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Chi ti dirà che diventare madre è sempre straordinario, mente

Diventare madre non è mai facile. Quel legame che dicono nasca con il primo sguardo, con me non è scattato. Mi sono sentita una madre inadeguata, poi ho capito di essere solo consapevole. E il senso di colpa è svanito di fronte alla certezza di essere stata sincera. A mia figlia lo dovevo.
A cura di Stefania Rocco
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La piccola Aurora
La piccola Aurora

Tu non lo sai, amore mio, eppure per la tua mamma non è stato semplice imparare a sorriderti mentre ti teneva tra le braccia. Chi ti dirà che diventare madre è sempre straordinario, che lo è fin da subito, mente. A diventare madri non ti prepara nessuno. Ti capiterà di sentire racconti di donne che, dall'alto della loro supponenza, pretenderanno di inculcarti il sentire comune secondo il quale, tra madre e figlio, l'amore debba sbocciare al primo sguardo. Quelle saranno le stesse donne che inorridiranno di fronte al mio racconto. Sappi, però, che non dicono il vero.

Anch'io ho pianto quando ti ho sentito urlare per la prima volta. Ho pianto, è vero, ma quelle lacrime avevano un’altra natura. Ho pianto perché quando sei su un tavolo operatorio, scomoda, insanguinata e con la pancia aperta in due, la tua mente è preda dell'angoscia. Quando l'effetto dell'anestesia fa accelerare i battiti del tuo cuore, al punto che temi ti venga un infarto, le lacrime sono il prodotto della paura. Ti ho sorriso per la prima volta solo qualche ora dopo, quando il peggio era passato, ma anche allora non ero completamente assorbita dal miracolo della tua nascita. Cerca di comprendermi. Giacevo da ore sul letto di una camera di ospedale, stanca morta e tu, appena venuta al mondo, pretendevi di essere ascoltata. È stato in quel momento che è iniziata la girandola dei dubbi.

Quando un neonato piange senza che tu riesca a comprenderne il motivo, ti ritrovi inevitabilmente a sentirti inadeguata. “Avrà fame?”, “L’ho stretto troppo?”, “Perché diavolo non smette?”. Questi e tanti altri erano gli interrogativi che affollavano la mia mente, interrogativi che mi hanno catapultata senza paracadute in una realtà alla quale ero completamente avulsa fino al giorno prima. Ti parlo da madre ora e immagino il giorno in cui lo sarai anche tu. Spesso ti ritroverai a perdere la pazienza di fronte all’ennesimo pianto, apparentemente immotivato, per poi scioglierti a tua volta in lacrime per il senso di colpa. In altre occasioni, ti sarà impossibile fare quelle cose che prima consideravi normali, come leggere un libro o andare al cinema. Sarà a quel punto che ti domanderai: Che cosa ho combinato? Ero davvero pronta?”. Se in quei momenti avessero interpellato il mio istinto materno, chiedendomi se me la fossi sentita di avere un altro figlio, la mia risposta sarebbe stata no. Lo avrei ammesso in segreto, solo a me stessa, dilaniata dal senso di colpa.

Ed è proprio perché ti ho raccontato con sincerità tutto il "brutto" dei miei primi giorni da madre che devi credermi quando ti dico che è stato nel giorno in cui mi hai rivolto il tuo primo sorriso consapevole che mi sono innamorata di te. Perdutamente. In quel momento, ho compreso che quell’esserino minuscolo stava tentando di comunicarmi che ero diventata tutto il suo mondo. E lì ho pianto, senza freni, come una stupida, con te che mi guardavi confusa. Quel momento è beatitudine pura, quello in cui ho realizzato davvero, e per la prima volta con gioia, che mi sarei presa cura di te per tutta la vita e che tu, e tu sola, avresti davvero potuto spezzarmi il cuore.

E se adesso mi chiedi se lo rifarei, la riposta è sì amore mio. Mille volte sì. Perché alla fine ho compreso che è solo passando attraverso questo tsunami emotivo che ho ottenuto l'unica cosa alla quale non potrei più rinunciare: la tua esistenza.

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