Cibo scaduto: quando può essere mangiato e quali sono i rischi
Il cibo scaduto può essere mangiato? La risposta varia a seconda dell’alimento che si intende consumare. Non tutti i cibi vanno infatti gettati nell’immondizia una volta superata la data di scadenza, ma alcuni possono essere mangiati senza provocare nessun danno alla salute. La data scadenza indica semplicemente il momento massimo fino a cui il produttore garantisce il mantenimento delle proprietà organolettiche dell’alimento, ma non è detto che, una volta superato quel limite, il prodotto sia da buttare. Esiste una differenza sostanziale tra la dicitura “da consumare entro” e “da consumarsi preferibilmente entro” poiché la prima verrà utilizzata per i prodotti a rapida deperibilità che dovranno essere gettati una volta superata la data indicata, mentre l’altra indica un termine non perentorio.
Quando può essere mangiato il cibo scaduto?
Ogni volta che viene superata la data di scadenza, il consumo dell’alimento può diventare pericoloso a causa della proliferazione dei batteri. La legge vieta infatti la vendita di prodotti alimentari scaduti. In particolare, per i prodotti conservabili per un periodo superiore ai 18 messi, è sufficiente indicare solo l’anno di scadenza, per quelli dai 3 ai 18 mesi basta inserire il mese e l’anno di scadenza, mentre per tutti gli altri andrà indicato anche il giorno preciso. Quando ci si trova a decidere se consumare o meno un prodotto scaduto, è importante verificare che sia stato conservato in modo ottimale, che non siano presenti muffe o insetti, che abbia un bel colore ed un buon profumo. E’ importante ricordare inoltre che nei mesi più caldi, il deperimento di alcuni alimenti è più rapido.
Cibi e scadenze: i rischi
Mangiando dei cibi scaduti, si va sempre incontro ad una serie di possibili problemi e bisognerà fare particolare attenzione alla comparsa di eventuali sintomi. Mal di pancia e malessere diffuso sono fastidiosi ma vanno via nel giro di poche ore, basta bere molto e mantenersi idratati. Nei casi peggiori, però, si va incontro a intossicazioni e tossinfezioni alimentari. Vomito, dissenteria, nausea e febbre alta indicano la presenza di contaminazione da patogeni, da microrganismi pericolosi, come virus, batteri o funghi, che possono causare disturbi molto seri soprattutto nelle persone sensibili o immunodepresse. Le crisi si risolvono nell’arco di 8-10 ore, ma è importante chiedere un consulto medico fin dalla comparsa dei primi sintomi per evitare conseguenze gravi. Per quanto riguarda le donne in gravidanza, queste devono stare particolarmente attente alla data di scadenza tassativa degli alimenti. Avvelenamenti ed infezioni alimentari possono infatti compromettere la salute del feto.
I cibi che possono essere consumati anche dopo la data di scadenza
Yogurt – Gli yogurt possono essere consumati fino a 6 o 7 giorni dopo la data di scadenza, anche se è importante sapere che le loro proprietà nutritive si riducono con il passare del tempo. Per quanto riguarda invece le proprietà organolettiche, queste rimangono invariate.
Latte fresco – Per legge, la data di scadenza del latte fresco pastorizzato deve coincidere con il sesto giorno successivo al trattamento termico. Anche se è sconsigliato superare questa data, in molti affermano che la cosa non crea problemi almeno per un paio di giorni.
Formaggi stagionati e a pasta dura – Per quanto riguarda i formaggi stagionati e la pasta dura, una volta superata la data di scadenza indicata, tendono ad accumulare un po’ di muffa. Basta però rimuoverla per consumarli senza problemi.
Uova – Le uova, se crude o alla coque, dovrebbero venir consumate al massimo nei 3 giorni successivi alla data di scadenza; se fritte si possono consumare al massimo entro una settimana dalla data di scadenza. Oltrepassare i limiti sopracitati espone a un inutile rischio alimentare.
Pesce e piatti surgelati – I surgelati possono essere consumati fino a 2 mesi dopo la data di scadenza, a patto che siano stati conservati in modo corretto. Solo ai gamberetti surgelati crudi bisogna fare particolare attenzione: se vengono cotti possono essere mangiati tranquillamente, ma in caso contrario è meglio rispettare i termini minimi di conservazione, così da evitare di contrarre la listeriosi.
Pesce in scatola – Anche per il pesce in scatola vale la stessa regola dei prodotti surgelati. Quando viene conservato in modo corretto, può essere consumato entro uno o due mesi dalla data di scadenza.
Pasta secca e riso – La pasta e il riso solitamente hanno una scadenza che varia dai 2 anni ai 2 anni e 6 mesi. Si possono però consumare anche a distanza di qualche mese senza andare incontro a nessun tipo di problema.
Biscotti secchi e cracker – Anche i biscotti secchi e i cracker possono essere consumati nei mesi successivi alla data di scadenza senza problemi. L’unico inconveniente è che perdono consistenza e proprietà organolettiche.
Olio – L’olio può essere consumato fino a 8 mesi dopo la data di scadenza riportata sulla confezione, a patto che sia di ottima qualità. L’unico effetto negativo potrebbe essere una leggera perdita delle proprietà organolettiche.
Conserve sottaceto e conserve di pomodoro– Queste due tipologia di alimenti hanno delle scadenze molto lunghe e possono essere utilizzati anche una volta superate. La cosa non crea infatti alcun problema di salute.
Alimenti senza scadenza – Ci sono poi degli alimenti che non hanno data di scadenza, come ad esempio le bevande alcoliche, l’aceto, il sale o lo zucchero. Questi ultimi sono particolarmente resistenti, ma altri prodotti, che allo stesso modo non riportano la scadenza sulla confezione, deperiscono facilmente e devono essere consumati in tempi molto brevi. Pesce, carne fresca e pane fanno parte di questa categoria.