Catcalling, la Garante Vittime Lombardia precisa: è diverso se lo subisce una minorenne o un’adulta
Tutto è cominciato alcuni giorni fa quando Aurora Ramazzotti, su Instagram, ha denunciato nelle Stories il fenomeno del catcalling. Si tratta della cosiddetta "molestia di strada", verso cui la ragazza ha avuto parole molto dure: «Se sei una persona che lo fa e stai vedendo questa storia, sappi che fai schifo» ha detto. Le donne sono quotidianamente oggetto di commenti sgradevoli e indesiderati quando passeggiano, quando fanno sport all'aperto, quando semplicemente fumano una sigaretta fuori a un locale o attendono l'autobus. E non sono affatto complimenti, non è qualcosa di gratificante, bensì un gesto che mette a disagio e che imbarazza. La figlia di Michelle Hunziker ha voluto reclamare il proprio diritto a indossare una minigonna senza dover per forza finire al centro di attenzioni non richieste. A partire dalle sue dichiarazioni, moltissime altre persone si sono esposte sui social per dire la loro sul catcalling. Vittoria Puccini, per esempio, si è schierata con la 24enne, ammettendo di aver più volte subito lo stesso tipo di molestia, ricordandone il forte senso di disagio che ne scaturiva. Non sono mancate le opinioni a sfavore, di chi in qualche modo ha minimizzato il fenomeno, ritenendolo qualcosa che è sempre esistito, di cui le ragazze vanno quasi fiere. Anche la Garante per la tutela delle vittime di reato di Regione Lombardia, Elisabetta Aldrovandi, in una nota ha detto la sua in merito.
Catcalling: alcune distinzioni
Elisabetta Aldrovandi ha voluto puntualizzare alcuni aspetti del dilagante catcalling, facendo alcune distinzioni a suo avviso importanti. L'argomento è stato oggetto di un acceso dibattito in questi giorni. Sui social si sono susseguiti tantissimi post a tema di persone che lo hanno denunciato, di persone che lo hanno banalizzato, di persone che ne hanno sminuito la portata, di persone che lo hanno quasi definito un gesto di galanteria. A detta della Aldrovandi si tratta certamente di qualcosa di fastidioso, che in un luogo pubblico così come per strada non dovrebbe accadere, ma si è sentita in dovere di specificare alcuni aspetti. La prima differenza, a suo avviso, sta nell'età della persona che subisce la molestia verbale di strada: un conto è se il commento viene rivolto a una minorenne un conto è se invece lo riceve una donna adulta. «Ovviamente l'elemento anagrafico può incidere sulla percezione delle parole rivolte» ha spiegato. Secondo fattore discriminante: la tempistica: «Va compreso se le molestie consistono in un episodio sporadico, come può essere un fischio o un apprezzamento estemporaneo, o in una serie di condotte ripetute in sequenza ravvicinata che portano la donna a sentirsi in pericolo».
Cosa è catcalling e cosa no
In Italia, a differenza per esempio della Francia, il catcalling non è un reato: non esiste una legge specifica in materia insomma, anche se alcuni comportamenti possono rientrare nel reato di molestia punito dall’art. 660 del codice penale. Anche la Aldrovandi è entrata nella questione giuridica, ammettendo l'importanza di fare le dovute distinzioni in merito «per evitare di dare eccessiva importanza a condotte sporadiche e di lievissimo disvalore giuridico e conferire invece il giusto peso a situazioni più gravi, che inducono la destinataria di queste molestie a sentirsi vittima di un reato». La Garante ha concluso mettendo in risalto due nette tipologie da tenere presente: «Fa molta differenza se il catcalling consiste in un complimento non richiesto, piuttosto che in una frase a sfondo sessuale o sessista volgare e offensiva».
La gravità della molestia di strada
La Garante ha avuto parole dure nei confronti di chi si sente in diritto di umiliare gratuitamente una donna per strada, perché si tratta di un gesto che certamente ha una sua gravità. Ne ha rilevato anche l'aspetto più culturale: «Che l’autore di catcalling si comporti in modo maleducato è certamente un dato di fatto inconfutabile. E in questo caso, l’educazione che i genitori devono impartire ai propri figli maschi, fin da bambini, è fondamentale» ha concluso nella sua nota. La nostra società appare ancora fortemente maschilista, siamo figli e figlie di un sessismo che in qualche modo ancora governa decisioni, comportamenti, giudizi, scelte, idee, pensieri. Sradicare questi retaggi e liberarsi di questa scomoda eredità è un passo fondamentale per la costruzione di un mondo libero, dove ci sia uguaglianza e non prevaricazione. Quello che le donne vogliono è sentirsi al sicuro e non costantemente giudicate; non vogliono avere paura quando tornano a casa la sera da sole e non vogliono scegliere come vestirsi in base a quello che, una volta fuori, potrebbero subire.