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Come aumentare il latte materno: i consigli dell’esperta per le neomamme

Dovrebbe essere un’azione estremamente naturale e invece a volte allattare il proprio bambino può rivelarsi più complicato del previsto. La ginecologa e responsabile della Breastfeeding unit del Fatebenefratelli-Sacco di Milano Paola Pileri, ci spiega quali sono i modi per aumentare la produzione di latte.
Intervista a Dott.ssa Paola Pileri
Ginecologa, responsabile della Breastfeeding unit dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano
A cura di Francesca Parlato
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"Il mio latte sarà sufficiente?", "Il mio bambino crescerà sano e forte?" sono i classici dubbi che si affacciano nella mente di tutte le neomamme che scelgono di allattare il proprio figlio. E la domanda che arriva l'attimo dopo riguarda la stimolazione del latte, se esistono dei modi per aumentare la produzione e per garantire la quantità giusta di latte per nutrire il neonato. Per assicurare un corretto allattamento contano moltissimo i primi giorni di vita del bambino. "Partiamo dal principio che tutte le mamme hanno il necessario per nutrire i loro bambini. La percentuale di madri che non ha latte sufficiente è inferiore al 5% – spiega a Fanpage.it la dottoressa Paola Pileri, ginecologa e responsabile della Breastfeeding unit dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano – Quando si interferisce sulla relazione mamma bambino, soprattutto nei primi giorni, l'allattamento può essere compromesso". Favorire lo skin-to-skin, ad esempio, il contatto pelle a pelle sin dalle prime ore dalla nascita è uno dei modi per assicurare un corretto avvio all'allattamento. "Non bisogna cercare sin da subito l'attacco perfetto. Non pensiamo che in cinque minuti il bambino riesca a trovare il seno e a mangiare. Ci vuole pazienza. Per questo è importante appoggiare il neonato sul corpo, dargli la possibilità di cercare il seno, di odorarlo, di leccare il colostro (che viene prodotto sin da subito)".

Le cause della diminuzione del latte materno

Se il neonato è separato dalla mamma, per delle ore, oppure dei giorni subito dopo il parto, c'è il rischio di incappare in qualche difficoltà e di conseguenza in una diminuzione nella produzione di latte. "La regola dell'allattamento è molto semplice: il latte si produce quando il seno si svuota. Per questo se il bambino non può essere attaccato per una serie di motivi, la madre dovrà ricorrere da subito al tiralatte, per evitare che la produzione sia compromessa". Anche per questo motivo molti ospedali oggi stanno adottando la tecnica del rooming-in, ovvero lasciare il bambino sin da subito in stanza con la madre e chiudere i nidi, dove spesso ai bambini viene incautamente somministrato del latte artificiale. "Il biberon e il latte artificiale nei primi giorni di vita sono alla stregua di una terapia medica e devono essere utilizzati soltanto su prescrizione pediatrica o qualora la mamma lo richieda (e si tratta di una scelta che deve essere sempre adeguatamente informata). Il nido è un luogo dove un bimbo sano non dovrebbe stare. Questo non vuol dire che dopo un parto difficile, una mamma stremata debba essere lasciata sola con il proprio bambino, quando magari ha anche difficoltà ad alzarsi dal letto, ma che il contatto diretto madre-figlio deve essere favorito e sostenuto. Quei giorni in ospedale sono preziosi sia per l'allattamento che per l'inizio di una relazione sana tra mamma e figlio".

A causare una diminuzione del latte materno a volte è anche l'abitudine di non far mangiare il bambino in egual misura da entrambi i seni. "Dobbiamo ricordare che le mammelle hanno sia un sistema endocrino che autocrino: ognuna può funzionare anche in autonomia per questo è importante svuotarle sempre entrambe. Dopo che il nostro bambino ha preso il latte da uno dei due seni, proponiamogli sempre anche l'altro. Se non si attacca perché magari è assonnato o non ha più fame, dopo un'oretta (soprattutto durante il primo mese) riproponiamogli il seno da cui non aveva mangiato. Facciamo in modo che entrambi si svuotino, per poter ricominciare la produzione".

