Come riconoscere un disturbo alimentare in bambini e adolescenti: i consigli della psichiatra
L'ossessione per il peso, il controllo della propria immagine, quei numeretti sulla bilancia che non sono mai abbastanza bassi, il rifiuto del cibo, lo sport come compensazione e punizione. Se fino a una decina di anni fa i disturbi del comportamento alimentare erano una patologia che riguardava esclusivamente gli adolescenti e gli adulti, oggi la realtà e i dati ci dimostrano che gli esordi di questa patologia possono essere decisamente più precoci. Già a otto o nove anni nelle bambine insorgono le prime avvisaglie di quello che potrebbe essere l'inizio di un disturbo del comportamento alimentare. "In età infantile prevalgono disturbi alimentari restrittivi – spiega a Fanpage.it la dottoressa Valeria Zanna, psichiatra e responsabile del Centro per Disturbi Alimentari dell'Ospedale Bambin Gesù di Roma – Principalmente l'anoressia nervosa e quello che si definisce Arfid, ovvero un disturbo dell'alimentazione evitante restrittivo. Chi soffre di questo secondo tipo di disturbo non ha l'ideazione anoressica, non ha l'ossessione, il pensiero tipico della paura di ingrassare che fa assumere un comportamento alimentare non adeguato. L'Arfid è un disturbo che solitamente è preceduto da un trauma come un soffocamento mentre si mangiava e questo porta i bambini ad avere difficoltà a deglutire, hanno la sensazione di avere la gola chiusa e di conseguenza non mangiano. In altri casi il disturbo si traduce in un eccesso di selettività: il bambino non mangia certe consistenze o certi colori".
I disturbi alimentari negli adolescenti
In adolescenza i disturbi alimentari più frequenti restano comunque l'anoressia nervosa e la bulimia. "La prima è contraddistinta da un'alimentazione non adeguata. Nel caso della bulimia invece le ragazze hanno comunque un'ossessione per la forma fisica e per il controllo dell'alimentazione, ma la modalità non è rigida come nell'anoressia". Caratteristica della bulimia sono infatti le abbuffate. "Devono essere oggettive: ovvero si mangia una grande quantità di cibo in un tempo ridotto. E questo comporta una grande paura delle conseguenze, infatti dopo queste grandi mangiate le ragazze mettono in atto dei comportamenti correttivi. Il più comune, soprattutto quando sono un po' più adulte, è il vomito o l'assunzione di lassativi. Quando invece l'età è più bassa si cerca di compensare con un'attività fisica molto intensa".
I segnali da tenere sotto controllo per l'anoressia
Ci sono dei segnali importanti che immediatamente devono far scattare il campanello d'allarme nei genitori. "Il primo è l'attenzione che i figli iniziano a mostrare nei confronti dell'alimentazione – spiega la dottoressa Zanna – Se alimenti prima graditi ora sono rifiutati, se hanno difficoltà a mangiare in situazioni sociali vuol dire che qualcosa sta cambiando". L'altro segnale riguarda invece la ricerca di evasione dal controllo dei genitori. "A volte iniziano a fissare l'attività sportiva a ora di pranzo oppure a ora di cena, per evitare che i genitori si accorgano che stanno attuando una riduzione degli introiti alimentari". A questi atteggiamenti che riguardano la riduzione del pattern alimentare si accompagnano di solito altri comportamenti non legati strettamente al cibo: "Solitamente avviene una riduzione della socialità che va di pari passo su un investimento scolastico significativo. Di solito infatti le performance scolastiche migliorano a fronte di una graduale riduzione della vita sociale". E poi cambia il tono dell'umore, arrivano delle condizioni depressive (nel caso soprattutto dell'anoressia) oppure una certa irritabilità. "A volte ci accorgiamo che le ragazze iniziano a spegnersi, sono tristi. In altri casi diventano nervose, perdono la calma, si abbassa il livello di frustrazione e di sopportazione. Spesso la comunicazione diventa difficile e i genitori hanno quasi timore a relazionarsi con loro perché diventano estremamente aggressive e reattive".
