per il quale svolge attività di formazione sulle Soft skills e sulla prevenzione del disagio giovanile rivolta a Docenti di Scuole di ogni ordine e grado.
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