Anche l'uso del tiralatte o di dispositivi come i copricapezzoli se non adeguatamente monitorati possono inficiare sulla produzione. "Se si utilizza il tiralatte in maniera sistematica, perché è necessario ritornare al lavoro, ad esempio, è bene farsi seguire da uno specialista e concordare un programma perché in quel caso c'è il rischio che si vada in ipoproduzione. Parte della stimolazione avviene infatti anche grazie all'attacco del bambino all'areola del capezzolo che agisce sui nervi che a loro volta stimolano la produzione di prolattina (l'ormone deputato a questa funzione). E anche i copricapezzoli, che si comprano con una certa facilità in farmacia quando si soffre di ragadi, vanno bene se usati in maniera saltuaria, se invece l'uso è sistematico c'è il rischio è che influiscano in maniera negativa sulla produzione di latte".

Come aumentare il latte materno

Il latte si produce quando il seno si svuota. Per questo è fondamentale seguire delle regole quando si tratta di allattamento, per evitare che si vada in ipoproduzione. "Partiamo dalle basi: 8 poppate al giorno da entrambi i seni (quindi 16 in totale) di cui almeno due in notturna. Le poppate notturne sono fondamentali perché è di notte che arriva lo stimolo della prolattina".

Aumentare il numero delle poppate

Uno dei modi più efficaci per stimolare la produzione di latte è aumentare il numero delle poppate. Ma quando si allatta un bambino bisogna fare attenzione al fatto che mangi davvero e che non si attacchi al seno soltanto per dormire o per consolazione. "Le linee guida ci dicono che l'allattamento dovrebbe essere a richiesta, ma soprattutto nel primo mese il neonato magari è sonnolente, magari ha un po' di ittero o di glicemia alta, e potrebbe non richiedere abbastanza spesso il latte. In quel caso è bene stimolarlo ad attaccarlo almeno ogni tre ore. Non si tratta di una regola che vale per tutto l'allattamento, ma soltanto nelle prime settimane, una volta che si sarà avviato, sarà il bambino a segnalarci i suoi bisogni". Per accorgerci che stia veramente mangiando bisogna guardare se muove le guance, se deglutisce, se c'è il rivolino di latte o colostro.

Cura per l'alimentazione

Anche l'alimentazione può influenzare l'allattamento. Ma non perché esista qualche alimento prezioso o ricco di speciali sostanze o vitamine. "Una mamma deve essere coccolata. Una madre non ha tempo di cucinare o di mettere a posto, ha bisogno di qualcuno che si occupi di lei e della sua dieta. Sicuramente deve seguire un regime alimentare sano, ricco di carboidrati complessi, ma è altrettanto importante che ci sia qualcuno ad aiutarla". Una neomamma che allatta ha un fabbisogno energetico più alto rispetto al solito. "Circa 500 calorie in più al giorno. A volte le neomamme saltano i pasti perché non hanno nessuno che le aiuti. E invece è proprio durante l'allattamento che hanno bisogno di un introito maggiore". Quando una donna è incinta le si dice spesso che dovrebbe mangiare per due, ma in realtà è durante il post partum che dovrebbe mangiare di più. "Se vogliamo provare a quantificare basta pensare che una donna che allatta dovrebbe mangiare una porzione di 70 grammi di pasta integrale al pomodoro in più rispetto alla sua solita dieta ogni giorno".

L'importanza dell'idratazione

Mentre si allatta arriva sempre fortissimo lo stimolo della sete. "È l'ossitocina che si produce a far venire voglia di bere. Per questo ogni mamma dovrebbe ricordare di avere sempre una bottiglia d'acqua vicino la sua postazione d'allattamento". Così come per il cibo anche il fabbisogno di acqua, nel post partum, aumenta: "Dovrebbe bere circa due litri e mezzo di liquidi al giorno. In estate si può anche integrare nella propria dieta della frutta di stagione che è particolarmente ricca di acqua, pensiamo al cocomero o al melone".

Come capire se il latte materno non basta

Per capire se un neonato è ben nutrito non basta soltanto la bilancia. "La bilancia – spiega la ginecologa Pileri – È un ausilio importante insieme a tanti altri. Un bambino che non ha una crescita da manuale non necessariamente è nutrito male. Bisogna vedere se è un bambino attivo, idratato, roseo, se fa almeno sei cambi di pannolini al giorno con pipì limpida e se fa la cacca almeno due volte al giorno di colore giallo". Questi ultimi due parametri in particolare sono degli indicatori essenziali di salute. "Vuol dire che prende tutta la parte sana del latte". Il bambino va pesato comunque una volta a settimana ma il consiglio della ginecologa è non controllarlo mai in solitudine. "In questi casi è importante il territorio: ogni mamma dovrebbe conoscere quale è il consultorio della sua zona e recarsi lì per un contro con ostetrica e infermiera per verificare la crescita del bambino, pesarlo e controllare l'andamento delle poppate".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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