Le cause dei disturbi alimentari
Le cause dell'insorgenza di questo tipo di disturbo (anoressia e bulimia) possono essere di diverso tenore. "Si tratta però sempre di una difficoltà del passaggio evolutivo. – chiarisce Zanna – E poi ci sono le caratteristiche comportamentali predisponenti. Si tratta quasi sempre di ragazze estremamente timide, che hanno scarse attitudini ad avere grandi amicizie, terrorizzate dai cambiamenti e dalle novità. Molto attente alla forma e poi, e questo si riscontra in ambito scolastico, hanno un'ansia della performance molto elevata. E poi ci sono i tratti ossessivi. Difficilmente vengono a compromessi, sono sempre molto rigide e determinate". Esiste anche un collegamento tra l'insorgenza di questo tipo di disturbi e la pubertà precoce. "Nell'ultimo anno, probabilmente anche a causa del lockdown, sono aumentati i casi di pubertà precoce. Ma già prima di questi dati all'Ospedale Bambin Gesù abbiamo osservato che il menarca precoce era collegato all'insorgere dei disturbi alimentari. Si tratta di bambine, di 8 o 9 anni, che abitano un corpo adulto. E questo può generare confusione e scatenare patologie come anoressia o bulimia".
L'ossessione per l'immagine
Prima c'erano soltanto i manifesti per strada, i calendari e qualche pagina sui giornali. Oggi i corpi sono ovunque, nudi, vestiti, magri, grassi, belli o brutti. E questo sicuramente può avere un peso durante la crescita di un'adolescente. "L'ossessione per l'immagine esiste. In adolescenza il corpo è un elemento prioritario, il primo contatto con l'altro passa sempre per il corpo. I cambiamenti a volte sono repentini, a volte lenti, e lasciano i ragazzi e le ragazze completamente impreparati ad affrontarle". L'immagine sui social, manipolata e perfezionata, diventa un ideale a cui tendere. "Sono foto perfette, distanti da quella che è però la realtà. E in chi è già predisposto verso questi disturbi questo tipo di messaggio può essere un detonatore".
Credo che mia figlia sia anoressica: cosa faccio?
Se si sospetta che una figlia stia attraversando un problema di questo genere il primo passaggio da fare è con il pediatra. "Il pediatra ci aiuterà a comprendere il problema, a capire quale è lo specialista a cui rivolgerci. Ma prima ancora del pediatra è importante che i genitori assumano un atteggiamento non controllante e non stressante nei confronti dei figli". Non serve costringere una ragazza a mangiare, non serve usare modi duri o avere atteggiamenti severi. "A volte l'alimentazione diventa un'espressione delle difficoltà comuni a tutti gli adolescenti. In alcuni casi può anche essere soltanto una fase. Ma è importante, anzi fondamentale, che i genitori mantengano sempre aperta una comunicazione con i figli. Anziché preoccuparsi in maniera rigida, essere ossessivi, è meglio esternare delle preoccupazioni in maniera serena a mettersi a loro disposizione. Facciamo percepire ai ragazzi che abbiamo capito il loro problema e che vogliamo aiutarli a risolverlo". Dietro un figlio che soffre c'è anche una famiglia che soffre: "È importante che i genitori sappiano che più un disturbo alimentare si struttura, più passa il tempo, più diventa problematico e difficile risolverlo, per questo è importante affrontarlo in maniera tempestiva". Oggi fortunatamente quella ritrosia, quello stigma che accompagnava questo tipo di patologia, sta lentamente svanendo. "Negli ultimi tempi c'è stata una grande opera di sensibilizzazione a tutti i livelli, c'è meno difficoltà ad ammettere di avere questo tipo di problema. L'attenzione è più alta nelle scuole, tra l'informazione pubblica e in generale nella medicina. Questo permette di individuare più precocemente gli esordi della malattia per una risoluzione più rapida e efficace".